RomaFF13 – Daughters of the Sexual Revolution: recensione del documentario

Daughters of the Sexual Revolution racconta la creazione di un mito.

Daughters of the Sexual Revolution è un documentario diretto da Dana Adam Shapiro, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2018.

Il documentario Daughters of the Sexual Revolution racconta la nascita della squadra di cheerleading più iconica degli Stati Uniti Stati, i Dallas Cowboys Cheerleaders, una squadra che contribuì anche a riscattare l’immagine della città di Dallas dopo l’assassinio di John F. Kennedy. Shannon Baker Werthmann, Toni Washington, Dana Presley Killmer sono solo alcune delle ex cheerleader che appaiono nel film, ma la figura principale del documentario è Suzanne Mitchell, vera leader dei Dallas Cowboys Cheerleaders che fu nominata direttrice nel 1976.

Suzanne Mitchell è stata molto più di una semplice direttrice: ha ideato e lanciato la moda di una squadra di ballerine professioniste che, con i loro numeri e coreografie, avrebbe intrattenuto il pubblico, diventando in assoluto un elemento di spettacolo quasi imprescindibile per il football e lo sport in generale. Questo documentario racconta la storia mai narrata di Suzanne Mitchell e delle ragazze che lavorarono per lei; lei fu la celeberrima madrina delle cheerleader, considerata da loro come una vera madre, severa, intimidatoria e senza paura, che non ebbe mai figli e in un certo senso le adottò e si prese cura di loro.

La Mitchell era molto protettiva nei confronti delle cheerleader, per questo stabilì delle regole che limitavano il loro comportamento ma che le tutelavano e chiarivano che quando indossavano la loro uniforme, queste donne rappresentavano se stesse e i Cowboys. Queste regole prevedevano il non masticare chewing gum, non indossare i jeans in pubblico o l’uniforme al di fuori del gioco, non frequentare i giocatori e non prendere peso. Molte di queste regole erano spaventose e feroci nei loro confronti, spesso avvilenti e se qualcuna di loro le infrangeva venivano subito cacciate dalla squadra.

Daughters of the Sexual Revolution: il documentario diretto da Dana Adam Shapiro presentato alla Festa del Cinema di Roma

Daughters of the Sexual Revolution Cinematographe.it

Il documentario di Dana Adam Shapiro riflette anche e soprattutto il contesto sociale durante il quale queste ragazze si fecero conoscere al grande pubblico, la cui rapida ascesa comportò tantissime polemiche da parte di molti esponenti religiosi e delle femministe. La loro uniforme era composta da un top blu e bianco, pantaloncini corti e stivali bianchi, una mise non apprezzata da molti che vedevano nelle loro movenze e nel loro modo di fare solo atti immorali.

Ma le critiche più aspre arrivarono proprio dai movimenti femministi emergenti, che criticarono il modo in cui venivano sfruttate come oggetti sessuali. Che fossero sfruttate, almeno economicamente, era vero, considerando che, nonostante queste cheerleaders fossero diventate delle vere e proprie celebrità, venivano pagate solo 15$ per partita. Le cheerleaders erano ben consapevoli del loro lavoro e non considerarono mai quel ruolo come qualcosa di sessista o degradante, o legato allo sfruttamento di genere, ma sicuramente esisteva una disuguaglianza di genere.

Daughters of the Sexual Revolution lascia narrare le vicende che circondarono i Dallas Cowboys Cheerleaders dalle ex componenti del gruppo e dalla stessa Suzanne Mitchell, scomparsa nel 2016. Ciò che viene narrato è la creazione di un mito, e il documentario trova la sua forza nelle convincenti e dure retoriche di Mitchell che ha trasformato l’intrattenimento sportivo per sempre, dovendo convivere con la bigotteria del tempo, trovando nello spettacolo televisivo e sportivo terreno fertile per costruire un dibattito e una riflessione sulla sessualizzazione, che non è sempre sinonimo di sfruttamento, e sull’indipendenza femminile dal dominio maschile.

Regia - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.1