Cannes 2015 – Un etaj mai jos: recensione

Con Un etaj mai jos (One floor below), la sezione Un Certain Regard della 68esima edizione del Festival di Cannes entra nel vivo della sua ragion d’essere. Il film del rumeno Radu Montean, infatti, si costruisce con argutissima originalità espressiva su quel filo sottile che separa il conscio dall’inconscio, fino ad esplodere in un dialogo recriminatorio che altro non rappresenta se non la trasfigurazione dell’antagonista sotto forma della coscienza morale del protagonista, un uomo alle prese con un pesante dilemma: dover scegliere se fare la cosa giusta o far finta di “non aver visto” per  non turbare la propria serena quotidianità.

L’espediente narrativo di un omicidio del quale lo spettatore ed il protagonista Petrascu hanno modo di ascoltare solo gli evidenti antecedenti in un diverbio tra amanti, è l’elemento centrale di un racconto vorticoso in cui un onesto lavoratore, padre e marito modello, dovrà confrontarsi con il difficile compito di rischiare di rompere la propria rassicurante routine per testimoniare contro l’ambiguo vicino di casa, un esperto di computer (Vali) palese responsabile della morte della povera ragazza che abita al primo piano dello stabile. Ma un etaj mai jos (un piano più sotto), come espresso dal titolo, non vive solo l’omicida,  ma anche le recondite ragioni che portano Petrascu a decidere di non parlare, lasciando impunito un assassino che, tra l’altro, bazzica disinvoltamente in casa propria. L’insostenibilita della situazione, tuttavia, porterà ben presto ad un ovvio punto di non ritorno in cui a sbottare non sarà solo Petrascu ma soprattutto il giovane Vali , tormentato non tanto dall’aberrante atto commesso quanto dalla non comprensibilità delle motivazioni che hanno portato l’uomo a difenderlo non dichiarandone la colpevolezza; inizia così una battaglia interiore fatta di gesti appositamente architettati da Vali per spingere il vicino di casa ad esplodere, in un gioco psicologico in cui l’assassino si erge a coscienza morale del testimone.

Un etaj mai jos: Vali

Vali

Una regia fatta di inquadrature fisse ed artifici volti ad aumentare la suspense (dialoghi intervallati a silenzi che covano una violenza sempre pronta ad esplodere, rumori sinistri, improvvise interruzioni della luce elettrica) incornicia una storia a cavallo tra il thriller ed il dramma esistenziale, che spinge lo spettatore ad interrogarsi per una volta sulle conseguenze della non azione, radice di risvolti imprevedibili, e sulla inesorabile necessità del fare ciò che va fatto, pena uno stravolgimento della propria vita e salute mentale ben peggiore.

Un etaj mai jos è  una pellicola davvero insolita ed intelligente, equilibrata nello smorzare una tensione costante e quasi palpabile con intermezzi leggeri, capaci di strappare il sorriso. Il tutto incorniciato da ottime prestazioni attoriali che confermano la vivacità e ricchezza del cinema rumeno. Davvero interessante.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7

Voto Finale