Berlinale 2020 – El Prófugo (The Intruder): recensione del film di Natalia Meta

The Intruder è una produzione argentina, un thriller psicologico che punta molto sulla sfera psicologica

Uno dei film in concorso alla 70° edizione del festival di Berlino è stato The Intruder, il secondo film della regista argentina Natalia Meta, il cui titolo originale è El Prófugo.
Con i suoi toni costantemente mutevoli, The Intruder è un prodotto difficile da definire che in parte sorprende e in parte mostra una certa instabilità. Come lo stato mentale frastagliato del suo personaggio principale, si svela gradualmente mentre si va avanti nella storia.

Erica Rivas interpreta Ines, una cantante che è afflitta da brutti sogni che sembrano influenzare la sua vita anche quando è sveglia, come delle interferenze che vengono rilevate dai microfoni e sembrano venire fuori da lei. Ines arriva a credere che il suo corpo o la sua anima siano stati invasi da intrusi che usano i suoi sogni come portali.

El Prófugo (The Intruder): la trama dell’horror thriller di Natalia Meta

Basato sul romanzo El Mal Menor di C.E. Feiling, The Intruder segue Ines in una vacanza sfortunata con il suo fidanzato Leopaldo (Daniel Hendler), e si nota subito una parentela maliziosamente comica con Wild Tales. Leopaldo la tormenta per avere attenzioni, ma quando la relazione termina, i confini tra realtà e sogno, tra sanità mentale e illusione, diventano permeabili. Questo è ciò che conferisce all’immagine la sua esca intrigante che distrae lo spettatore dal contenuto più debole e sconnesso. La sceneggiatura infatti non è del tutto lineare.

Pochi mesi dopo la disastrosa vacanza, Ines torna al lavoro, doppiando film horror giapponesi in spagnolo e provando come parte di un coro di voci femminili. L’arrivo inaspettato di sua madre (Cecilia Roth) è più causa di stress che di supporto; eppure un nuovo incontro con l’organista Alberto (Nahuel Pérez Biscayart), suggerisce una possibile storia d’amore. Ma qualcosa non va, un problema con la voce di Ines che potrebbe privarla del suo sostentamento. Fortunatamente, uno sconosciuto di passaggio è a portata di mano per diagnosticare il problema: “Hai un intruso”.

I rumori costruiscono interamente l’inquietudine

the intruder cinematographe.it

Data l’enfasi sulla componente uditiva, è appropriato che il design del suono dell’immagine sia uno dei suoi aspetti più inquietanti. I rumori caratterizzano questo film; piagnistei incessanti che possono essere reali o immaginari. O può essere un ibrido inebriante di entrambi. Meno riusciti sono i trucchi visivi, come la presenza serpeggiante sotto le lenzuola del letto di Ines. È un’immagine inquietante, ma non ha molto senso per il resto della storia. È una storia, in definitiva, che potrebbe funzionare meglio con un pubblico che è in grado di sospendere l’incredulità e che preferisce l’atmosfera alla coerenza nei loro film.

The Intruder è una produzione argentina, un thriller psicologico che punta molto sulla sfera psicologica. Tuttavia lo spirito del film è di un divertimento malizioso perché in fondo non si prende molto sul serio e i personaggi sono schiavi di una speciale follia. L’horror si unisce al mistero, ma anche a numerose battute ironiche e la storia va avanti. The Intruder è un film di genere con alcune imperfezioni, ma è sicuramente un prodotto interessante all’interno del programma di un festival, anche per l’estetica accattivante grazie a una fotografia curata e moderna.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.5

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