Exterritorial – Oltre il confine: recensione del film Netflix

La recensione dell’action thriller tedesco diretto da Christian Zübert e interpretato da Jeanne Goursaud. Da 30 aprile 2025 su Netflix.

Entrare in un’ambasciata è per molti sinonimo di sicurezza e protezione, ma a volte, come ci mostra Exterritorial – Oltre il confine, il film scritto e diretto da Christian Zübert disponibile su Netflix dal 30 aprile 2025, non è sempre così, trasformandosi in un luogo ostile e pericoloso, una prigione dove le regole normali non valgono più e un labirinto senza vie d’uscita. Ne sa qualcosa Sara, ex militare delle forze speciali protagonista della pellicola del cineasta tedesco, che appena atterrata in Germania con l’intento di cominciare una nuova vita con suo figlio Joshua si reca in visita al consolato americano di Francoforte insieme a lui per sbrigare delle questioni burocratiche. Una visita, questa, che da semplice formalità si tramuta ben presto in un incubo ad occhi aperti quando il bambino scompare nel nulla. Ma ciò che è ancora più agghiacciante è che nessuno sembra ricordarsi di averlo mai visto entrare. A rendere il tutto ancora più instabile è l’incontro con Irina, figlia di un oligarca russo, detenuta all’interno della struttura per ragioni poco chiare, che offre a Sara il suo aiuto. Il suo passato e le sue vere intenzioni però restano nebulosi. Cacciata dall’ambasciata e ignorata dalle autorità tedesche, impossibilitate a intervenire in un’area extraterritoriale, a quel punto la donna prende in mano la situazione e farà di tutto per ritrovare il figlio. La sua ricerca la costringe a violare confini legali e morali, a interrogarsi sulla propria lucidità, a chiedersi chi sia davvero dalla sua parte. È sola contro una struttura opaca, potenzialmente corrotta, forse persino letale.   

La visione di Exterritorial – Oltre il confine è come un déjà-vu in cui si ha la sensazione di avere già visto e sentito tutto. Il ché lo rende un film narrativamente non originale e prevedibile

Exterritorial cinematographe.it

Pensando al plot e a certe dinamiche alle quali si assiste nel corso della visione la sensazione che l’originalità non sia il piatto forte del menù diventa via via sempre più una certezza. Questo perché la scrittura dello stesso regista sembra avere attinto suggestioni, situazioni e intrecci da qualcosa che è apparso nemmeno troppo in là nel tempo, che inevitabilmente ci è riaffiorato nella mente proprio a causa di in una serie di analogie piuttosto evidenti. E ci riferiamo da una parte ad Upon Entry, opera prima degli iberici Alejandro Rojas e Juan Sebastián Vásquez, in cui una coppia proveniente  dalla Spagna atterrata agli arrivi di Newark, porta d’ingresso per gli Stati Uniti, viene fermata dai zelanti quanto indisponenti agenti della dogana per poi essere interrogati per ore, perquisiti, aizzati l’uno contro l’altra, messi a nudo nell’anima e nell’intimità della loro vita. Dall’altra invece il ricordo va a Flightplan di Robert Schwentke, in cui Jodie Foster vestiva i panni di un’ingegnera aeronautica di nome Kyle Pratt che assieme alla figlia Julia di sei anni sono in volo vola da Berlino a New York a bordo di un nuovo modello di aereo (ispirato all’Airbus A380) della compagnia “Aalto Airlines” per riportare la bara del marito tragicamente deceduto a casa, in quel di Long Island. Addormentatasi, al suo risveglio non trova più la figlia, scomparsa nel nulla. Inizia così una sorta di incubo con la ricerca frenetica della bambina che nessuno ha mai visto, e non risulta essere nella lista passeggeri, e addirittura secondo l’obitorio di Berlino sarebbe morta col padre, misteriosamente caduto dal tetto di un edificio.

La performance fisica di Jeanne Goursaud e le adrenaliche scene d’azione ambientate negli spazi circoscritti dell’ambasciata sono le note positive di Exterritorial – Oltre il confine

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Rilette le sinossi delle pellicole citate sembrano ancora più evidenti le analogie delle quali si parlava in precedenza. Ciò non gioca quindi a favore di Exterritorial – Oltre il confine che si rivela un prodotto derivativo quanto prevedibile nella confezione narrativa e drammaturgica. Dunque non è bastato cambiare e mescolare gli ingredienti a disposizione, poiché il risultato a conti fatti è rimasto lo stesso. Non resta che andare a trovare delle note positive in altri lidi che non siano parte integrante dello script, che come sottolineato appare come il tallone d’Achille dell’operazione. Un’operazione che invece si regge sulla performance fisica e coreograficamente convincente di Jeanne Goursaud, che si cuce addosso con grande convinzione il ruolo di una donna e madre che dopo avere assistito con i suoi occhi e vissuto sulla propria pelle l’orrore in Afghanistan, ora è costretta a usare quegli stessi strumenti di guerra per affrontare un incubo domestico. E qui la mente non può non andare al primo capitolo della saga di Rambo e a tutte quelle pellicole che hanno come protagonisti/e ex militari che devono sopravvivere tra le mura amiche al fuoco amico. L’attrice si carica sulle spalle l’intero film, con la macchina da presa che le sta attaccata dal primo all’ultimo fotogramma durante un tour de force marziale e balistico che la vede alle prese con combattimenti, sparatorie e inseguimenti che si consumano in corridoi stretti, uffici asettici e camere di sicurezza. Scene come il corpo a corpo con i sicari nell’appartamento degli ospiti e il piano sequenza che termina con lo scontro in piscina quantomeno offrono allo spettatore qualche scarica di adrenalina, in grado di distogliere l’attenzione dalla pigrizia narrativa.

Exterritorial – Oltre il confine: valutazione e conclusione    

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Netflix ha chiuso il mese di aprile 2025 con una scarica di adrenalina, quella offerta dalle scene d’azione e dalla performance fisica estremamente convincente di Jeanne Goursaud in Exterritorial – Oltre il confine. Senza tali apporti la pellicola di Christian Zübert sarebbe stata inghiottita nelle sabbie mobili della mediocrità a causa di una scrittura che non l’aiuta né dal punto di vista dell’originalità tantomeno dell’imprevedibilità. Tutto è già visto è sentito, preso qua è là da altre vicende analoghe raccontate sul grande schermo e dagli stilemi e cliché dei generi chiamati in causa. La componente più dinamica funziona, mentre la linea dichiaratamente mistery appare piuttosto fragile e povera di colpi di scena e di tensione.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.9

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