Vinicio Marchioni parla di Ghiaccio: dalla battuta del cuore al senso di tutto quel dolore provato sul set

L’esordio del cantante Fabrizio Moro alla regia con Alessio De Leonardis in una storia di riscatto attraverso la metafora del pugilato

Film evento al cinema il 7, 8 e 9 febbraio, Ghiaccio, scritto e diretto da Fabrizio Moro, per la prima volta dietro la macchina da presa, e Alessio De Leonardis, vede protagonisti Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni nel ruolo di Giorgio e Massimo, rispettivamente giovane promessa della boxe e suo allenatore, che nella periferia degradata di Roma alla fine degli anni ’90 si ritrovano a lottare insieme per vincere il match che porterà Giorgio a diventare un pugile professionista e al riscatto sociale.

È quella borgata che abbiamo vissuto da adolescenti negli anni ‘90”, ha spiegato Fabrizio Moro, “ci sono dentro i nostri dubbi adolescenziali, i punti interrogativi più grandi che un uomo si fa nella vita a cui ancora oggi io non so rispondere, c’è dentro la rabbia che catalizzata nel modo giusto può essere un’arma piuttosto che un impedimento, e c’è dentro l’amore”.

Ghiaccio: una storia d’amore narrata attraverso la boxe

Ghiaccio, cinematographe.it

Il 99% di tutto quello che c’è scritto nella sceneggiatura fa parte delle nostre esperienze e le abbiamo distribuite a tutti i personaggi”, ha dichiarato Alessio De Leonardis, “io dico sempre che Ghiaccio è una grande storia d’amore, la boxe è un meccanismo per raccontarla, ma parla di amore in tutte le sfumature, non è solo l’amore tra un uomo e una donna, è l’amicizia tra due uomini, è l’amore per i figli, per la mamma. La volontà era spostare l’attenzione sui sentimenti, perché chi meglio di un pugile può raccontare la sofferenza, la sensazione di cadere a terra e di rialzarsi, di fare i contri con sé stesso?”.

Mesi di preparazione fisica molto dura per Giacomo Ferrara ma fondamentale per la buona riuscita del suo personaggio grazie all’aiuto di un campione mondiale:

Appena ho letto la sceneggiatura ho mandato un messaggio ad Alessio e ho scritto solo: ‘Sì!’”, ha spiegato l’attore, “era una sfida enorme che mi si presentava davanti, però bellissima. Quando è iniziata la preparazione abbiamo incontrato Giovanni De Caloris (pugile, campione mondiale dei pesi medi) e con lui è iniziato un lavoro straordinario che mi porterò sempre nel cuore, sono stati due mesi e mezzo di preparazione durissima, non avevo mai fatto pugilato, Giovanni è stato per me quello che Massimo è per Giorgio, un maestro ma anche un amico. Riportare tutta quella realtà che abbiamo vissuto io e Vinicio è stato molto semplice, è stata una preparazione che non tutti possono fare, la produzione ci ha permesso di fare un lavoro che solitamente non si fa qui in Italia”.

Vinicio Marchioni svela le battute che l’hanno convinto ad accettare il ruolo nel film di Fabrizio Moro

Ghiaccio, cinematographe.it

È difficile parlare del lavoro fatto in un film” ha dichiarato Vinicio Marchioni, “leggendo la sceneggiatura ci sono state un paio di battute che mi hanno ‘aperto’, una è ‘se vinci tu vinciamo tutti’. Fare un film sul pugilato dopo che c’è stato qualsiasi filmone, gigante attoriale che ha messo mano a questo materiale è difficilissimo, rischi di fare una brutta copia di qualcosa. Invece abbiamo riportato questo senso di riscatto affiancati da professionisti mondiali, abbiamo acquisito non solo la tecnica e la credibilità, ma anche l’odore del sudore, il male alle ossa, l’umanità dei pugili, le loro camere vuote, la solitudine, come un attore il pugile si prepara da solo, e come un attore il pugile va sul ring da solo. Eravamo consapevoli che con questo film portavamo un’umanità, un senso di comunità, sono convinto che un protagonista debba parlare in nome di tutti, è un onore e un onere, questo film questa cosa la trasmette, dopo questi anni di pandemia dove tutti siamo un po’ più individualisti, Ghiaccio apre le porte in un abbraccio di comunità, penso che sia un film che può parlare a tutti, non solo alla periferia romana”.

Ghiaccio, cinematographe.it

Non sono più disposto a 46 anni a fare questo mestiere se non in questo modo perché due mesi e mezzo di sudore e di male di ossa hanno un senso per un attore se il film porta con sé dei temi, dei valori che possono arrivare a tanta gente, allora il mio mestiere ha un senso, e dopo questo film so cos’è essere un professionista, fino ad adesso l’ho fatto a istinto, con le capacità che avevo, ma da questo film in poi è cambiato qualcosa”.

Ghiaccio è una produzione Vision Distribution, La Casa Rossa e Tenderstories.