Cocainorso: recensione del film di Elizabeth Banks

La recensione di Cocainorso, quarto lungometraggio da regista di Elizabeth Banks, indeciso sulla propria natura, anche se delirante e gioioso

Su Cocainorso, il quarto film da regista di Elizabeth Banks, si è detto e scritto molto ancor prima della sua uscita effettiva. Un po’ perché le premesse sembravano sufficienti a garantire un successo commerciale degno di nota – così non è stato -, e un po’ perché da anni ormai avevamo bisogno di un prodotto cinematografico capace di poggiare su basi così spiccatamente demenziali da risultare cinema di serie B duro e puro, senza alcuna pretesa di sorta.

Eppure Cocainorso, distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Universal Pictures dal 20 aprile 2023, è qualcosa di estremamente differente rispetto a ciò che era lecito aspettarsi. Ecco perché.

Una storia vera tra cinema demenziale e CGI bislacca

Mentre Jane degli Starship esplode al massimo introducendo gli spettatori al clima narrativo e atmosferico di Cocainorso, un film dal gusto fortemente pop, e dai continui ammiccamenti ad un cinema più propriamente Tarantiniano – passando tanto per i Fratelli Coen, quanto per i Farrelly – un velivolo dalle ridotte dimensioni plana a bassa quota. Al suo interno un giovane uomo apparentemente strafatto che impegnato a gettare nel vuoto ingenti quantità di cocaina, non si rende conto della propria condizione psicofisica battendo la testa ancor prima di gettarsi fuori con il proprio paracadute, confermandosi immediatamente come il primo di moltissimi idioti del film che difficilmente ricorderemo.

L’umorismo grottesco/demenziale dunque, anche se prontamente denunciato, è destinato a divenire via via più sciocco, sfilacciato e talvolta perfino involontariamente drammatico – o comico – a seconda della posizione di ciascuno spettatore nel corso della visione del film.

Così come Fargo dei Fratelli Coen, testo cinematografico cardine del cinema nordamericano dagli anni ’90 ad oggi e poi della parabola autoriale degli stessi, apparentemente – o forse no? – tratta da una storia altrettanto bizzarra e realmente accaduta a Minneapolis negli anni ’80 informa gli spettatori della totale o parziale veridicità dei fatti narrati e mostrati, Cocainorso segue esattamente la medesima procedura, pur trattandosi di un film quasi interamente di finzione, che partendo da una premessa realistica – un orso morto di overdose nella Georgia del 1985 in seguito all’ingestione di un’ingente quantità di cocaina – sceglie ben presto di intraprendere una direzione decisamente folle, delirante, grottesca e nonsense destinata a preservare Cocainorso come uno dei prodotti cinematografici più anomali e perciò linguisticamente interessanti degli ultimi anni di cinema.

Cocainorso - Cinematographe

Soffermandosi infatti sulla sinossi di Cocainorso appare evidente e in qualche modo perfino prevedibile attendersi un film tensivo e dal gusto adrenalinico onnipresente, trovandosi dinanzi ad un’orsa che strafatta di cocaina diventa omicida, commettendo una vera e propria strage nella valle della Blood Mountain (Chattahoochee National Forest). Eppure così non è. Elizabeth Banks, interprete dall’indubbia fama ma dalla carriera registica decisamente povera, spalleggiata dallo sceneggiatore Jimmy Warden, dirige Cocainorso mettendocela davvero tutta pur di tornare sui passi e toni decisamente – e giustamente – bistrattati di quello che è possibile considerare a tutti gli effetti come il suo esordio registico – pur trattandosi di un solo segmento all’interno di un film collettivo tristemente ampio quale è Comic Movie – rintracciando quello stesso gusto demenziale, nonsense e grottesco di Amore alla scuola media estremizzandolo ulteriormente se possibile e dando perciò vita ad un prodotto apparentemente costruito su di una struttura a gag, momenti meme e nulla più.

Appare infatti evidente fin dalle primissime sequenze quanto alla Banks, così come a Jimmy Warden, non interessi affatto ripercorrere la veridicità di un evento già di per sé bizzarro e potenzialmente ricco di contenuti, poiché ogni scelta, a partire dalla coppia islandese che apre il film, fino alla dinamica della famiglia disfunzionale e dei criminali depressi e gigioni, sembra virare sempre più in direzione di un cinema così definitivamente demenziale, sciocco, ridicolo e sfacciatamente splatter, da sfiorare per certi versi il trash. Discorso cui si aggiunge inevitabilmente una CGI bislacca e decisamente grezza che anima l’orso cocainomane e i suoi cuccioli, e che impedisce continuamente allo spettatore di percepire anche quella benché minima tensione necessaria a garantire pathos e tensione, soprattutto nel corso delle sequenze action o più generalmente avventurose, laddove cioè sarebbe stata indispensabile.

La violenza è donna, e così anche il divertimento, il suo nome è Ranger Liz

Ciò che più sorprende di Cocainorso però non è tanto il grado di demenzialità assolutamente senza pari che sembra venir fuori dal canale youtube di un qualsiasi diciassettenne alle prese con scherzi e ilarità di ogni genere, così come non è la violenza, pulp e splatter sì, anche se in più di un momento fin troppo fuoricampo e ripulita.

Piuttosto la sorpresa più gratificante e godibile è il Ranger Liz interpretato dalla sempre meravigliosa Margo Martindale che qui estremizza una riflessione tanto politica, quanto sociale sul ruolo della donna nella società, ancor più rispetto a determinati contesti, dando vita ad un personaggio femminile incredibilmente divertente nel suo essere così sfacciatamente idiota – nel senso più profondamente Coeniano del termine – perciò ignara dei danni che lei stessa provoca, pur di fronte ad una violenza sanguinolenta incessante e furiosa, così come situazioni sentimentali dagli esiti annunciatissimi che la trovano sempre e comunque perplessa, o in alternativa, indifferente. L’umorismo nella caratterizzazione che diverte realmente risulta perciò appartenere proprio al personaggio della Martindale e a poco di più.

Cocainorso - Cinematographe.it

Il ranger Liz della Martindale dunque potrebbe divenire la reale – e forse unica – motivazione per garantire una chance a Cocainorso di Elizabeth Banks. La violenza ed il divertimento infatti non appartengono al caos spietato e allucinato di un’orsa fuori controllo, bensì all’idiozia di una donna assolutamente incapace di ricoprire un ruolo che dovrebbe essere di protezione e che diviene ben presto il suo esatto contrario.

Cocainorso: conclusione e valutazione

Cocainorso, il quarto film da regista di Elizabeth Banks non rispetta, né soddisfa le attese, risultando a tutti gli effetti un film indeciso sulla propria natura e in continuo movimento e mutamento tra cinema demenziale, cinema d’avventura anni ’80, commedia nera, horror di serie B, e racconto di formazione dagli echi Spielberghiani riletto in chiave tossica e pop, senza tuttavia collocarsi mai realmente in nessuno di questi generi e modelli narrativi.

Il divertimento è però assicurato, anche se violenza e umorismo difficilmente incontreranno il favore e il consenso di un’ampia fetta di pubblico, così come di critica raggiungendo incessantemente vette di idiozia e nonsense davvero sorprendenti e dalla riuscita soltanto parziale. Il ranger Liz di Margo Martindale se non altro vale la visione dell’intero film.

Cocainorso è in uscita nelle sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 20 aprile, distribuzione a cura di Universal Pictures.

Regia - 2
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.3