Venezia 80 – Un colpo di fortuna (Coup de Chance): recensione del film di Woody Allen

Colpi di fortuna profondamente alleniani sotto la luce di Storaro, in una Parigi romantica e fredda insieme.

Siamo in un film di Woody Allen, il cinquantesimo per l’esattezza, e non c’è modo di fuggire da quelle logiche care all’autore premio Oscar. Nel suo primo film girato in francese, Un colpo di fortuna (Coup de Chance), presentato Fuori Concorso alla 80ma Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e al cinema dal 6 dicembre 2023 con Lucky Red, il regista parla del disarmante fascino che il caso e la fortuna esercitano sulle nostre vite, divagando sulla natura delle relazioni e dell’essere, in un gioco di apparenze e verità in cui la commedia romantica si incastra con l’umorismo nero, strappando risate e considerazioni sulla gelosia, sulla felicità e sull’esistenza stessa.

Come la società odierna, anche la pellicola di Woody Allen si adagia sulle convenzioni sociali, su schemi ricorrenti, come quello di due vecchi compagni del liceo che si incontrano per caso una mattina, mentre passeggiano per le vie di Parigi: uno con le macerie ancora fresche dentro le viscere (Alain, interpretato da Niels Schneider), l’altra (Fanny, a cui presta il volto Lou de Laâge) invischiata in un matrimonio apparentemente perfetto. Alain e Fanny si scambiano reciprocamente aria fresca, urlandosi nelle vene la ricerca di un’identità semplice, vivida e felice.

Coup de Chance: è questione di fortuna!

Se sulla carta Coup de Chance è la storia di due amanti, sul grande schermo diviene un terreno da arare con l’ingegno e da coltivare, ognuno con la propria considerazione personale, in uno schema ricorrente e dannatamente umano in cui la maschera persiste sul volto insieme alle innumerevoli gabbie sociali che siamo costretti a subire.
È interessate notare l’incastro di sguardi esterni che svelano la relazione che intercorre tra Fanny e il marito Jean (Melvil Poupaud), un ricco uomo d’affari che ha tutte le credenziali per essere perfetto e invidiabile, avvolto in una scorza d’inconsistente nebbia indistricabile a occhio nudo, nella quale Fanny viene relegata a “moglie trofeo”, mentre i suoi bisogni e le sue peculiarità restano sepolte, in attesa di emergere sotto i colpi del fato.

Allen indaga sulla natura delle relazioni, su come si finisca per aggrapparsi a qualcuno per debolezza, fortuna o necessità, soffocando la propria essenza e affronta, nella complessa introspezione di un triangolo amoroso, l’inconsistente essenza dell’essere, la labile e drammatica caduta della maschera.
La fortuna esiste davvero o siamo noi a provocarla? In Coup de Chance ci sono sognatori e calcolatori e il divario tra libertà e possesso si annulla sotto i colpi di una gelosia insana (quella di Jean), atta a tenere sotto controllo il suo piccolo mondo perfetto, in un cortocircuito di eliminazioni che ci pone il colpo di scena finale sotto forma di un’ilare liberazione.

I toni caldi di Vittorio Storaro e le inquadrature romantiche di Woody Allen

Coup de Chance recensione cinematographe.it

È un’ambientazione fatta di case lussuose, antiquari, appartamenti bohémien, parchi carichi di vegetazione e boschi (la scenografia è di Véronique Melery), illuminata dalla fotografia di Vittorio Storaro, che tinge con i toni caldi dell’arancio e del cadmio l’incarnato dei due amanti, sostenuto dalla macchina da presa di Allen, che scruta dall’alto le effusioni di Fanny e Alain, rimpicciolendo la stanza per allargare lo sguardo sui loro baci, costringendoci dunque a cascare dentro la loro travolgente passione. Sembra un po’ di rivedere, con le dovute differenze e considerazioni, la camera di Vincent Van Gogh ad Arles, fosse solo per quei toni così accoglienti e francesi e per quelle prospettive anguste.
La palette però sa anche farsi fredda e urlare in immagini l’aridità del mondo aristocratico e altolocato, l’inadeguatezza della protagonista nel trovarsi a contatto con persone incapace di dare un valore aggiunto alla sua esistenza.

Dal punto di vista interpretativo, nonostante la bravura dell’intero cast, è lecito affermare che i personaggi femminili principali (e, di rimando, le interpretazioni di Lou de Laâge e Valérie Lemercier, che vestono i panni di mamma e figlia) godano di una tridimensionalità, tipica della commedia alleniana, esuberante.

Un colpo di fortuna (Coup de Chance): valutazione e conclusione

Avviandoci alla conclusione, ci sembra giusto fare un plauso anche al montaggio di Alisa Lepselter e ai costumi di Sonia Grande. In ultima analisi, Coup de Chance è un’opera profondamente alleniana in cui l’autore riesce ancora una volta, con arguta leggerezza, a raccontarci la vita in una manciata di minuti: è esistenza dentro un film ma è la stessa che incontriamo per strada e che ci scorre dentro, è quel miracolo che è la vita di ognuno: un respiro che ci anima per un colpo di fortuna, incontenibile ed esagerata, pretende verità, nel marasma dell’apparenza.

Un colpo di fortuna, presentato al festival del cinema di Venezia 2023, è al cinema dal 6 dicembre 2023, distribuito in Italia da Lucky Red.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 5
Recitazione - 4
Sonoro - 2.5
Emozione - 3.5

3.8