Duran Duran: A Hollywood High – recensione del docu-concerto

Si rivolge principalmente ai fan dei Duran Duran Duran Duran: A Hollywood High, il concerto documentario diretto da Gavin Elder, Vincent Adam Paul e George Scott realizzato per festeggiare i 40 anni di carriera e la love story dei Duran Duran con la città di Los Angeles. Il lungometraggio include immagini e filmati d’archivio ma anche le interviste esclusive ai membri del gruppo new wave e synth pop britannico, che ci raccontano aneddoti sul loro primo arrivo a Los Angeles, sul’ossessione per questa città e sulla prima esibizione al “Roxy”. Quando, per esempio, alloggiarono in un hotel sulla Sunset Boulevard da cui riuscirono “sorprendentemente” a farsi buttare fuori per il loro comportamento (“una medaglia d’onore a quel tempo“). Duran Duran: A Hollywood High è disponibile per la visione su Paramount+ dal 21 giugno 2023.

Duran Duran: A Hollywood High – una straordinaria notte sul tetto di Los Angeles

Duran Duran: A Hollywood High ha un’ambientazione unica per i Duran Duran, perché mostra il gruppo mentre suona sul tetto per la prima volta: nel corso del leggendario live del marzo 2022 che si è svolto sul tetto della Capital Records (l’etichetta discografica statunitense dei Duran Duran dal 1981 al 1999, gli anni in cui la band ha avuto i suoi più grandi successi). Il concerto si è svolto mesi prima dell’apertura ufficiale di The Aster, nel quartiere di Hollywood a Los Angeles. Duran Duran: A Hollywood High inizia con le interviste, introducendoci le informazioni di base attraverso un misto di filmati d’archivio e di nuovi video che chiariscono al pubblico il singolare legame dei Duran Duran con la città di Los Angeles. Poi inizia il concerto con molta energia, sulle note di Dance Into the Fire; che coinvolge quando i Duran Duran eseguono Notorious. Ross e Stevenson hanno i loro momenti per brillare con ritornelli da solista nelle canzoni Come Undone e Give It All Up, mentre il chitarrista Brown vive e fa vivere un momento straordinario con il suo assolo in Ordinary World.

Il docu-concerto celebra i 40 anni di carriera e la love story della band con Los Angeles

La singolare location scelta non permette troppo movimento durante le esibizioni, quindi John Taylor,  Le Bon e Brown non corrono molto avanti e indietro. Fondamentalmente rimangono nelle stesse posizioni. La fotografia del documentario rimane principalmente focalizzata sul palco, con un giusto equilibrio di ampie inquadrature e primi piani (qualsiasi scorcio del pubblico è molto breve). Si possono guardare anche diversi scatti del tastierista Rhodes, dal suo punto di osservazione. Ma il livello di energia del concerto è al suo apice con la cover di White Lines di Melle Mel che la band trasforma in una canzone stellare dance-rock. E ancora, la sempre struggente interpretazione di Ordinary World – che il frontman Simon Le Bon presenta come “una canzone per unirci, per aiutarci a trovare tutti la pace”; è un esempio del perché questa ballata è un classico senza tempo dei Duran Duran. O Tonight United e la preferita dei fan Hungry Like the Wolf. Probabilmente la voce dei cantanti rock di solito non migliora con l’età, ma quella di Le Bon sembra avere tono e controllo migliori rispetto al 1980.

Duran Duran: A Hollywood High: conclusione e valutazione

Anche se il lavoro sulla fotografia, sul montaggio e il missaggio del suono è buono, il documentario non presenta caratteristiche eccezionali. Come detto, celebra – anche troppo sinteticamente – quattro decenni di carriera, l’uscita dell’ album “Future Past” e il lancio di un tour mondiale globale che ci ricorda la prolifica e diversificata scrittura delle canzoni dei Duran Duran. Duran Duran: A Hollywood High prova a catturare la sconfinata energia dal vivo di un gruppo che sta invecchiando con grazia e può ancora offrire un concerto degno delle canzoni memorabili e del segreto del suo sound. Unico.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8