Carne et Ossa: recensione del documentario di Roberto Zazzara

La tradizione secolare della Corsa degli Zingari di Pacentro rivive nel documentario scritto e diretto dal regista e direttore della fotografia pescarese Roberto Zazzara, presentato in anteprima mondiale ai Premi Internazionali Flaiano 2023.

È partito dalla 50esima edizione dei Premi Internazionali Flaiano, per proseguire nei prossimi mesi, il percorso festivaliero di Carne et Ossa, che lo accompagnerà sino all’uscita nelle sale e sulle piattaforme nell’autunno 2023. Pescara e l’Abruzzo hanno accolto l’anteprima mondiale del documentario di Roberto Zazzara, prodotto da IFA Scuola di Cinema nell’ambito del progetto IFA Glocal Film in associazione con SulmonaCinema, in quelle che sono la città natale dell’autore e la Regione dove sorge il borgo che fa da cornice alle storie al centro della sua nuova fatica dietro la macchina da presa. E non potevano esserci vetrine migliori per il battesimo sul grande schermo  dell’opera del regista e direttore della fotografia pescarese che ci porta in quel di Pacentro, un paesino di poco più di mille anime arroccato tra i monti abruzzesi in provincia dell’Aquila, dove la prima domenica di settembre di ogni anno, ormai da secoli, si tiene la Corsa degli Zingari. Ed è questo il baricentro su e intorno al quale si sviluppa il racconto.

Carne et Ossa si fa portatore sano di una serie di temi dal peso specifico rilevante, che al contempo permettono al documentario di stratificarsi e di muoversi in più ambiti

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Quali possano essere le origini di questo rito ancestrale non è dato saperlo, ma una cosa è certa, ossia il fatto che sia una corsa unica nel suo genere, che vede uomini e donne locali lanciarsi a piedi nudi da un dirupo fatto di roccia viva e rovi giù fino al torrente, per poi risalire sino all’arrivo posto all’interno della Chiesa della Madonna di Loreto. Una prova fisica crudele ed estenuante che porta i contendenti a prendervi parte per motivi spirituali o materiali, con questi che caparbi la affrontano ignorando il pericolo, il dolore, la fatica, convinti che la loro fede li proteggerà. Un momento catartico che li unisce nella ricerca del traguardo finale. Una sfida con se stessi, ma anche con la natura. Carne et Ossa si fa dunque portatore sano di una serie di temi dal peso specifico rilevante, che al contempo permettono al documentario di stratificarsi in termini di contenuti e di muoversi in più sfere: da quella meramente sportiva a quella religiosa, passando per quella antropologica. L’evento in sé le chiama tutte in causa facendole convergere e mescolare senza soluzione di continuità in una timeline di poco meno di un’ora. Il ché allarga di fatto tanto i canali d’interesse quanto quelli distributivi dell’opera, moltiplicando in maniera esponenziale le opportunità di visibilità. Ma solo il tempo ci dirà se tale vantaggio verrà sfruttato al meglio. Ad oggi invece le qualità espresse sia sul fronte tecnico che narrativo ci dicono che la pellicola ha diverse frecce a disposizione nel proprio arco da scoccare per conquistare lo spettatore di turno. La punta della freccia è sicuramente la resa di una pellicola fatta con il cuore, all’insegna dell’artigianato nel senso nobile del termine e dell’attenzione al dettaglio che si evince dal lavoro meticoloso del montaggio e del sound design.   

Carne et Ossa è un documentario dalle fondamenta drammaturgiche e narrative solide, che sorreggono un racconto corale affascinante e coinvolgente

