Freud 2.0: recensione del documentario sul padre della psicoanalisi

A distanza di ottant’anni dalla morte di Sigmund Freud, un documentario ne riassume il percorso esistenziale, professionale e l’eredità. In prima tv su laF.

Correva l’anno 1939, per la precisione il calendario segnava il 23 settembre quando moriva l’uomo che ha rivoluzionato il nostro modo di intendere la psiche. Il suo nome è Sigmund Freud e non avrebbe bisogno di presentazioni data la portata delle scoperte e degli studi compiuti nell’arco della sua carriera. Dal canto suo la Settima Arte si è interessata diverse volte alla figura del padre della psicoanalisi e lo ha fatto dedicandogli una serie di ritratti che ne hanno approfondito in maniera specifica o più generale il percorso esistenziale e professionale: da Freud, passioni segrete di John Huston a Young Dr. Freud di Axel Corti, passando per A Dangerous Method di David Cronenberg The Secret Diary of Sigmund Freud di Danford B. Greene. Senza dimenticare ovviamente tutta una serie di altre storie transitate nei decenni sul grande e piccolo schermo che lo hanno chiamato in causa, ultima in ordine di tempo quella al centro di Lou von Salomè di Cordula Kablitz-Post.

Freud 2.0: un documentario per ripercorrere la biografia e le opere del padre della psicoanalisi

Si tratta perlopiù di biopic o pseudo tali che a causa delle esigenze legate alla scrittura per l’audiovisivo sono stati costretti a romanzare o addirittura a reinventare tanto l’identikit della persona di riferimento quanto le situazioni che lo hanno visto protagonista, alterando di fatto il corso degli eventi e la sua veridicità. Per porre rimedio a tale mancanza, a ottant’anni dalla sua scomparsa, un documentario prodotto da 3D Produzioni in associazione con laF dal titolo Freud 2.0 – Il destino di un pensiero che ha cambiato il mondo ne ripercorre la biografia dall’infanzia sino alla dipartita in quel di Londra dopo la fuga da Vienna a causa dell’ostracismo da parte di Hitler e del governo nazista nei confronti delle sue teorie.

Ed è proprio da lì, per l’esattezza dalla tenuta sita nel famoso quartiere residenziale Hampstead, nella zona Camden, che prende il via il viaggio fisico ed emozionale della macchina da presa di Claudio Poli. Un tour, questo, che porterà l’autore alla riscoperta di quanto teorizzato e comprovato dal celebre neurologo, psicoanalista e filosofo austriaco, laddove il tutto è nato e ha trovato terreno fertile negli anni a venire.

Freud 2.0: a guidarci nel viaggio fisico ed emozionale la scrittrice e pronipote Esther Freud

Freud 2.0 cinematgoraphe.it

A guidare lo spettatore in questo viaggio una testimone d’eccezione, la scrittrice e pronipote Esther Freud, che indossate per l’occasione le vesti virgiliane ci conduce corpo e voce (nella versione italiana affidata a Lella Costa) nel luogo che ha fatto da cornice agli ultimi anni di vita del suo illustre consanguineo, ora trasformato in un’area museale a lui dedicata. A lei il compito di mettere insieme i tasselli come si fa normalmente con un puzzle, scandendo sulla timeline le diverse fasi del racconto. Un racconto storico reso in maniera lineare e compatta, suddivisa per comodità e semplicità di lettura in macro-aeree tematiche che richiamano e rispiegano i punti principali dell’opera omnia freudiana:  sessualità, sogno, amore-morte.

Il risultato è un classico compendio wikipediano, incaricato di raccogliere e riassumere gli highlights più significativi e i passi salienti delle idee e delle teorie rivoluzionare che portano la sua firma. Un “magma incandescente” di concetti e informazioni che qui viene riesaminato e semplificato al fine di renderlo accessibile e fruibile a una platea generalista. Tale scarnificazione mira all’essenziale e permette di allargare il raggio d’interesse del target. Mossa saggia a nostro avviso per un racconto che altrimenti sarebbe potuto essere ostico e adatto a un solo pubblico di addetti ai lavori.

Freud 2.0: animazioni, preziosi materiali d’archivio e ricostruzioni di fiction per accompagnare la narrazione

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Per costruire l’architettura narrativa e visiva del documentario, Poli e l’autore dello script Matteo Moneta si avvalgono di una serie di soluzioni che, seppur tenute insieme con coerenza ed equilibrio, non sempre convincono appieno. Se il ricorso all’animazione (vedi la scena del sogno dei lupi bianchi) e al montaggio dei preziosi materiali di repertorio video e fotografico (alcuni dei quali esclusivi e provenienti dall’archivio della Fondazione Freud) costituisce un efficace supporto e fonte di arricchimento in termini contenutistici, dall’altro la scelta di innestare ricostruzioni di finzione non sortisce gli esiti sperati.

Se per quanto concerne la confezione di quest’ultime la qualità fotografica e registica è indubbia, la decisione di ricorrere all’artificio mettendo in scena momenti di seduta in un set psicoanalitico (tratti da casi reali contemporanei realizzati in collaborazione con la compagnia di alcuni attori del Il Piccolo Teatro di Milano) ci sembra una forzatura evitabilissima.

Freud 2.0: tante interviste a esperti e gente comune per riflettere sull’eredità ai giorni nostri

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Detto questo, l’aspetto più interessante è rintracciabile nel secondo livello di lettura del film, ossia nella fase della timeline che focalizza l’attenzione sull’eredità raccolta e custodita oppure no ai giorni nostri. Cosa è rimasto nell’era della digitalizzazione, della violenza gratuita e del narcisismo del lascito di Freud? E se la psicoanalisi ha avuto un effetto dirompente sulla società e il pensiero del XX secolo, condizionandone anche la produzione artistica e culturale, oggi quel metodo, quelle straordinarie letture dell’inconscio sono ancora in grado di analizzare e alleviare le nevrosi e gli inferni e contemporanei? Fenomeni come l’anoressia, le dipendenze, il trauma da sradicamento degli immigrati, la social addiction, l’isolamento degli hikikomori, la pressione sociale e l’ansia da prestazione, la violenza urbana e gli attentati suicidi dei fondamentalisti islamici possono ancora essere letti attraverso questi strumenti?

L’opera prova a dare delle risposte concrete e lo fa attraverso un coro greco di interviste a studiosi, psicoanalisti, registi, scrittori, filosofi, registi e premi Nobel, ai quali si vanno a sommare le voci di persone comuni catturate per le strade di città come Venezia, Londra o Parigi. Da qui emergono le tracce del suddetto lascito, prove tangibili e riflessioni che ruotano intorno all’attualità nella società odierna di un pensiero rivoluzionario, quello di Sigmund Freud, “l’esploratore” dell’inconscio che ha introdotto il sogno come strumento di indagine per accedere alla psiche e che ha offerto strumenti innovativi per capire la mente umana e alleviare il “male di vivere”.   

L’appuntamento con Freud 2.0 è per sabato 28 settembre 2019 alle ore 21.00 in prima tv assoluta su laF (Sky canale 135) e disponibile su Sky on demand e Sky Go.

Regia - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.8