Berlinale 2020 – First Cow: recensione del film di Kelly Reichardt

Un western originale nel suo genere, dall'anima indie, con uno stile graffiante.

Dopo l’anteprima al Telluride Film Festival, First Cow è in concorso alla 70° edizione del Festival di Berlino. Kelly Reichardt, regista di Night Moves e Certain Women, porta sul grande schermo l’adattamento del romanzo The Half Life di Jonathan Raymond con John Magaro nei panni di Cookie Figowitz, un abile cuoco che si ritrova a viaggiare per l’Oregon insieme a un gruppo di cacciatori di pellicce. Durante il suo cammino incontra casualmente un cinese, King-Lu, interpretato da Orion Lee e tra i due nasce prima un’amicizia e poi una collaborazione professionale: insieme cominciano a produrre e vendere dolci, rubando il latte all’unica mucca che pascola nel giardino del vicino proprietario terriero.

Immerso in un’atmosfera western, First Cow si prende il suo tempo per raccontare una storia semplice e umana che veste perfettamente il suo tempo. Siamo negli ’20 del 1800 in una zona dell’Ovest invasa dalla vegetazione. La natura lussureggiante invade piacevolmente gran parte delle inquadrature, in 4:3 per volere della regista. Questa scelta dona al film uno stile autoriale graffiante che si sposa bene con l’anima del progetto.

First Cow: atmosfere da western per un film graffiante e “onesto”

First Cow cinematographe.it

Tuttavia la prima metà di First Cow procede lentamente – forse troppo – presentando i personaggi, la loro situazione e la realtà che li circonda che non ha molto da offrire. Cookie e King-Lu trovano insieme un modo per dare un senso alla loro quotidianità popolata solo da fango, terra e baratti più o meno convenienti. Il film dall’anima indie è onesto e umile, ma funziona meglio nella seconda parte quando i due protagonisti avviano il loro business e la sceneggiatura coinvolge anche una leggera ironia che aiuta a rendere il tutto più dinamico. Fa sorridere il rapporto di Cookie con la docile mucca che ascolta serena le sue parole ogni notte, mentre lui e il suo compare prendono il suo latte per poter mandare avanti la loro attività. Perché lui in realtà è un uomo buono con una passione soffocata per mancanza di opportunità. La mucca rappresenta una opportunità di cambiamento.

First Cow: così Kelly Reichardt porta la cucina in un film western

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First Cow si potrebbe definire un western per l’ambientazione e il periodo storico in cui è ambientata la vicenda, ma per contenuto è molto diverso dal classico del genere. È più giusto parlare di un’avventura che ha come sfondo l’America, perché la Reichardt tende spesso a descrivere il suo paese con una vena critica nascosta dietro una storia apparentemente innocua e sentimentale. Vedendo First Cow si può cogliere infatti una riflessione sull’avidità del Sogno Americano, sull’arroganza che spesso spinge ad agire anche in un modo moralmente sbagliato o contro la legge. Il “crimine dei due protagonisti – il furto del latte – non ha un peso agli occhi dello spettatore che tifa per Cookie e King-Lu dall’inizio alla fine del film.

First Cow è un film tenero che sicuramente ha il merito di aver portato la cucina in un film western, un’impresa da non sottovalutare visto che i cowboy non hanno mai avuto un palato sopraffino nei vari film del genere. Provate a pensare, in particolare, ai dolci in un film di John Wayne o Clint Eastwood… esatto!

Sceneggiato dalla stessa regista Kelly Reichardt insieme all’autore del romanzo Jonathan Raymond, il film vede Christopher Blauvelt alla fotografia ed è arricchito dalle musiche
di William Tyler. Nel cast, oltre a John Magaro e Orion Lee, anche Toby Jones, Ewen Bremner, René Auberjonois, Scott Shepherd, Gary Farmer, Lily Gladstone, Alia Shawkat.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3

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