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Si assiste infatti a un film dalle fondamenta drammaturgiche e narrative solide, che sorreggono un racconto corale affascinante e coinvolgente fatto di interviste a chi quella corsa a piedi scalzi l’ha praticata e vissuta nel senso letteralmente sulla propria pelle. Generazioni diverse a confronto, ma con il leit-motiv della corsa, si cedono il testimone per dare forma e sostanza a un documento storico nel quale passato, presente e il futuro di una tradizione secolare s’incontrano. Ci si interroga e si riflette sul perché della sua esistenza, su come questa è stata tramandata nel tempo, ma anche sulle caratteristiche che l’hanno resa e la rendono unica al mondo, oltre che sulle motivazioni che hanno spinto e continuano a spingere persone di ogni età a parteciparvi. Ne viene fuori un mosaico fatto di singoli tasselli orali che accostati restituiscono sullo schermo la misura del tutto. Si entra ed esce in successione da capitoli che affrontano le diverse tematiche al centro del documentario, compresa quella della presenza femminile nella corsa, rara e in molti casi osteggiata. Un frammento del racconto, questo, sul quale secondo noi ci si sarebbe dovuti soffermare un po’ di più e che avrebbe meritato uno spazio maggiore nella timeline, se non addirittura un film a parte. Ma la carne messa sul fuoco dagli autori del soggetto (tra cui Cristiano Di Felice e Giuseppe D’Angella) era già tanta e si è preferito saggiamente concentrare il tutto sull’evento piuttosto che sui singoli aspetti, così da restituire un quadro il più esauriente possibile. 

La scelta del B&N dona ulteriore sacralità all’immagine e a ciò che racconta  

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Zazzara dal canto suo mette a disposizione del documentario tutte le sue competenze, comprese quelle da direttore da fotografia che lo hanno portato a collaborare in precedenza a importanti progetti internazionali. Queste emergono nella confezione in maniera più che evidente nella scelta del B&N e del formato scope, che restituiscono sullo schermo immagini dal forte impatto visivo, prospettico e cromatico, capaci di catturare l’occhio del fruitore sia per il gusto della composizione che per la funzionalità ai fini del racconto. Sorprendente è il sodalizio e lo scambio emozionale che si viene a creare tra la messa in quadro e il contenuto, quando normalmente in operazioni analoghe le due componenti non viaggiano mai di pari passo. Carne et Ossa in tal senso si caratterizza per il grande equilibrio tra il cosa e il come, dove l’uno non fagocita mai l’altro. Avvolgere il tutto nel B&N in questo caso non è un vezzo estetico-formale, ma una scelta assolutamente funzionale per non dire determinante ai fini della riuscita, poiché dona ulteriore sacralità all’immagine e a ciò che racconta.

Quello firmato dal regista abruzzese è un oggetto filmico dal grande valore testamentale

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C’è poi il lavoro sul fattore cronologico, altro elemento fondamentale per una storia che ha bisogno di rievocare il passato per parlare del presente e di una tradizione tramandata nel tempo. La contrapposizione tra le linee temporali avviene mediante il ricorso a preziosi materiali di repertorio di epoche diverse, con questi che tornano alla vita nel loro formato originale con tanto di colore, flicker e aspect ratio 4:3. Una contrapposizione che il montaggio pone come basi per creare dei ponti spazio-temporali e dei punti di riuscita intersezione tra ciò che è e ciò che è stato, tra ciò che si è smarrito e ciò che è sopravvissuto. Carne et Ossa è la testimonianza diretta di quello che è rimasto intatto ed è stato tramandato nei decenni. Ed è questo che lo rende un documento importante, ancora prima che un prodotto audiovisivo da consegnare al mercato e allo schermo per fini commerciali. Quello firmato dal regista abruzzese è un oggetto filmico dal grande valore testamentale, che permette alle persone del luogo di riappropriarsi di ciò che li identifica, ma anche di portarlo all’attenzione di quella larga fetta di pubblico che della Corsa degli Zingari non era a conoscenza.

Carne et Ossa: valutazione e conclusione

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Roberto Zazzara firma regia, sceneggiatura e fotografia di un documentario prezioso che porta sullo schermo la tradizione secolare della Corsa degli Zingari di Pacentro, piccolo borgo alle porte dell’Aquila. Una corsa dura e crudele, affascinante e spettacolare, che il regista pescarese racconta attraverso le testimonianze di chi l’ha vissuta sulla propria pelle. La confezione è il punto di forza, con l’efficacissima scelta del bianco e nero, il pregevole montaggio e il notevole lavoro di sound design che danno ancora più spessore a un progetto che fatto con il cuore, all’insegna dell’artigianato nel senso nobile termine e dell’attenzione a ogni singolo dettaglio.     

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4.5
Sonoro - 4.5
Emozione - 4

4.2