Following: recensione del primo film di Christopher Nolan

Il primo lungometraggio di Christopher Nolan arriva finalmente in sala.

In occasione dell’uscita di Oppenheimer, Movies Inspired ha deciso di distribuire in sala, dal 23 agosto 2023, Following, il primo lungometraggio di Christopher Nolan, finora inedito in Italia.

Il film è un progetto low-budget in 16 mm, in bianco e nero, autoprodotto dallo stesso Nolan, con l’aiuto della futura moglie e di alcuni amici. Gli attori lavorarono gratis, gli interni vennero girati negli appartamenti degli attori stessi e le scene in strada, a Londra, furono girate senza chiedere i permessi. Si tratta di un noir destrutturato, che prelude al gusto di Nolan per le sceneggiature a orologeria, scomposte attraverso l’uso di flashback e flashforward – si pensi al successivo Memento (2000) o a Inception (2010) .

Following. Un noir moderno

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La vicenda di Bill, giovane disoccupato, aspirante scrittore, che ama seguire persone sconosciute per spiarne pezzi di vita, si dipana infatti attraverso diverse linee temporali non sequenziali. L’intreccio del racconto non si sovrappone alla fabula e presenta in anticipo elementi successivi, ritornando poi indietro per far scoprire allo spettatore la causa di quegli eventi. Almeno finché il film non volge al termine, quando fabula e intreccio finiscono per coincidere, presentando gli ultimi eventi – e relativi colpi di scena – in ordine cronologico. La storia inoltre è narrata dal punto di vista del protagonista e viene a sua volta inserita in un lungo flashback, nella tradizione di capolavori del noir come Viale del tramonto (Wilder,1950).

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Del cinema noir classico il film rielabora anche altri elementi fondamentali. Come il protagonista di La fuga (Daves, 1947), Bill è un uomo che cerca di ricostruire la propria identità: nel film di Daves si tratta di fuggire dal proprio passato, qui di fuggire da un presente vuoto e privo di prospettive. Bill si rifugia nell’osservazione della vita altrui perché sente di non averne una propria. L’elemento crime arriva invece con il personaggio di Cobb, che offre al protagonista la possibilità di una nuova esistenza, attraverso la vita del piccolo ladro d’appartamenti. Ovvero il crimine diventa l’alternativa a una vita piccolo borghese, non tanto in termini materiali quanto esistenziali, come accade, per esempio, in La strada scarlatta (Lang, 1945). Infine anche in Following appare una femme fatale, esteticamente modellata sulle bionde protagoniste hitchcockiane di pellicole come Marnie (1964) o La donna che visse due volte (1958) e che complica ulteriormente la vita a Bill, portandolo alla rovina.

La poetica di Nolan. Idealismo contro cinismo

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Nolan però inserisce magistralmente tutti questi stilemi in una messa in scena moderna, da guerrilla cinema, fatta di movimenti di macchina a spalla che seguono i personaggi in ambienti reali. Attraverso la scomposizione spazio-temporale, poi, egli trasforma la vicenda in un’indagine sulle capacità del mezzo filmico di svelare i meccanismi delle narrazioni alla base della costruzione dell’identità individuale e sociale. Inizia qui la riflessione del regista sul potere della menzogna, intesa come narrazione/illusione, in grado di dare un nuovo senso a un mondo altrimenti caotico. Come in The Prestige (2006) ma soprattutto ne La trilogia del cavaliere oscuro, anche in Following si affrontano due concezioni filosofiche contrapposte. Da un lato Bill rappresenta un idealismo romantico, disposto a credere a un inganno – quello della vita altra offerta da Cobb e di un amore idealizzato offerto dalla femme fatale – in nome della necessità di un ordine (esistenziale), che possa essere fondamento dell’identità sociale dell’individuo. Dall’altro Cobb è immagine di un razionalismo cinico e spietato, che utilizza le narrazioni/menzogne del primo per destrutturare realtà e identità sociale, al fine di ricostruirle per i propri egoistici fini. In quest’ottica non appare casuale, allora, la scelta di mostrare un adesivo del logo di Batman, futura incarnazione dell’idealismo nell’immaginario nolaniano, sulla soglia di casa di Bill. In Cobb si può leggere invece un prodromo del principio di distruzione incarnato dal Joker de Il cavaliere oscuro (1998).

Following. Valutazione e conclusione

La recitazione degli attori, quasi tutti giovani e alle prime armi, è credibile. La fotografia usa alla perfezione un bianco e nero sporco che immerge la storia in una vasta gamma di grigi, raffigurando così quella cifra etica/estetica di ambiguità alla base della pellicola. La messa in scena è coinvolgente, nonostante il solito difetto nolaniano di abbandonarsi a rappresentazioni di crimini troppo convoluti per essere credibili. La sceneggiatura calibra bene suspense e plot twist, ma verso il finale assume un punto di vista onnisciente, pur volendo rimanere all’interno della narrazione del protagonista. Al netto di tutto Following risulta sicuramente una visione interessante per tutti gli appassionati del cinema dell’autore britannico e per gli amanti del noir.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3