Four Mothers: recensione del film dal Milano Film Fest 2025

Il secondo lungometraggio diretto da Darren Thornton, presentato in concorso alla prima edizione del Milano Film Fest

Quando l’arte unisce la risata al drama, le battute di spirito ai momenti toccanti, la profondità ad un entusiasmo divertito, è arte riuscita; presentato alla prima edizione del Milano Film Fest, Four Mothers è il secondo lungometraggio del regista irlandese Darren Thornton che, a otto anni di distanza da A Date for Mad Mary, torna a dirigere e firma anche la sceneggiatura assieme al fratello Colin, dando corpo a un progetto personale e sentito, remake dell’italiano Pranzo di ferragosto (2008) di Gianni Di Gregorio, sua prima che vinse il ‘Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”‘. Quello che nei primi anni ‘Duemila ‘2000 era un piccolo miracolo di realismo familiare romano, qui viene rielaborato con piglio dolceamaro nella provincia irlandese, dove Thornton dirige con misura e senso del dettaglio, affiancato alla fotografia di Eleanor Bowman e alle musiche leggere ma emotive di Stephen Rennicks. Il protagonista è James McArdle (Maria regina di Scozia, Mare of Easttown), nei panni di un giovane scrittore gay alla soglia della consacrazione internazionale; accanto a lui una gigantesca Fionnula Flanagan (The Others, Transamerica), madre silenziosa ma presentissima, costretta alla comunicazione digitale dopo un ictus. Completano il cast le tre anziane signore affidate alle cure del protagonista: Stella McCusker, Dearbhla Molloy e Paddy Glynn.

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Esasperazione d’altruismo

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Tutto comincia in chiesa, unico punto di contatto fisico tra le madri anziane e i rispettivi figli, uomini adulti e omosessuali, parte attiva e affettuosa di una piccola comunità queer locale, che tra un pettegolezzo e l’altro si sfogano con ironia delle fatiche quotidiane del prendersi cura delle signore con cui si accompagnano. Edward (James McArdle), scrittore finalmente pronto a partire per un tour promozionale negli Stati Uniti che potrebbe consacrare il suo successo, è costretto ogni giorno a dedicare molte delle sue fatiche e del suo tempo per accudire la madre Alma (Fionnula Flanagan), ridotta al silenzio da un ictus. Ma il carico presto aumenta: tre amici, col pretesto di un Pride in Spagna, scaricano le proprie loro madri a casa di lui, andandosene senza neanche lasciargli il tempo di replicare. Da qui ne nasce un fine settimana di caos domestico, medicinali da smistare, domande esistenziali, battibecchi tra signore in vestaglia, che degenera infine in un piccolo road movie su sedia a rotelle.

Il cuore del film sta tutto in un concetto: la dedizione. Four Mothers racconta un altruismo così totale da diventare esasperato, un mettersi a disposizione che sfiora l’annullamento. Il dovere dei figli verso i genitori anziani – un tema antico e trasversale – si confronta con il bisogno individuale di libertà, di progettualità, di respiro. Ma qui non c’è giudizio né retorica: il film mostra le cose per come sono, lasciando che siano gli sguardi e i silenzi a colpire. Edward vuole esserci, vuole fare la sua parte, ma si perde, si riscopre, si mette in discussione. L’amicizia tra anziane, colta nei suoi silenzi e nelle sue mancanze, bisognosa come conseguenza della loro solitudine, viene rappresentata con profondità rara: un mondo spesso invisibile che qui si fa concreto, vivo, necessario. L’intreccio tra dramma e commedia è continuo, instabile, sincero: una scena strappa una risata, la successiva commuove, e spesso sono le stesse parole – o la loro assenza – a fare entrambe le cose.

Four Mothers: valutazione e conclusione

Four Mother Darren Thornton cinematographe.it

Four Mothers si rivela una delle più felici sorprese dell’anno: brillante, tenero, pieno di sfumature. È una commedia in perfetto stile britannico, che accarezza il cuore e allo stesso tempo costringe a riflettere. Il ritmo è sostenuto, mai frenetico, e la regia mantiene un tono misurato e coerente, riuscendo a bilanciare costantemente umorismo e malinconia. La fotografia valorizza gli interni familiari con calore e attenzione al dettaglio, mentre il sonoro è dosato e alterna musica diegetica a silenzi eloquenti. Dalla commedia fresca di Marmalade, anch’esso in concorso al Milano Film Fest, al tono più riflessivo di Four Mothers, il passo è lungo ed anche profondo, ma in entrambi film esiste il racconto, orale nel primo, scritto nel secondo, la voglia di raccontare e fare sentire qualcosa, di far sentire la propria versione, il proprio punto di vista. Ma se c’è una lezione che rimane del film di Tohrnton, è che l’altruismo può convivere con la libertà individuale: si può essere generosi senza perdersi, si può amare aiutando senza dimenticare di esserci, anche per sé stessi.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.5