Falling For Christmas: recensione del film Netflix

Falling For Christmas segna il ritorno di Lindsay Lohan e quello delle commedie romantiche di Natale. Una combinazione che ha disatteso entrambe le cose. Su Netflix dal 10 novembre 2022

Neanche il tempo di realizzare il, seppur lieve, calo delle temperature, che ecco arrivare il primo film di Natale, stavolta offerto con netto anticipo dagli schermi di Netflix. Falling For Christmas (dal 10 novembre 2022) segna l’avvio stagionale della lunga tradizione delle commedie romantiche infarcite dello spirito natalizio e dei buoni sentimenti, ma segna anche, o forse soprattutto, il ritorno alla recitazione di Lindsey Lohan, assente in un lungometraggio dai tempi di The Canyons (2013) di Paul Schrader e da una serie tv, tre anni dopo, con la poco memorabile dark comedy Sick Note. Diretta da Janeen Damian, produttrice e sceneggiatrice di un cospicuo numero di titoli a tema festaiolo qui al suo esordio da regista, l’ex bad girl della Hollywood dei primi duemila, regina del gossip e degli eccessi (droga, alcool, procedimenti giudiziari, violazione della libertà vigilata) trova la sua occasione di rilancio, ma a guardare il film in cui è assoluta protagonista, viene da chiedersi se sia stata la decisione migliore.

Caduta fatale

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Falling For Christmas segue le vicende della viziatissima figlia di un magnate degli hotel di lusso, circondata giorno e notte da un nutrito entourage di esperti di moda e maggiordomi che la assecondano in tutto e per tutto. Appena fidanzata con il vanesio Tad (George Young), Sierra Belmont (Lohan), presa dall’entusiasmo dell’anello indossato, cade rovinosamente dalla cima di una montagna innevata, perdendo poco dopo la memoria per una commozione celebrare. Soccorsa, guarda caso, dal bel Jake (Chord Overstreet), albergatore minore della zona, vedovo con tanto di figlia e suocera, la rampolla viene così accolta nella baita da lui gestita, attività che soffre la richiesta preferenziale delle cinque stelle del Belmont resort costringendo la sua attività ad arrancare economicamente. Mentre lei non ricorda più chi è, fra i due sboccia una tenera affinità e, senza nemmeno dirlo, per Sierra nascerà una nuova consapevolezza: apprezzare finalmente la genuinità del Natale e la semplicità dello stare in famiglia.

Se vi sembra tutto molto banale ma vi aspettate almeno che questa recensione prosegua con un’analisi su come sotto la banalità della trama in realtà si nasconda un film piacevole e con qualcosa da aggiungere, stavolta bisogna ammettere che Falling For Christmas è un prodotto senza speranza. Una rom-com in cui manca la godibilità dello spirito natalizio e ancor più dell’avvicinamento romantico dei due giovani protagonisti, congelati da ogni emozione, mai pervenuta perfino fra gli attori, e risolta tutta nel depennamento dalla lista di ogni possibile cliché o stereotipo sulla festività più importante dell’anno che vi possa venire in mente.

Falling For Christmas: il torno delle commedie di Natale (e quello di Lindsay Lohan)

Falling for Christman, recensione, Cinematographe.it

Confezionato a dovere con una messa in scena sfarzosa al limite del kitsch, questa commedia è in assoluto il grado zero dei film di natale, con dovizia di particolari decorata in ogni sua inquadratura con luci, alberi, addobbi, mercatini, caldarroste, (c’è perfino un simil Babbo Natale), quasi come fosse il decalogo per famiglie di una narrazione confortante che non si spinge mai oltre, anche a costo di sopprimente ogni guizzo anche registico per non sconvolgere troppo le attese medie dello spettatore.

Fra Falling For Christmas e la serie di film che già vanno in onda sui canali in chiaro della nostra tv pomeridiana non vi è alcuna differenza. Anzi, quello prodotto da Netflix sembra abbassare ulteriormente la qualità già mediocre dei Christmas movie a stelle e strisce, risolto su gag da slap-stick, le immancabili tracce sonore che rivisitano i classici, la componente lacrimevole della madre scomparsa, la letterina con su scritto il desiderio, i canti intorno al camino. E quel bacio finale (pessimo) a coronare un film che è andato come doveva andare, che lascia infine inermi, sbigottiti. Forse più di un film di Natale è stata l’impresa di ‘ripulitura’ di una ex attrice mai stata particolarmente brillante, qui sempre attenta ad (ri)apparire diva, inviolata, bella come allora. Visto i precedenti, troppo Mean (Girl) e quasi mai (interpretativamente) rilevante.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 1.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.8

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