Final Destination: recensione dell’horror di James Wong

Final Destination è un film horror del 2000 diretto da James Wong, capostipite di una saga che al momento conta ben cinque capitoli. Il cast è composto prevalentemente da attori che all’epoca erano tutti di età inferiore ai 30 anni, come Devon Sawa, Ali Larter (Heroes), Kerr Smith (Dawson’s Creek) e Seann William Scott (la saga di American Pie, Road Trip). Pur arrivando in un periodo non particolarmente fortunato per il genere horror, Final Destination si rivelò uno dei più grandi successi cinematografici dell’anno, incassando più di 110 milioni di dollari in tutto il mondo.

Final Destination

Una scolaresca composta da circa 40 liceali americani sta per decollare verso Parigi, per  quella che si prospetta come un’indimenticabile gita scolastica. A pochi minuti dalla partenza, Alex Browning (Devon Sawa), sconvolto da un sogno in cui assiste all’esplosione dell’aeroplano su cui si trova insieme ai suoi compagni, si precipita verso l’esterno, coinvolgendo nella sua fuga anche gli amici Claire (Ali Larter), Carter (Kerr Smith), Tod (Chad Donella) e Terry (Amanda Detmer) e l’insegnante Valerie (Kristen Cloke). Pochi minuti dopo, i sei assistono increduli all’esplosione dell’aeroplano su cui avrebbero dovuto imbarcarsi a pochi secondi dal decollo. Il sollievo per essersi salvati dura però poco: i superstiti si rendono ben presto conto che la morte e il destino hanno ancora un conto in sospeso con loro.

Final Destination

Final destination: ingenua miscela fra horror e teen movie

Final destination è certamente fra i più celebri esponenti di un filone che a cavallo fra gli anni ’90 e i 2000 ha miscelato l’horror con i più classici teen movie, spesso con risultati mediocri e più di rado dando vita a vere e proprie perle del genere, come il seminale Scream. La pellicola di James Wong si differenzia però da molte altre sue omologhe per la punta di sadismo con cui si muove nel terreno della fatalità, mettendo in scena una vera e propria lotta contro il destino e contro l’ineluttabilità della morte.

Final Destination è una pellicola decisamente ingenua e male invecchiata, anche a causa di una fotografia ovattata tipica dei teen drama degli anni ’90 che vista con gli occhi di oggi toglie ai ragazzi di ieri gran parte dei brividi provati durante la prima visione. Il film di James Wong zoppica vistosamente dal punto di vista della sceneggiatura, sia per quanto riguarda i dialoghi, all’insegna della banalità, sia per alcuni risvolti narrativi raffazzonati e mai chiariti (a più di 16 anni di distanza dall’uscita della pellicola non siamo ancora riusciti a capire da dove arrivino le doti divinatorie di Alex). Non particolarmente convincenti gli attori protagonisti, che non aiutano mai a caratterizzare e di conseguenza a empatizzare con i rispettivi personaggi. A distinguersi è solo Ali Larter, che verrà poi ingaggiata come protagonista anche per il sequel Final Destination 2.

Final destination si fa apprezzare per l’atmosfera maligna e beffarda che lo permea

Nonostante i vistosi difetti, Final Destination è comunque una visione consigliata e tuttora piacevole per gli appassionati del cinema dell’orrore, che apprezzeranno sicuramente alcune scene di morti fantasiose, originali e non sempre prevedibili. Da apprezzare anche l’atmosfera maligna e beffarda che permea la pellicola: a più riprese si ha la sensazione che James Wong giochi esplicitamente con le emozioni e con le aspettative dello spettatore, cercando di stupirlo e al tempo stesso di ironizzare sull’inevitabile scia di sangue che si abbatte sui protagonisti della pellicola. Peccato che la dicotomia fra destino e libero arbitrio e il tema dell’impossibile fuga dalla morte siano affrontati solamente in modo superficiale, privando così la pellicola di un respiro più ampio che l’avrebbe resa decisamente più inquietante.

Final Destination

Final Destination è un atipico slasher, in cui un gruppo di giovani adulti non è tormentato e falcidiato da un mostro assetato di sangue e violenza, ma dalla morte stessa, un nemico invisibile e impalpabile che con cinica veemenza presenta il proprio inevitabile conto. Un film in fondo innocuo, che grazie ad alcune scene notevoli dal punto di vista dello splatter non annoia, ma che non riesce mai a sconvolgere lo spettatore. Comunque il punto più alto di una saga che nel corso degli anni si è trascinata ampiamente oltre il necessario.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.6