Croce e delizia: recensione del film di Simone Godano

Sottotitolo: Croce e delizia è una commedia capace di percorrere le strade della satira e del dramma con abilità e sensibilità emotiva, incentrata sulle difficoltà del coming out e, soprattutto, sulle fratture e le ipocrisie nel nucleo familiare.

Croce e delizia è una commedia di Simone Godano, interpretata da Alessandro Gassmann, Jasmine Trinca, Fabrizio Bentivoglio e Filippo Scicchitano, che esplora conflitti, rivalità, gelosie ed evoluzioni che governano i rapporti famigliari.

La famiglia Petagna viene invitata da quella dei Castelvecchio a trascorrere un breve periodo di vacanza nella loro splendida residenza estiva, a ridosso del mare. Il motivo che si cela dietro questo inaspettato invito rimane ignoto finché Tony (Fabrizio Bentivoglio) e Carlo (Alessandro Gassmann), i rispettivi capifamiglia, non annunciano l’imminente matrimonio che a breve coronerà il loro amore segreto. Penelope (Jasmine Trinca), non vede di buon occhio la cosa e non perde tempo per organizzare, assieme a Sandro (Filippo Scicchitano), un vero e proprio sabotaggio per mandare a monte la cerimonia entro tre settimane. Una missione da nulla, vista la fragilità degli equilibri delle due famiglie, profondamente diverse fra loro per radici, ideologie e abitudini.

Croce e delizia Cinematographe.it

Sebbene il percorso sia ancora lungo, pare ce la stia mettendo davvero tutta il cinema italiano a riemergere dal sotterraneo luogo in cui si stava progressivamente eclissando. Ne sono testimonianza le diverse produzioni degli ultimi anni, che giungono a toccare il genere in ogni sua forma (ora persino il peplum-avventura, con Il Primo Re) conferendo nuovamente dignità ad angoli di cinema che sembravano perduti, irrecuperabili, da decadi: fra questi non fa eccezione quello della commedia, genere cinematografico prediletto da pubblico e produttori del Bel Paese ma la quale lunghissima battuta d’arresto aveva assunto le connotazioni di un definitivo crollo, a causa della realizzazione di opere dal dubbio gusto, spesso facilone e banali, sin dalla fine dello scorso millennio.

Croce e delizia: coming out e scontro fra nuclei famigliari all’opposto

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È ancora piuttosto difficile tracciare effettivi cambiamenti, ma una cosa è certa: poter constatare che film come Croce e delizia riescano a distinguersi, e a offrire qualcosa di almeno un poco diverso nel panorama italiano, regala un sorriso e una possibilità in più da concedere alla commedia nostrana. Perché il film di Simone Godano (già regista di Moglie e marito) adotta il travestimento del prodotto facile e comodo, anche prevedibile, per poi riuscire a ribaltare aspettative e congetture date per assodate nel primo atto di presentazione. Diversi sono gli elementi che potrebbero portare a definire Croce e delizia una rarità, una sorta di “mosca bianca” nel panorama cinematografico italiano. Gran parte del merito va alla solida struttura che la sceneggiatura di Giulia Steigerwalt edifica, imperniata dapprima sul già interessante confronto/scontro – che nasce dal più drammatico dei gesti, il coming out – fra due nuclei famigliari e tipi sociali agli antipodi e infine, proseguendo in bellezza, sui conflitti all’origine di quelle inconfessate fratture interne che mai si riescono a risanare.

Croce e delizia: ipocrisie, predilezioni e ferite interne della famiglia

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Dalla brillante raffigurazione degli ipocriti e fanfaroni Castelvecchio (la vasta apertura mentale è solo una maschera, come l’anticonformismo a ogni costo) a quella dei più genuini ma estremamente conservatori e sboccati Petagna, il discorso si sposta agilmente lungo i sentieri della satira senza temere la caricatura, per poi scomporla in ritratti umani verosimili e sinceri. Il tutto (persino la centrale relazione fra due uomini) sembra orchestrato con il fine di ottenere l’alibi per trattare un argomento ancor più flessibile e universale: la famiglia. Di qualsiasi tipo, di qualsiasi estrazione sociale, sempre a celare le sue ferite e i suoi enigmi, le sue inevitabili dinamiche vincolate a predilezioni che seguono la linea verticale figlio-genitore e, soprattutto qui, quella genitore-figlio, le sue “pecore nere”; capri espiatori, come la sensibile e negletta Penelope a cui Jasmine Trinca, comprendendone sofferenze e grigie afflizioni di bambina, regala voce e anima.

Croce e delizia è un’opera sorprendente, efficace nelle gag mai scontate e portate in scena da un cast di attori in splendida forma (Bentivoglio su tutti), il cui pregio principale risiede, tuttavia, nel saper catturare e svelare il dramma all’interno di situazioni apparentemente comuni, senza mai cristallizzare i suoi vitali personaggi all’interno di forme bidimensionali e statiche.

Croce e delizia è al cinema dal 28 febbraio con Warner Bros.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3