Ghiaccio: recensione del film diretto da Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis

Esordio alla regia per Fabrizio Moro insieme a Alessio De Leonardis che raccontano una storia di riscatto con protagonisti Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni.

La metafora del pugilato per raccontare una storia di speranza, di amicizia e amore: Ghiaccio, film scritto e diretto da Fabrizio Moro, per la prima volta dietro la macchina da presa, insieme ad Alessio De Leonardis, vede come protagonisti Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni. Nel cast anche Claudio Camilli, Beatrice Bartoni, Sara Cardinaletti, Valerio Morigi, Lorenzo Grilli, Emanuele Propizio, Mauro Cremonini e Lidia Vitale. In sala come evento il 7, 8 e 9 febbraio prodotto da La casa rossa con Tenderstories in associazione con L’Università Telematica San Raffaele Roma, SKY e RTI, e distribuito da Vision Distribution.

Roma, 1999. Giorgio è una giovane promessa della boxe, un ragazzo problematico dalla vita difficile: vive con la madre nella periferia degradata della città, spaccia per pagare il debito che il padre ha contratto con la malavita e per il quale è stato assassinato anni prima. Lo stesso destino sembra spettare a Giorgio ma nella sua vita fortunatamente c’è Massimo, il suo allenatore, deciso a farlo diventare un pugile professionista, dandogli la possibilità di riscattarsi.

Ghiaccio – Il pugilato al cinema

Ghiaccio, cinematographe.it

La boxe è stata da sempre al cinema sinonimo di affrancamento, di sacrificio, di forza d’animo: dal cult Rocky, il pugile italo-americano interpretato da Sylvester Stallone anche lui inizialmente invischiato con la malavita ma che con sacrificio e dedizione diventa un campione mondiale; e poi Million Dollar Baby di Clint Eastwood, anche lì la voglia di una vita migliore spinge la protagonista Maggie, un’umile e timida cameriera, a combattere per realizzare il suo sogno. E poi Cinderella Man di Ron Howard e naturalmente il capolavoro di Martini Scorsese Toro Scatenato.

In Ghiaccio ritroviamo la vicenda del ragazzo nato nella borgata romana degradata, tra malavita, povertà e sogni infranti, un’altra storia più volte raccontata dal cinema italiano. Il tono retorico, dai discorsi motivazionali di Massimo caricati di troppa enfasi a quelli di autocommiserazione dei protagonisti nati in periferia che “è un po’ come una madre” dalla quale non riescono a separarsi nonostante le difficoltà, toglie verosimiglianza a una storia universale, a una parabola sportiva positiva che mostra i veri valori di uno sportivo e di un professionista. Un esempio fulgido di come lo sport possa cambiare delle vite perché sinonimo di lealtà, costanza, dedizione, fatica per migliorare sé stessi, per diventare dei campioni non per una medaglia ma per affrontare il mondo in tutte le sue insidie.

Il ghiaccio metafora dei sacrifici da fare per imparare a vivere

Ghiaccio, cinematographe.it

Come fa Giorgio, nato “in mezzo” tra l’essere buono e cattivo, in una situazione drammatica che non ha scelto, con un padre che non ha mai imparato a vivere né per amor proprio né per amore dei suoi cari. Dopo un iniziale stallo il giovane pugile capisce presto di non essere come lui, di poter affrontare a testa alta i pugni sul ring e quelli che spettano a tutti nella vita. E quel ghiaccio che dà il titolo al film in cui si immergono le mani dopo un allenamento o un match per trovare sollievo, è la metafora dello stare apposto con sé stessi alla fine della giornata dopo essersi impegnati, capendo che si sta facendo bene, che non si sta sprecando tempo.

Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis hanno il merito di aver raccontato con passione, omaggiando tanti capolavori del genere, una storia che sentono molto vicina, in un’ambiente dove sono cresciuti e dove hanno dovuto impegnarsi per superare i propri limiti e realizzare i propri sogni come hanno fatto, una condizione interpretata con grande trasposto da un ottimo cast a cominciare da Vinicio Marchioni e Giacomo Ferrara, una coppia ben assortita che ha espresso in pieno la rabbia e la voglia di farcela, la sete di riscatto.

Purtroppo il film non aggiunge nulla di inedito a una storia già vista della quale conosciamo il finale già dai primi minuti del film.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8