Come le tartarughe: recensione del film diretto da Monica Dugo

Un film stritolato dalla dolcezza che sopravvive in una triste realtà e l'insistenza dell'immaginazione; al cinema dal 24 agosto 2023.

Nessuno è immune al cambiamento; voluto o indesiderato esso avviene a prescindere da ogni volontà. Può essere immediato, così come lento in un’altalena di sensazioni che traghettano la rabbia in felicità e la felicità in rabbia. Come le tartarughe, è un racconto profondo diretto magistralmente da Monica Dugo, protagonista lei stessa di un drammatico complesso, complesso quanto a volte può essere la normalità.

Come le tartarughe inscena la convivenza tra fallimenti e sensi di colpa

Come le tartarughe;
Cinematographe.it

Lisa è una donna siciliana trasferitasi a Roma per amore di Daniele (Angelo Libri), un medico legale che si riconosce fin dalla prima scena in preda ad una sottilissima quanto impercettibile depressione, che lo condanna ad un senso di costante insoddisfazione.

Il racconto, lento nelle sue dinamiche, accompagnerà la trasformazione di un nucleo familiare e delle sue abitudini, che man mano spoglierà, per usare una metafora, la folta chioma di un albero fino a renderlo arido e “stanco”.  

Daniele, con un biglietto per la moglie e un addio di pochissime parole a Sveva (Romana Maggiora Vergano) sua figlia, decide di lasciare la casa e allontanarsi da loro; lo fa senza preavviso incurante dei sentimenti della donna, sentimenti sui quali aveva innestato le sue energie per affrontare le problematiche normali di una vita basata sulla normalità, su una convivenza di routine che affronta le crisi adolescenziali di una figlia e i piccoli capricci di un bambino che vive a sua infanzia. 

La narrazione di concrete debolezze rifugiate in scrigni d’immaginazione e ricordi

Come le tartarughe;
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Come le tartarughe è un film dalla doppia interpretazione che fa della sensibilità di Lisa il luogo più interessante.
In una visione drammatica che si espande tra il reale e l’immaginazione, quasi surreale per il genere, si concepisce la storia “nuova” di una “nuova” famiglia la cui protagonista vive il senso del fallimento rifugiandosi in un armadio, simbolo di un isolamento che racchiude forme di impotenza e difficoltà nell’affrontare la realtà.
Se il marito cerca di proteggersi dalle proprie fragilità, Lisa decide di non ingannare la propria tristezza indossando la maschera di un’arcigna serenità e decide di rifugiarsi dietro le ante di un guardaroba appena ristrutturato, creandosi un eco sistema sconnesso dalle responsabilità di una donna che si ritrova da sola. Da adesso in poi la voce narrante sarà quella di Sveva, una ragazza che nella sua apparente austerità risulta essere la più comprensiva, la più predisposta ad un dialogo, la più matura. Il suo, sarà un ruolo importante per la madre, che superato il giudizio iniziale sosterrà la madre assumendo il ruolo di collegamento con il mondo esterno, fino a scoprirsi simili e indispensabili l’una all’altra.

Una madre e una figlia simili d’anima

Come le tartarughe; Cinematographe.it

L’assurdità di una madre “chiusa” dentro un armadio e il peso di una casa da tener in piedi si incontreranno in un lieto fine. Un dialogo tra due donne, madre e figlia, che vivono un amore differente, nutrendo la stessa identica speranza romantica della condivisione. Lisa sa del tradimento, sa che il marito non tornerà; eppure, i suoi toni sono dolci, non determina alcun odio in Sveva e nel piccolo Paolo, i quali però non perdonano il padre.

Sveva, adolescente avverte l’incapacità di lasciarsi andare ad un “primo amore”, sente un senso di colpa verso la madre che invece la esorta e la spinge a vivere e a ballare sulle onde della felicità legittime per la sua età.
La complicità di un rapporto garbato e leale stabilirà tra la madre e la figlia un equilibrio completo e sereno, lontano dagli egoismi di un padre incostante e capriccioso.

Come le tartarughe: valutazione e conclusione

Come le tartarughe è un film delicato; ogni scena accarezza la precedente e la successiva creando suggestione ed emotività partecipativa.
Monica Dugo esordisce con un lungometraggio fatto bene, calibrato, dalla trama inesplorata, tessendo una storia reale in una metafora fiabesca e sognante.   
La fotografia di Gianni Mammolotti, il montaggio di Paolo Traverso e la bravura di un cast presentano nuovi talenti e interessanti promesse per il futuro del cinema d’autore italiano.

Come le tartarughe, presentato per la sezione Biennale Collage, alla 79 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, è in tutte le sale italiane dal 24 agosto 2023.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.2