Come pecore in mezzo ai lupi: recensione del noir con Isabella Ragonese e Andrea Arcangeli

Dal 13 luglio 2023 al cinema Come pecore in mezzo ai lupi, noir diretto da Lyda Patitucci e prodotto da Matteo Rovere. Nel film, fratello e sorella si ritrovano nella stessa banda criminale: Bruno per mantenere economicamente la famiglia, e Vera come infiltrata della polizia.

Dal 13 luglio nelle sale cinematografiche italiane Come pecore in mezzo ai lupi, noir-poliziesco diretto da Lyda Patitucci, al suo primo lungometraggio dopo aver lavorato come seconda unità in pellicole di successo, tra cui Il Primo Re, Smetto quando voglio – Masterclass e Smetto quando voglio – Ad Honorem.      
Scritto da Filippo Gravino e prodotto da Matteo Rovere, Come pecore in mezzo ai lupi è una produzione Groenlandia con Rai Cinema, e vede come protagonisti Isabella Ragonese e Andrea Arcangeli.

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La trama del noir di Lyda Patitucci con protagonisti Andrea Arcangeli e Isabella Ragonese

Come pecore in mezzo ai lupi recensione - Cinematographe.it

Stefania (Isabella Ragonese) è un’agente sotto copertura della Polizia. Il suo difficile e adrenalinico lavoro l’ha portata a chiudersi in se stessa, allontanando tutti quelli che, un tempo, facevano parte della sua vita: la sua famiglia e il suo compagno. Per Stefania solo una cosa ha importanza ormai: la riuscita della sua prossima operazione.    
La protagonista, sotto il falso nome di Vera (con cui ormai si identifica completamente, “Stefania” è un lontano ricordo) è incaricata di infiltrarsi in una banda internazionale di rapinatori, dalle modalità di azione decisamente spietate e crudeli.
Vera conquista ben presto la fiducia del boss ma un enorme imprevisto mette a rischio la sua copertura: l’ingresso nella banda di suo fratello minore, Bruno (Andrea Arcangeli), che non vedeva da moltissimi anni. Bruno è appena uscito da un anno di reclusione, ha difficoltà a trovare un lavoro ma ha un disperato bisogno di soldi per offrire una vita dignitosa a sua figlia Marta. Da qui l’idea di partecipare ad un colpo che possa condurlo ad una grande quantità di denaro.    
Vera e Bruno, dopo anni lontani, si ritrovano nella stessa situazione ma in ruoli opposti, obbligati a mantenere il segreto che li unisce.

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Come pecore in mezzo ai lupi: il significato del titolo del film

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La religione assume un ruolo centrale all’interno di questo film: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”, questo è il passo del Vangelo da cui Lyda Patitucci ha trovato ispirazione per il titolo. Le pecore sono, ovviamente, Bruno e Vera, entrati nella tana di lupi spietati e senza scrupoli. Ciò che emerge con forza è che i villain del film, nello specifico il padre dei protagonisti (Tommaso Ragno) e il capo della banda criminale, hanno – o, piuttosto, ritengono di avere – una incrollabile fede in Dio. Si ritengono degli uomini di Chiesa perché conoscono la Bibbia a memoria, interpretandola, tuttavia, a loro piacimento.       
Quella fede, Bruno e Vera non l’hanno mai avuta: traumatizzati da un padre che li ha cresciuti per mezzo di una visione cupa e grigia della religione, le loro esperienze li hanno condotti ad avere una percezione della vita completamente disincantata.

I due fratelli hanno, dunque, in comune molto più di ciò che vogliano ammettere. Entrambi sono stati abbandonati dalla famiglia e, soprattutto, dalla società. Vera non viene supportata dagli agenti che dovrebbero tutelare la sua salute mentale e fisica; Bruno non ha alcun supporto nel reinserimento all’interno della società dopo l’uscita di prigione.      
Questa sensazione di non avere scampo, è ben sottolineata da una fotografia fredda, evocativa della morte con cui Vera e Bruno si ritrovano faccia a faccia: se qualcosa va storto c’è una sola alternativa alla vita.

L’incredibile trasformazione fisica di Andrea Arcangeli e Isabella Ragonese

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Tra i numerosi punti di forza di Come pecore in mezzo ai lupi, spicca la straordinaria trasformazione fisica dei due protagonisti. Isabella Ragonese, per interpretare Vera, abbandona la sua chioma luminosa in favore di una acconciatura dark e ultra laccata, impreziosita da un piercing sopra il labbro, che le conferisce un’aria da vera dura. Andrea Arcangeli, per vestire i panni di Bruno, mette da parte il fisico scultoreo sfoggiato in Romulus, così come la folta chioma: il risultato è una trasformazione davvero impressionante, che vi ricorderà la prova fisica di Christian Bale ne L’uomo senza sonno.   
Perché le capacità trasformative dei due attori protagonisti erano così fondamentali per la riuscita di questo film? Perché la regista sceglie di svelarci poco, pochissimo, del passato di Vera e Bruno, lasciando che i loro corpino parlino a noi spettatori, come una tela di ricordi e una sfera che predice il futuro: se guardiamo i protagonisti con attenzione, possiamo immaginare, infatti, il loro destino, perché nessun dettaglio è lasciato al caso.

Il genere noir-poliziesco è, troppo, spesso monopolizzato da uomini senza macchia e senza paura, bidimensionali, protagonisti di scene di azione esclusivamente adrenaliniche. Qui abbiamo finalmente uno sguardo femminile, un’eroina che tutto è fuorché bidimensionale. Vera è una donna complessa, sta vivendo un disagio interiore perché divisa tra il portare a termine il suo lavoro e proteggere suo fratello e la figlia piccola. Una bambina innocente, in cui la protagonista non può far altro che riconoscersi. Anche Vera è stata una bambina innocente: prigioniera in una casa grande ma vuota, vittima dei soprusi di un padre crudele che non le ha mai insegnato il significato della parola amore. Marta non ha una casa grande, non ha neanche dei giocattoli ma ha tutto l’affetto di suo padre Bruno, che spinto dall’amore di ciò che ha di più caro al mondo, sceglie di entrare nella tana dei lupi.           
Fratello e Sorella dovranno fidarsi di nuovo l’uno dell’altra. Se Bruno è di indole più spensierata, la vera prova è per Vera, che per la prima volta dopo anni dovrà, necessariamente, smontare, mattonella dopo mattonella, quel muro invalicabile che si era costruita con tanta cura.

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Come pecore in mezzo ai lupi: conclusione e valutazione        

Come pecore in mezzo ai lupi, nonostante dia molta importanza alla componente familiare, non cade mai nel melodramma: alcuni scene vi emozioneranno ma altre vi terranno con il fiato sospeso. Non a caso Lyda Patitucci è specializzata proprio in scene d’azione: l’adrenalina è palpabile.  

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8