RomaFF12 – Cercando Camille: recensione

La recensione di Cercando Camille. Il film è un viaggio della e nella memoria di un padre e di sua figlia, un road movie presentato ad Alice nella città 2017.

La ricerca continua che sfocia nella speranza disperata del riuscire a non dimenticare. Cercando Camille è il film prodotto da Christof Neracher, co-prodotto da Gabriella De Gara e con le società Hugofilm, RSI, SRG SSR e ARTE, pronto a partire per un viaggio in Bosnia dove l’intento primario è quello di ricordare. Scritto e diretto da Bindu de Stoppani con protagonisti Anna Ferzetti, Luigi Diberti e Nicola Mastroberardino, l’opera tra commedia e drammaticità affronta con diversi registri il dolore dell’Alzheimer, male visto in primo luogo non dal paziente affetto, ma dagli occhi e dal cuore delle persone vicine che sembrano non voler capire ma, soprattutto, accettare il suo potere divoratore.

Donna insicura e figlia amorevole, Camille (Anna Ferzetti) insegue tutti i giorni, per tutto il tempo, i capricci del padre. Ex giornalista di guerra, uomo rispettabile e noto anni addietro, Edoardo (Luigi Diberti) oramai è quasi al pari di un bambino, ancora sveglio in varie situazioni e avvenimenti, ma quasi completamente soppiantato da una malattia che si appropria della sua testa e dei suoi pensieri. È per questo che l’uomo non sa dove si trova Camille e la cerca disperatamente. Non sua figlia, un’altra Camille, per nulla dimenticata da Edoardo e apparentemente impossibile da trovare. È così che per la giovane donna inizierà un itinerario per i luoghi che il padre ha visitato durante la guerra, sperando di far riaffiorare la memoria e i suoi segreti per trovare un po’ di pace.

Cercando Camille – Tra armonia visuale e ostacoli di sceneggiatura

cercando camilleInseguire un senso, dare forma concreta ad una malattia che svuota però ogni minima cosa del suo più piccolo significato. Pensieri che si accavallano, reminiscenza che affievolisce, ma una volontà tanto grande da intraprendere un tragitto lungo e pieno di speranza da cui ricostruire un legame e tentare di trovare anche sé stessi.

Cercando Camille è la pellicola presentata nella sezione di Alice nella città alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma che esplora territori di conflitto per risanare ferite interne e forse senza facoltà di guarire, sostenute dall’affetto delle persone che sappiamo portare accanto.

Scritto e diretto da Bindu de Stoppani, il film percorre le vie di una storia ben strutturata, ma a tratti poco coinvolgente. Solida, ma più volte mancante di ritmo. Dal controllato equilibrio delle parti che pende la bilancia prima sulla sua riuscita per poi tendere all’opposto e, procedendo così per l’intera sua durata, Cercando Camille riesce a sfruttare un apparato tecnico che dona alla pellicola una messinscena precisamente, analiticamente artistica, ma che tende a cedere sotto l’aspetto della storia e degli elementi del racconto che la compongono. Dove infatti la regia e la fotografia curata da Marco Barberi avanzano per riempire con armonia il grande schermo, la sceneggiatura del film tende a lasciarsi un po’ troppo andare, in esatta antitesi con la quadrata visione del mondo della sua protagonista.

Cercando Camille – Anna Ferzetti dolce nella sua ricerca di Camille

cercando camille
Personaggio principale interpretato con ottima rappresentazione dall’attrice Anna Ferzetti, dolce nell’aiuto riservato allo sbandato padre Edoardo e per tutto il tempo estremamente convincente nel ruolo pragmatico, ma in fondo sognatore di Camille. Esattamente il contrario rispetto all’interpretazione della sua controparte maschile, quella di Nicola Mastroberardino, che oltre a mostrarsi come inadeguato interprete, partecipa anche al filone meno convincente del complesso della pellicola: la relazione d’amore tra opposti instaurata tra il suo personaggio, apparentemente indipendente e selvaggio, e quello della precisa protagonista. Un banale rapporto cadenzato dalle canoniche tappe dell’amore che, essendo però talmente scontato e poco originale, non riesce ad assumere nessuna buona, interessante piega.

Un viaggio che giungerà al suo scopo dopo alcuni alti e molti bassi, tra cui l’epilogo finale tra metafora e consigli di vita di cui la pellicola avrebbe fatto tranquillamente a meno. Una commedia che riesce a trasmettere un leggero senso di simpatia pur con le sue mille imperfezioni, che purtroppo non andranno dimenticate nel tempo, ma su cui per una visione si può anche chiudere un occhio.

 

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.8