Berlinale 2020 – Favolacce: recensione del film con Elio Germano

Una favola dark ambiziosa e ricercata dal punto di vista estetico, con un Elio Germano bravissimo.

Non c’era una volta…

I fratelli D’Innocenzo hanno presentato in anteprima alla 70° edizione del festival di Berlino il loro nuovo film Favolacce, una favola dark intrisa di pessimismo e amarezza. Quattro bambini di periferia emotivamente soffocati lottano per adattarsi alla banalità del mondo dei loro genitori in un noir suburbano ambientato nella provincia romana. Elio Germano e Barbara Nicchiarelli sono una coppia sposata che vive con i due figli preadolescenti in una villetta a schiera. La loro casa è un punto di riferimento per i vicini e in tutte le famiglie protagoniste si notano dei rapporti genitori-figli alquanto malsani e distorti.

Sorrisi ambigui, risate psicotiche, si impossessano dei personaggi spesso impegnati in dialoghi espliciti e a tratti scomodi. Adottando un dialetto romano adatto all’ambientazione, essi si muovono in un territorio indefinito e pericoloso donando al film un aspetto grottesco e dark. 

Favolacce: storie di uomini e donne di periferia nella trama del film dei fratelli D’Innocenzo

Dopo La Terra dell’abbastanza Fabio e Damiano D’Innocenzo tornano dietro la macchina da presa per raccontare una visione scoraggiante della natura umana con uno sguardo superficialmente elegante di diverse famiglie italiane nel corso di un’estate qualunque. I personaggi adulti coinvolti sono tutti negativi, con i nervi tesi e troppo concentrati su loro stessi per rendersi conto del malcontento della prole. Al centro del film, infatti, sono i bambini che subiscono una inquietante evoluzione: diventano sempre più silenziosi e più ingenui di quanto non siano in realtà studiando gli adulti, per cogliere alcuni dettagli su cosa significhi essere un uomo o una donna.

L’adolescenza e il primo approccio con la sessualità danno vita a dialoghi espliciti di una fredda ironia, mentre la sceneggiatura costruisce un racconto crudo e violento che vuole colpire lo spettatore in modo diretto, senza paura di lasciare un segno nella loro mente. Dal punto di vista estetico Favolacce è ricercato e ambizioso con luci fluorescenti che invadono le inquadrature e si nota una particolare passione dei registi per l’acqua che isola i personaggi dalla realtà e prova ad annacquare i contorni di un risentimento e di un pessimismo che si fa strada silenzioso nella mente dei piccoli protagonisti. Alcune scene sono disturbanti e colpiscono senza pietà l’emotività dello spettatore, soprattutto una che sottolinea l’immenso talento di Elio Germano, ma non possiamo dirvi di più per evitare lo spoiler.

Favolacce sottolinea l’immenso talento di Elio Germano

Inoltre questo film dei fratelli D’Innocenzo è ricco di riferimenti a film anni ’90 come Il Giardino delle Vergini Suicide, con una eco dello stile narrativo di David Lynch e della fotografia di Gregory Crewdson, suggestiva e brutale allo stesso tempo. Per restare in Italia si può sottolineare qualche ispirazione al cinema di Garrone in cui il fantasy si mischia con la realtà in modo discreto e poetico. Ma la sceneggiatura è sconnessa e le varie storie raccontate non si legano in modo armonico, mentre dilaga una satira sociale forse un po’ troppo facile. I registi scelgono di adottare una narrazione enigmatica che presenta una tragedia familiare raccontata senza filtri positivi. Non c’è alcun barlume di speranza dall’inizio alla fine del film e lo schema di negatività preponderante dopo un po’ tende a stancare lo spettatore.

Prodotto da Pepito Produzioni, Rai Cinema, Vision Distribution, Amka Films Productions, RSI, Favolacce è al cinema dal 16 aprile 2020 grazie a Vision Distribution e vede nel cast anche Tommaso Di Cola, Giulietta Rebeggiani, Gabriel Montesi, Justin Korovkin.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.5

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