Roma FF17 – Romulus – stagione 2: recensione della serie creata da Matteo Rovere

La rilettura del mito fondativo di Roma continua, con nuovi personaggi e nuove battaglie.

Romulus 2 è la seconda stagione della serie ideata e girata da Matteo Rovere e prodotta dalla sua casa di produzione Groenlandia, ispirata al film Il Primo Re, al quale è legata solo idealmente raccontando storie diverse. La serie, i cui primi due episodi sono stati presentati in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, è disponibile dal 21 ottobre 2022 su Sky e in streaming su NOW.

In questa seconda stagione Yemos e Wiros che, uniti come fratelli, hanno fondato la loro città e l’hanno consacrata a Rumia, diventano presto un simbolo di libertà e accoglienza, ma accendono l’attenzione di un nemico potente: Titos Tatios, il re dei Sabini.

Matteo Rovere torna a narrare la storia dietro al mito in Romulus 2

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Per la terza volta, la Groenlandia con Matteo Rovere torna a raccontare “la storia dietro il mito”, ovvero la fondazione di Roma attraverso le gesta di Yemos e Wiros.
Nelle nuove puntate, i due fratelli di sangue entrano a Velia non con la violenza, ma con l’autorità di chi ha liberato Alba e sconfitto il traditore Amulius. Torniamo allora nel VIII sec. A.C. con le trenta tribù che costituiscono la Lega Latina: in questo passaggio, le leggendarie gesta di Romolo e Remo cedono il passo alla storia, o meglio alla realtà che le ha generate.

Il fascino regna sovrano nella serie TV Sky

romulus 2 recensione cinematographe.it

Romulus si muove costantemente, incessantemente, tra Storia e Mito: ma l’intuizione fondamentale di Rovere (oltre alla riscoperta del genere che sta operando con la sua Groelandia, insieme a Sidney Sibilia, incidendo profondamente sul cinema italiano) è quella di intessere, su un lavoro di scrittura e di ricerca davvero enorme e sopraffino, una costruzione che, oltre alla leggenda che ruota intorno a Roma, mescola senza soluzione di continuità l’epicità della tragedia greca, il dramma shakespeariano, l’irruenza violenta del racconto barbaro.

Arrivando ad una soluzione scenica davvero potente e prepotente, che obnubila lo spettatore irretendolo in un’atmosfera vischiosa e fascinosa.
Anche per la costruzione dei personaggi: che continuano, come nella prima serie, ad essere una sorta di rockstar dell’antichità, ma nello stesso tempo emergono dalle pagine della sceneggiatura con la vividezza del chiaroscuro e la profondità emotiva di una triangolazione accuratissima.

romulus 2 recensione cinematographe.it

Ed è proprio in questa frattura tra mito e storia, ricostruzione e documento, che risiede il fascino di Romulus 2 insieme ai suoi difetti: ma se questi sono solo sulla carta, il fascino è un magnetismo che esplode nella seconda stagione ancora di più che nella prima, che sposta l’attenzione dentro le mura delle città, addentrandosi ancora di più nelle tradizioni religiose, le mitologie, esplorando a fondo quel realismo magico che è alla base del Mito.

Romulus conferma quindi le buone intuizioni della prima stagione, che forse era fin troppo ingessata nella sua stessa carica innovativa per riuscire abbastanza fluida: i nuovi episodi sono invece purissima epica moderna, abbacinante a tal punto da far passare in secondo piano le (tante) libertà che la storia si prende dal punto di vista della ricostruzione, interessandosi soltanto alla resa cinematografica.

Storia, politica e religione

In questo modo, la scrittura è libera di serpeggiare tra la dimensione religiosa e quella politica, le spinte degli ideali e i compromessi della realpolitik, con il solo scopo di stupire e rendere verosimiglianti i personaggi e le loro reazioni, che si staccano dalla pagina del libro e prendono vita propria.

È per questo che se alla fine nelle eroine di Romulus 2 si avverte fin troppo la dimensione fantasy che risale a Daenerys Targaryen importa ben poco; se il ruolo politico che rivendicano le donne nello show non è verosimilmente riconducibile a nessuna testimonianza storica e se la tipologia delle armi suggerisce un tipo di combattimento più libero rispetto a quello verificato non ha rilevanza.

Quello che interessa a Rovere è la spettacolarità intrecciata con la profondità, è la riscoperta di una pagina di storia lontana e vicina ripresa dalle angolazioni meno conosciute non tramite la lezione da una cattedra, ma attraverso la messa in scena di un mondo, di uno stile, di un parterre di personaggi che ricalcano il reale ma reali non sono, casomai realistici.

Sono insomma tanti i percorsi che si incrociano sulla strada di Roma, una città che diventa un luogo metafisico e misterico, un’incandescenza che si accende con l’incontro e lo scontro del furore guerriero e le leggi della civiltà.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.5