Venezia 80 – Foto di Gruppo: recensione del cortometraggio di Tommaso Frangini

Il cortometraggio di Tommaso Frangini è una tenera e sincera diapositiva di un periodo ben preciso.

Amici da sempre, eppure c’è un momento in cui le cose cambiano. Capita, è bruttissimo, è una ferita lacerante. Intorno a questo lavora Tommaso Frangini in Foto di Gruppo, il cortometraggio, in concorso alla 80^ Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nella sezione Settimana Internazionale della Critica.

Foto di Gruppo: crescere vuol dire anche sentirsi un po’ persi

Federico: “A volte mi sento come fossi bloccato in una foto in cui sono felice, sorridente ma è soltanto per un istante. Sono soltanto io a non riconoscermi?”

Federico sta preparando la casa in montagna per festeggiare il suo compleanno con il gruppo storico di amici. I ricordi sono tanti, il bene che li lega anche, eppure, forse per un momento di crisi suo, esistenziale, qualcosa non va. Arriva un punto in cui si “deve” diventare grandi, persone mature con una propria centralità e un proprio equilibrio e se non si è pronti a diventarlo e se lo strappo è troppo forte e ci si sente persi? Racconta questo il cortometraggio di Frangini o meglio parla proprio di quel non riconoscersi e sentirsi bloccato mentre intorno tutto va avanti, anche chi ti era a fianco fino a poco prima. Nonostante l’affetto e i ricordi di tanti anni passati assieme, Federico non si riconosce (anche non li riconosce), ha la mente offuscata da dubbi e incertezze che lo portano a riflettere sui suoi rapporti e anche quindi su sé stesso. Le parole degli amici, un tempo faro nelle giornate grigie, sembrano lontane, ovattate, come se Federico fosse chiuso dentro ad un barattolo, eppure è lì, è proprio lì, attorno a quel tavolo. 

Arriva quell’istante crudele e lacerante in cui ti chiedi, “se avessi fatto”, “se avessi scelto”, insomma i fatidici rimpianti, quei rimorsi che come un martello pneumatico ti torturano nella testa. Il volto serio, un po’ perso di Federico, lui si guarda intorno, chiede agli amici, con un po’ di imbarazzo e tanta speranza che la risposta sia all’altezza di quella che attende e invece non arriva perché gli altri non hanno il suo stesso sentire.

Eppure, quello che un tempo era il suo unico, meraviglioso mondo attorno a cui tutto ruotava, ora, nonostante il bene che li lega, è mancante di qualcosa; uno di fronte all’altro, Federico e i suoi amici o parlano degli ex compagni di classe, riportando sempre le categorie del passato, parlando come se il tempo non fosse trascorso o riempiono di silenzi quello che prima era un fiume di parole.

Foto di Gruppo: Federico e i suoi amici colti nel salire la montagna

Foto di Gruppo_cinematographe.it

Frangini in Foto di Gruppo guarda con tenerezza quei ragazzi e con molta semplicità e realismo, osserva, come proprio di fronte ad una foto, quelle persone, loro sono amici da sempre, si conoscono nel profondo, hanno frequentato lo stesso liceo, hanno parlato per anni degli stessi ragazzi e delle stesse ragazze, ormai sono grandi, forse, o meglio, sicuramente sono cambiati, cresciuti. Si tratteggia così il ritratto emotivo di quel gruppo, ognuno di loro è alla ricerca di una propria identità e di un proprio futuro, e inevitabilmente mentre tutto intorno e dentro si modifica anche i rapporti tra di loro vengono influenzati da tutto questo, creando una distanza.

Continuare l’Università, scegliere la specializzazione, il lavoro, dove si vivrà, parlare di chi si è, di ciò che si prova, sono argomenti fondamentali nella vita di chiunque, sono discorsi che fondano gli incontri ma mentre tutti gli altri si confrontano, parlano, Federico è lì, in attesa, pensieroso e un po’ malinconico.

Crescere è come salire la montagna, alla guisa di quel percorso che Federico e i suoi amici fanno, non è lineare, è pieno di inciampi, imprevisti, paure e attimi di spaesamento. L’esistenza del protagonista è in un momento di svolta, è chiaro, lui, perso e a disagio, occhi smarriti – simbolica è anche la piccola fuga/sparizione del cane di una delle amiche di Federico -, si sente in trappola, di non aver fatto nulla o peggio di aver sbagliato.

Foto di Gruppo: valutazione e conclusione

Il cortometraggio di Frangini è una tenera e sincera foto di un periodo ben preciso, è una storia che prima o poi tocca tutti e che soprattutto a questa età è ancor più dolorosa. Foto di Gruppo in quei pochi minuti fa percepire cosa stia provando Federico, un bravo Niccolò Ferrero, quel sentirsi fuori posto, lontano e non compreso da chi riteneva sodale, quel sentirsi completamente diverso, il non riconoscersi. Italo Calvino, in Il Visconte dimezzato lo dice bene,“a volte uno si sente incompleto ed è soltanto giovane”, in questa condizione viene colto Federico e lo spettatore percepisce chiaramente sulla pelle e nel petto tutto quanto.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.6