A Christmas Carol: recensione

Basta rivedere A Christmas Carol, il film d’animazionedel 2009, diretto da Robert Zemeckis e prodotto dalla Walt Disney Pictures, per scoprire che oltre alle luci che colorano le nostre città, ne esiste una proprio dentro al nostro cuore. Al contrario delle luminarie artificiale, non può essere semplicemente sostituita nel momento in cui si spegne, poiché occorre alimentarla ogni anno e ogni giorno, anche quando sembra che non ci siamo più i motivi per farlo.

In un nostro articolo abbiamo parlato del Child Power nel mondo Disney, di quella forza che ha ognuno di noi di sognare e viaggiare lontano; peccato che nella pellicola tratta dal racconto di Charles Dickens, Canto di Natale (1843), l’avido e arido signor Ebenezer Scrooge, interpretato da Jim Carrey, crescendo ha perso questo magico potere e adesso? Considera il Natale solo una stupida festività creata per non lavorare.
Ma tutto si stravolgerà durante la notte della vigilia di Natale, in cui Scrooge si troverà in compagnia del fantasma di Jacob Marley (il collega defunto durante la Vigilia di sette anni prima), che inaspettattamente avanza tra le stanze del palazzo trascinando rumorosamente le ingombranti catene che ancora lo tengono legato alla sua vita terrena, nella quale si è curato poco degli affetti e troppo dei beni materiali. Ma cosa se ne fa del denaro adesso che non può goderselo? Nulla, è costretto a vagare per il mondo in cerca di pace e la sua unica consolazione è quella di avvertire l’amico, affinché non perseveri nell’errore altrimenti si troverà legato a catene ben più possenti! Alla visita terrificante di Marley seguiranno quelle degli spiriti, i quali lo condurranno a vagare tra passato, presente e futuro.

A Christmas Carol

Le catene dell’avarizia lo minacciano!

Inizia così un fantastico viaggio nel tempo, reso ancora più vivido dalla tecnica della performance capture, in grado di far avvicinare tremendamente il mondo reale a quello animato.
Quando la lancetta segna l’una di notte giunge allora lo Spirito del Natale Passato, fisicamente simile ad una candela, che riaccende nella memoria del vecchio protagonista i fasti della sua infanzia, in parte dura, ma comunque ancora attraversata dalla gioia del Natale, che Scrooge amava come ogni bambino! E danzava allegramente nel giorno di festa anche qualche anno più tardi, nell’ufficio del suo datore Fezziwig, trasformato in una sala da ballo in cui la serenità e il divertimento avevano praticamente annullato le differenze sociali.
Poi, l’arrivo del denaro segna per Scrooge l’affievolirsi dei sentimenti, primo fra tutti quello dell’amore per la sua ex ragazza, che lascia andare via poiché priva di dote.

Il passato fa talmente male che cerca di occultare la luce emanata dallo spirito. Ma il suo viaggio di redenzione è solo all’inizio! Ad attenderlo vi è lo Spirito del Natale Presente, con fattezze in parte simili a quelle di Babbo Natale e descrizioni tali da confonderlo col dio Cristiano. Con un’elegante movenza del mantello lo conduce nella dimora del suo dipendente Bob Cratchit, col quale si era lamentato per le ferie che era costretto a concedergli. Si stupisce nel vedere la felicità che anima la sua famiglia, nonostante la povertà e la malattia del piccolo Tim. E planando su Londra si rende conto di quante persone siano felici, avendo materialmente molto meno rispetto a lui! Giunge infine nella casa del nipote Fred, che l’aveva pregato di festeggiare insieme e che adesso lo deride insieme ad altri commensali, con una venatura d’affetto commovente e divertente.
A concludere questo quadro un’immagine emblematica nel panorama operistico di Dickens, che si batte contro la povertà e l’analfabetismo, personificati da un bambino e una bambina in abiti sgualciti e incatenati fisicamente dai problemi che affliggevano la Londra dell’Ottocento.

A Christmas Carol

Scrooge sbircia Bob e la sua famiglia, felici nonostante la povertà

L’ultimo Spirito è quello del Natale Futuro, il quale sopraggiunge nell’alone della nebbia per mostrare a Scrooge la sua tomba. Dinnanzi alla morte il vecchio protagonista diviene anche fisicamente insignificante, trovandosi a dover fuggire da una carrozza capeggiata dalla personificazione della morte, incappucciata di nero e spietatamente accanita contro il protagonista. Una situazione gotica e terrificante, tanto più se associata al brusio dei mormorii di conoscenti e parenti, ognuno dei quali lo ricorda negativamente.

Esiste un modo per cambiare e salvare la sua anima? Si, ma deve farlo subito! La bontà e la gioia non possono ancora aspettare. Così Scrooge si risveglia la mattina di Natale con uno spirito nuovo. Intona i canti che fino al giorno prima aveva detestato, fa beneficenza e aumenta addirittura lo stipendio di Bob!

A Christmas Carol

Scrooge col piccolo Tim

Io onorerò il Natale nel mio cuore e ne osserverò il culto tutto l’anno, non dimenticherò le lezioni del passato, del presente e del futuro, dice. Già, perché in fondo una notte soltanto dovrebbe starci stretta; una manciata di giorni incastrati alla fine dell’anno sono davvero pochi per rimediare tutte le mancanze di 365 giorni. La soluzione? Onorare il Natale, cioè onorare l’amore, la gentilezza e la bontà, senza aspettare che i nostri fantasmi arrivino a bussarci alla porta del cuore, nel bel mezzo della notte più fredda.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4.5
Emozione - 4.7

4.5

Voto Finale