Dio esiste e vive a Bruxelles: recensione

Dio “governa” il mondo da un pc, vive in pantofole e vestaglia, e beve birra. Arriva nelle sale cinematografiche italiane il film irriverente di Jaco Van Dormael, distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection. Dio esiste e vive a Bruxelles è la nuova commedia che “beffa” la religione e propone un’immagine diversa e insolita della trinità. Il film ha per protagonista Benoît Poelvoorde nel ruolo di Dio. A dargli del filo da torcere è la figlia di appena dieci anni Ea, interpretata dalla giovane e molto brava Pili Groyne. Divertente, sognatore, furbo. Dio esiste e vive a Bruxelles, presentato alla 47. Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2015, ha diversi riferimenti cinematografici. C’è qualcosa di Ferreri, altro di Fellini ma anche qualche spunto direttamente dai lavori Tarkowskij. D’altronde si sa, i migliori imitano!

Dio esiste e vive a Bruxelles: una commedia che “beffa” la religione e propone un’immagine diversa e insolita della trinità

Dopo il vecchio e il nuovo testamento, tutti pronti al… nuovissimo testamento. Dio, chiuso nel suo appartamento, o meglio nel suo grande studio vuoto, gestisce il destino degli uomini, fin quando la ribella ragazzina si avvicina al computer e con un solo click cambia la sorte dell’umanità. Da un minuto all’altro, tutti ricevono un sms con su scritto data e ora della propria morte. Un solo messaggio ed è subito caos sulla Terra.

Dio esiste e vive a Bruxelles

Secondo Van Dormael Dio è malvagio e annoiato. Lo mostra come cinico e capriccioso, “onnipotente” nei confronti della figlia e della moglie (Yolande Moreau). Il regista usa i “luoghi comuni” della religione per raccontare una storia di innocenza, infanzia e famiglia. Una storia universale. “Una favola surrealista”, come preferisce definire il film Dormael.

“Io e il co-sceneggiatore Thomas Gunzig volevamo creare una storia religiosa un po’ surrealista, con dei ruoli femminili molto importanti, dato che nei vari testamenti le donne non sono quasi mai presenti – ha commentato il regista nell’incontro con la stampa a Roma –. Non abbiamo voluto parlare di religione, ma di meccanismi di potere, della società, della famiglia. Questo Dio crudele rappresenta l’autorità, l’obbedienza, la paura, la punizione; mentre Ea, la figlia di Dio, dice di non aver paura, ma di essere felici e godersi la propria vita. L’obiettivo, anzi, l’utopia è quella di ridere di tutto con tutti”.

Dio esiste e vive a Bruxelles (qui il trailer)ha per personaggio principale la figlia di Dio, la piccola Ea, che regala alla commedia una dimensione fantastica e per nulla blasfema. Un film capace di fare ridere (e tanto) e discutere. Ea è molto affezionata al fratello maggiore Gesù, nella commedia solo in “statuina”, però a differenza sua sa fare solo piccoli miracoli. E per punire il Padre ha una missione ben precisa da svolgere sulla Terra: reclutare sei nuovi apostoli. Le sue scelte ricadono su una donna senza un braccio e una abbandonata, un maniaco sessuale, un assassino, un impiegato e un bambino. A prestare loro corpo e volto: Catherine Deneuve (che si innamora perdutamente di un gorilla gigante), Francois Damiens, Laura Verlinden, Serge Larivière, Pascal Duquenne e Gaspard Pauwels. “Nei testi apocrifi ci sono apostoli donne, la cui presenza è stata cancellata”, ha aggiunto il regista.

Dio esiste e vive a Bruxelles

Dodici apostoli come i giocatori di football, diciotto come i giocatori di rugby. Lo sport preferito dalla mamma di Ea. Dio esiste sì, e vive a Bruxelles, ma perché proprio nel capoluogo belga? “Bruxelles è una città grigia, dove spesso piove, dove ci sono gli ingorghi. Abbiamo pensato che fosse buffo renderla la città dove è iniziata la creazione. Poi dei miei amici greci e portoghesi mi hanno detto che è normale aver scelto quella città, in fondo è da lì che vengono tutte le seccature”.

Un film perfetto per alleggerire il clima teso e di paura di queste ultime settimane. Dio esiste e vive a Bruxelles fa riflettere su quanto quello che sta accadendo in queste ore in Europa non abbia a che vedere con le religioni, ma con la stupidità dell’uomo. L’uomo che vuole, brama il controllo e il potere sull’altro, che pensa solo ai valori di mercato e ai rapporti di forza. “La religione viene utilizzata come uno strumento di guerra e a convincere dei ragazzi giovani e con pochi neuroni a farsi esplodere”, ha concluso Van Dormael in conferenza.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.7
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.2
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.6

Voto Finale