RomaFF14 – È meglio che tu pensi la tua: recensione del documentario di Davide Vavalà

Recensione di È meglio che tu pensi la tua (2019) di Davide Vavalà, un viaggio nell'ultimo anno d'insegnamento di Franco Lorenzoni, una rilettura del metodo d'insegnamento socratico con cui far riemergere la cultura e la dignità della propria opinione. 

Quando ci si approccia a prodotti filmici simili, c’è sempre il rischio di una deriva fondamentalmente narcisistica e celebrativa fine a sé stessa – pur partendo da premesse benevole. E invece il documentario È meglio che pensi la tua (2019) diretto da Davide Vavalà sull’ultimo anno d’insegnamento del maestro Franco Lorenzoni a Giove, in Umbria – diventa un piccolo gioiello di genere, nella rappresentazione di scuola possibile, democratica e inclusiva dove il vero protagonista del racconto è l’insegnamento.

RomaFF14 – Il meglio deve ancora venire: recensione

Per chi non ne fosse a conoscenza, chiaramente, Franco Lorenzoni è un maestro elementare che ha fondato – a Cenci – un centro di sperimentazione educativa che ricerca su temi ecologici, interculturali e di inclusione. Collaboratore di svariate riviste tra cui Internazionale e Il Sole 24 Ore, Lorenzoni ha pubblicato dei libri “a tema” negli anni, tra cui citiamo i recenti I bambini ci guardano (2019) e I bambini pensano grande (2014).

Il documentario, presentato nella sezione Alice nella città della Festa del Cinema di Roma 2019 rappresenta una delle opere più suggestive dell’intera sezione, non tanto nella messa in scena o nel tipo di narrazione scelto, quanto nelle tematiche che l’opera di Vavalà va a toccare, il metodo Lorenzoni, che muove verso la riproposizione dell’insegnamento dialogico socratico.

È meglio che tu pensi la tua: un insegnamento rivoluzionario

È meglio che tu pensi la tua cinematographe.it

In È meglio che tu pensi la tua infatti, Vavalà pone da subito le basi per raccontare la sfida pedagogica di Lorenzoni, quello di “ridare dignità a tutti i pensieri dei bambini” c’è infatti alla base un radicato pensiero educativo nell’interrogare e ascoltare, in un cerchio comune, senza esser giudicati, dove non c’è limitazione alla creatività.  Una rielaborazione in chiave contemporanea dell’espediente dialogico socratico, procedere attraverso piccole domande ai bambini, nel raggiungimento della verità.

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E il metodo funziona, perché permette di educare i bambini non soltanto a concetti matematici come la spiegazione delle figure geometriche, o del pi greco, ma anche allo stesso Mito della caverna di Platone. In tal senso la spiegazione del sopracitato Mito rappresenta un po’ la scena madre de È meglio che pensi la tua, in cui emergono profondi concetti come la disuguaglianza delle opinioni declinati in una semplicità che solo i bambini hanno.

Fino alla svolta cinematografica, la quinta elementare di Lorenzoni diventa società di produzione, laboratorio di regia, sala di montaggio nella realizzazione di un piccolo film tra bozze di sceneggiatura, storyboard e confrontandosi come fossero in un’autentica writing room al fine di delineare un soggetto condiviso da tutti. Un racconto insomma, che in un’epoca di egomaniaci e difficoltà comunicative, ridà voce alla dignità del proprio pensiero, anche se non condiviso dalla comunità.

È meglio che tu pensi la tua: ridare valore alla cultura

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Nella classe di Lorenzoni si affrontano grandi temi come la guerra, le migrazioni, violenza e non violenza, e lo si fa con il teatro aiutati da Aristofane ed esplorando luoghi naturali con cui poter compiere esperienze tangibili ed effettive; emerge insomma un voler depotenziare il ruolo dell’insegnante nel “parlar meno ma ascoltare di più“, rileggendo l’insegnamento come la volontà di lasciar emergere le opinioni degli studenti

È meglio che tu pensi la tua è certamente un’opera innovativa e originale, che dà luce alla figura del pedagogo Lorenzoni, un uomo di cultura che ridà valore alla stessa, nel rispetto e nell’armonizzazione del pensiero comune.

Regia - 2
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 5

3