Escape Plan 2 – Ritorno all’inferno: recensione

Cancellate dalla vostra memoria il primo capitolo di Escape Plan e l'accoppiata Sylvester Stallone – Arnold Schwarzenegger: Ritorno all'inferno gioca drammaticamente al ribasso.

Ricordate Escape Plan – Fuga dall’inferno, anno 2013? Nel film di Mikael Hafström, l’esperto di sicurezza penitenziaria Ray Breslin collaudava le sue creazioni facendosi incarcerare come un comune detenuto cercando poi di fuggire con l’aiuto di un manipolo di sodali accuratamente selezionati. Pura e semplice exploitation, ma con un’anima: il motivo principale per dare una chance alla pellicola era infatti la succosissima reunion di Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger, già visti assieme nel franchise di I mercenari – The Expendables ma qui protagonisti assoluti della pellicola.
Se avete amato quel film, ora vi conviene dimenticarlo: in Escape Plan 2 non solo non v’è più traccia di Schwarzy, ma quasi neanche del buon Sly, in azione solo negli ultimi venti minuti. E dunque, qual è il senso di Escape Plan 2? Cerchiamo di ricostruirne la vicenda produttiva.

Escape Plan 2: la Cina è vicina

escape plan 2 - ritorno all'inferno cinematographe.it

Il secondo capitolo della saga muscolare ambientata quasi del tutto fra le quattro mura di una prigione gioca drammaticamente al ribasso: Ray Breslin ora è a capo di una nuova squadra di esperti di sicurezza, ma qualcosa va storto. I suoi elementi più validi vengono infatti sequestrati e imprigionati all’interno di un labirintico carcere chiamato Ade (in originale HADES: High Asset Detention Service). A fare la parte del leone è il maestro di wing chun Shu Ren, interpretato dall’attore cinese Huang Xiaoming: è lui il capopopolo quasi sempre al centro della scena, a scapito non solo di Stallone – che appare “da remoto” nelle segrete stanze della Breslin Security – ma anche di Dave Bautista (mercenario e deus ex machina) e di 50 Cent. Perché?
La ragione di questo curioso squilibrio delle parti è da ricercare in motivazioni prettamente economiche: l’originale Escape Plan ha avuto uno straordinario successo in Cina, tanto e tale da rendere il supporto asiatico fondamentale per la realizzazione di questo sequel.

Escape Plan 2: high tech versus human intuition

È pressoché impossibile credere anche solo per 30 secondi a ciò che succede in Escape Plan 2, vista la sceneggiatura (in)degna del peggior film Asylum. Ma tra uno qualsiasi degli episodi di Sharknado e quest’opera c’è una grossa differenza: il prison movie di Steven C. Miller – già regista di svariati disastri fra cui Submerged (2016) con Steven Seagal e First Kill (2017) con Bruce Willis – si prende dannatamente sul serio, nonostante snoccioli nella sua ora e mezza di durata un insensato campionario di diavolerie tecnologiche (supercomputer, cervelloni elettronici, algoritmi risolutivi) e una sequela di effetti speciali talmente orrendi da sembrare voluti.
Lo scontro fra nuove tecnologie e fattore umano è uno dei cuori pulsanti del film (e anche dell’ultima parte della carriera di Stallone): se da un lato i super-cattivi sono animati dal mantra “lascia che le macchine conducano lo show”, dall’altro il gruppo di eroi che cerca di salvarsi la pelle vive di intuizioni umane, di riflessione e cazzotti (anch’essi, comunque, del tutto inverosimili).

Escape Plan 2: Sylvester Stallone, maestro di vita

Escape plan 2 - ritorno all'inferno, cinematographe.itCome già accennato, Sly si ritaglia per un’ora la parte del consigliere (come se girasse le sue scene nelle pause di altre produzioni, cosa in effetti plausibile) per poi scendere in prima persona nell’arena e nel vivo della battaglia solo nell’ultimo quarto di film.
È il nuovo ruolo che si sta ritagliando già da qualche anno: Rocky Balboa (2006), John Rambo (2008), la saga dei Mercenari (pronta per il quarto capitolo) e Creed (2015) segnano tutti il lento tramonto dell’eroe tutto d’un pezzo, che dovendo far fronte all’età che avanza e alle capacità fisiche ridotte lascia spazio alle nuove leve da lui addestrate e istruite. Ma alla fine, a ben guardare, Sylvester non si ritira mai per davvero, e risulta sempre fondamentale per la risoluzione dell’intreccio. Da cui nasce spontanea la domanda: quale sarà il suo ruolo in Escape Plan 3?

Escape Plan 2: la saga continua

Escape plan 2 - ritorno all'inferno, cinematographe.itAvete letto bene: è in arrivo Escape Plan 3 – The Devil’s Station. Questo nonostante il disastro al botteghino americano del capitolo 2 e le feroci critiche ricevute: «Non c’è celebrità al mondo che potrebbe salvare questa sciocchezza nonsense dall’essere diventata una contraffazione del suo medesimo franchise», tuona David Ehrlich su IndieWire.
In effetti, fatichiamo a trovare delle valide ragioni per supportare il progetto, che proseguirà la sua corsa a Hong Kong con l’innesto di ben tre nuove superstar asiatiche: Max Zhang (The Grandmaster, 2013), Harry Shum (Crazy & Rich, 2018) e Malese Jow (The Social Network, 2010). Alla regia, Steven C. Miller passerà il testimone a John Herzfeld. Ovvero ad un altro campione dei direct-to-video e dei film di serie Z da terza serata televisiva. Impossibile prevedere cosa accadrà, ma gli indizi – considerando anche l’imbarazzo provocato dal numero 2, che si rimangia tutto quello che di buono era stato fatto nel film originale del 2013 – non sono per nulla rassicuranti.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.6