TSFF 2021 – Divinazioni: recensione del documentario di Leandro Picarella

La recensione del documentario di Leandro Picarella, un viaggio nel Sud alla scoperta della “magia rossa” e del persistere di antichi rituali. Presentato al 32° Trieste Film Festival nella cinquina delle opere in gara per il Premio Corso Salani.

Nella cinquina delle opere in gara per il Premio Corso Salani al 32° Trieste Film Festival figura anche Divinazioni di Leandro Picarella. Il titolo è già di per sé una chiara lettera d’intenti rispetto al soggetto trattato, poiché chiama in causa le capacità di venire a conoscenza d’informazioni altrimenti inaccessibili attraverso fonti soprannaturali e per mezzo di un’interpretazione di segni, eventi, simboli o presagi. Ciò può riguardare la predizione del futuro di una coralità di persone o limitarsi al singolo individuo. Nel caso specifico del documentario del regista siculo, che prima di approdare alla kermesse giuliana si era affacciato in altre due prestigiose vetrine come l’IDFA e il Festival dei Popoli, l’attenzione e il “dono” dei protagonisti è messo interamente al servizio del bene dei singoli che in loro cercano sollievo e soprattutto risposte. Tuttavia il campo d’intervento dove questi sono in grado di operare è circoscritto alla cosiddetta “magia rossa”, quella che riguarda la sfera squisitamente sentimentale e amorosa.

Divinazioni: una “partitura audiovisiva” che scorre attraverso storie parallele che arrivano a sfiorarsi senza mai convergere

Divinazioni cinematographe.it

A questo mondo appartengono Moka e Achille, in arte Atanus. Sono loro le figure su e intorno alle quali ruota e si sviluppa il racconto in due atti di Divinazioni. Un racconto che Picarella costruisce a tavolino con un lavoro di scrittura, che si avvale però del linguaggio documentaristico per dare una forma e una confezione alla sostanza. Con e attraverso i meccanismi, l’approccio e la punteggiatura del “cinema del reale”, l’autore compone una “partitura audiovisiva” che mette insieme storie parallele che arrivano a sfiorarsi senza mai convergere in un punto preciso della timeline. Da una parte c’è il silenzio mistico di un giovane artigiano di origini marocchine che scruta e sperimenta nel cuore di una fonderia i segreti della trasformazione dei metalli, dall’altra un vecchio cartomante reso un tempo celebre dalle tv regionali che dopo un lungo periodo di detenzione tenta di reinserirsi nella  Società. Esistenze decisamente agli antipodi, ma entrambe votate al bene altrui.

Divinazioni: un corto-circuito tra ciò che è e ciò che è stato

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Il risultato è un intreccio di vite ambientato in un Sud ancora ricco di magia dal retrogusto demartiniano, nonostante lo scorrere inesorabile delle stagioni che sembra avere cancellato tutto. Un tutto che il regista rievoca attraverso preziosi materiali d’archivio che riemergono dal passato per affacciarsi sullo schermo, creando un riuscito corto-circuito tra ciò che è e ciò che è stato. Certe cose però non muoiono, semmai cambiano forma e destinazione. Achille, anziano e cagionevole di salute, questo lo sa bene, tant’è che ha deciso di adeguarsi ai tempi. Lo vediamo, infatti, tra una visita medica e l’altra, dare consulenze telefoniche a tutte le ore, girovagare senza sosta da un posto all’altro di Palermo per leggere le carte a mogli e amanti disperate o per togliere influssi negativi da luoghi sventurati. Il tutto mentre Moka compie i suoi esperimenti nel mezzo di una dimensione bucolica, tra riti di purificazione collettivi e rave psichedelici.

Alla base di Divinazioni c’è un magma di immagini e parole, canti, suoni e brani estrapolati dagli scritti di Empedocle

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Divinazioni è lontano anni luce da quello che per esempio ha mostrato e raccontato un Luigi Di Gianni nel corso delle sue esplorazioni antropologiche e folkloristiche nel cuore del Meridione. Eppure qualcosa di quello spirito aleggia nella pellicola di Picarella, seppur seguendo traiettorie e dinamiche differenti. Il cineasta utilizza le “armi” moderne dell’audiovisivo per calarsi in un mondo magico, o presunto tale. Per farlo si appoggia a un pedinamento pilotato e non sempre spontaneo, figlio legittimo di un percorso a tappe pensato e poi trasposto attraverso un magma di immagini e parole, canti, suoni e brani estrapolati dagli scritti di Empedocle (affidati alla voce magnetica di Mimmo Cuticchio).

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.5