Doctor Strange nel Multiverso della follia: recensione del film Marvel

Il film che segna il ritorno di Benedict Cumberbatch ed Elizabeth Olsen nei panni di Doctor Strange e Scarlet Witch.

Sei anni sono trascorsi dal primo film solista di Doctor Strange: un lasso di tempo non enorme durante il quale, però, sono successe davvero tante cose all’interno del Marvel Cinematic Universe. Al cinema sono arrivati Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, sul piccolo schermo è uscito WandaVision, e lo Stregone è stato chiamato in causa anche nel recente Spider-Man: No Way Home. Insomma, titoli che hanno decisamente stravolto l’equilibrio del MCU, preparando il pubblico al concetto di Multiverso. Tante realtà parallele che ampliano ulteriormente il mondo dei supereroi, spostandone i confini e aprendo così le porte a sviluppi imprevedibili. A partire dal 4 maggio 2022, i fan Marvel torneranno a confrontarsi col multiverso dopo quanto mostrato, in maniera avvincente, nel terzo film dedicato a Spider-Man. Nel caso di Doctor Strange nel Multiverso della follia, però, i toni della narrazione si fanno ancora più drammatici e si riducono drasticamente i momenti di ilarità che hanno invece scandito il film con Tom Holland e Zendaya. In fondo era prevedibile, vista la differente età e maturità che intercorre tra l’Uomo Ragno e Strange: il primo è ancora giovane, spesso incosciente e impulsivo, che ha messo a rischio la vita di tante persone per motivi piuttosto futili (per quanto comprensibili); il secondo è l’Avenger più saggio, che sa sempre quale sia la cosa più giusta da fare. Anche nel caso di Doctor Strange 2, il pubblico ha la sensazione di potersi fidare ciecamente delle decisioni prese dal protagonista, messo nuovamente di fronte a decisioni dolorose, che lo costringono a mettere sempre al primo posto le grandi responsabilità che derivano dai suoi altrettanto grandi poteri, a discapito di tutte quelle cose che potrebbero invece rendere felice lui.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia, il dramma di Wanda Maximoff al centro del film

Doctor Strange 2 - Nel multiverso della follia - Cinematographe.it
Elizabeth Olsen as Wanda Maximoff in Marvel Studios’ DOCTOR STRANGE IN THE MULTIVERSE OF MADNESS. Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2022. All Rights Reserved.

Come già detto, nel tempo trascorso dall’uscita di Avengers: Endgame, gli amanti del MCU hanno avuto l’opportunità di percepire il dramma vissuto da Wanda Maximoff tramite la visione di WandaVision. Pochi episodi che hanno però permesso un’introspezione all’interno del personaggio interpretato da Elizabeth Olsen. Considerato il finale della serie, era stato già ampiamente anticipato il suo ritorno nel secondo capitolo di Doctor Strange. Se Endgame ha rappresentato un punto di svolta dell’universo Marvel, capace di chiudere tanti “cerchi” narrativi, Doctor Strange nel Multiverso della follia prosegue su questa strada ed inevitabilmente pone l’attenzione su quello che succede a Wanda dopo l’estremo dolore da lei affrontato nella serie televisiva. Nel film, in realtà, a prendersi la scena è Scarlet Witch, con cui Stephen Strange si confronta e scontra praticamente sin da subito. Senza lasciarsi andare ad inutili spoiler, possiamo dire che il film presenta al pubblico una Scarlet più consapevole, sia del suo enorme potere, sia del fatto che in fondo non ha più nulla da perdere. Proprio questa perdita di senno (follia a cui fa riferimento il titolo del film), già emersa durante il periodo trascorso a Westview, raggiunge l’apice in questo film e la porta a non voler guardare più in faccia nessuno, facendola diventare un villain nei confronti del quale, però, risulta davvero difficile (se non impossibile) provare sentimenti che non siano legati alla sfera della compassione. A differenza di Strange, lei non vuole essere la supereroina pronta a mettere al primo posto la salvaguardia altrui: ormai il suo unico interesse, tramutatosi in vera e propria ossessione, è quello di ricongiungersi ai suoi figli. Riuscirà Strange a farle ritrovare un barlume di ragione? La risposta sarà sul grande schermo dal 4 maggio.

Sam Raimi dirige un film con un ritmo in costante crescendo, tra citazioni cinematografiche e vecchie conoscenze

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Benedict Cumberbatch as Dr. Stephen Strange in Marvel Studios’ DOCTOR STRANGE IN THE MULTIVERSE OF MADNESS. Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2022. All Rights Reserved.

Il “multiverso della follia” non si avvia davvero fino a quando America Chavez (Xochitl Gomez) non si schianta involontariamente nell’universo natale di Strange mentre viene inseguita da una creatura gigante. La ragazza porta un nuovo livello di comprensione del multiverso e la sua abilità incontrollata di viaggiare con naturalezza tra gli universi la rende il bersaglio di una minaccia che è determinata ad ucciderla. Dopo quanto visto in Spider-Man: No Way Home, Doctor Strange nel Multiverso della follia conferma ulteriormente il fatto che Strange abbia ripreso da dove Tony Stark si era fermato in termini di diventare un mentore per i super “ragazzini” ribelli, lasciandosi andare ad un nascente istinto paterno.

Quello che è certo è che, dopo le meraviglie grafiche mostrate nel primo Doctor Strange, il secondo capitolo alza ulteriormente l’asticella e regala scene pronte ad entusiasmare anche coloro che non sono poi così tanto fissati con gli effetti speciali (soprattutto una sequenza che ha a che fare con le note musicali). Inoltre, non mancano citazioni a cult cinematografici sparse qua e là: ingredienti che arricchiscono ulteriormente una narrazione dal ritmo costantemente in crescendo, che si sposa perfettamente con la regia di Sam Raimi, già apprezzato dai fan Marvel con la prima trilogia di Spider-Man, risalente ormai a 20 anni fa. Fan che faranno fatica a rimanere fermi sulla poltrona nei momenti (più di uno) in cui sul grande schermo appariranno determinati personaggi riguardanti il passato (e futuro) del MCU.

Infine, sarebbe sbagliato definire semplicemente “horror” Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Piuttosto, è un altro film di supereroi molto grande e molto costoso in cui viene applicato un filtro spettrale e spaventoso, con vari gradi di riuscita. Nel film si alternano poche gag ad esempi inquietanti e intelligenti di ciò che tutti i maghi possono realizzare con un po’ di immaginazione, e Raimi cerca di rispecchiare quell’idea con un miscuglio di ambiziose e audaci angolazioni, la cui irregolarità ben si sposa con la colonna sonora di Danny Elfman. Dopo aver visto Spider-Man: No Way Home, il pubblico sa già che Doctor Strange nel Multiverso della Follia ha lo scopo di raggiungere altri universi nel contesto della sua stessa storia. È un trucco narrativo divertente e appariscente che ti fa desiderare il passato e, allo stesso tempo, ti porta a chiederti cosa accadrà nel futuro del MCU, dopo gli addii a personaggi che ne hanno fatto le fortune e il benvenuto ad altri che raccolgono un’eredità tanto bella quanto pesante. E, preparatevi: dopo “Ti amo 3000“, “Ti amo in ogni universo” sarà la dedica che leggerete nelle prossime settimane in tutti i luoghi e in tutti i laghi.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 2.5

3.4