Caccia all’agente Freegard: recensione del thriller Prime Video

James Norton e Gemma Arterton sono i protagonisti di Caccia all'agente Freegard, il thriller su Prime Video dal 20 aprile 2023 ispirato a un'incredibile storia vera.

Stantia e abusata, capita anche che la formula “ispirato a fatti realmente accaduti” e relative infinite declinazioni arrivi, di tanto in tanto, a significare qualcosa per lo spettatore, magari aggiungendo benzina sul fuoco di un racconto che un potenziale disturbante lo conservava già in partenza. Caccia all’agente Freegard (in originale Rogue Agent) è un thriller su Prime Video dal 20 aprile 2023 con protagonisti Gemma Arterton e James Norton, diretto da Adam Patterson e Declan Lawn su sceneggiatura scritta dal duo insieme a Michael Bronner; adatta, prendendosi le sue libertà, le pagine più scaborse nella storia di un uomo pericoloso, che si chiama Robert Hendy-Freegard, un nome che in fondo è solo un alias tra i tanti, di un’identità sfuggente e infusa di un magnetismo velenoso. Thriller sì, ma d’ambientazione spionistica, se si prendono per buone le bugie di Freegard. Ne racconta molte.

Caccia all’agente Freegard: la tela del ragno

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1993. Robert Freegard (James Norton) è un agente sotto copertura dell’MI5 (sicurezza interna); operativo da qualche parte nella campagna inglese, si finge barista per arruolare tre ignari studentelli, convinti a suon di pistolotti retorici e promesse di ricompense morali. Non bisogna aver paura dei sacrifici, delle scelte dolorose e del congenito doppiogiochismo, tutto sarà ripagato, dopo, dalla buona coscienza di aver compiuto il proprio eroico dovere. Una volta sgominate le losche manovre di infiltrati dell’IRA in territorio inglese, quando la vita di tanti compatrioti sarà salva anche grazie a un certo tipo di scelte difficili allora, concede Robert al termine del suo eloquente spiegone patriottico, capirete perché l’avete fatto.

2002, Robert Freegard lavora in un concessionario di auto di lusso e perde la testa per Alice (Gemma Arterton) che è single e lavora in un importante studio legale. Si incontrano e lei intuisce subito che qualcosa di strano c’è, le basta “forzare” appena un pochino la cortina di fascino timido e delicato dell’assiduo corteggiatore. Finisce per accettare tutto lo stesso, anche le bugie più contorte, perché Robert seduce guardando sempre dritto negli occhi e glielo ha pure spiegato: è un agente dell’MI5, mentire è un modo di proteggerla. Non è vero, non è vero niente.

Robert non è una spia, è un criminale, della peggior specie, perché il suo è un inganno insinuante che lavora di fino sui sentimenti. Anche se Caccia all’agente Freegard non si prende la briga di esplorare fino in fondo le complesse sfaccettature di una psicologia manipolatoria e disturbante, qualcosa dei moventi arriviamo a capirla. Una gran fame di soldi, tirare le fila dei sentimenti altrui per arricchirsi oscenamente e questo è anche il torto subito dalla povera Alice, che infatti si trova derubata. Della fiducia in se stessa, di un mucchio di soldi, oltretutto perde anche il lavoro.

Ma è sveglia Alice, è determinata a fargliela pagare, convinta di avere quello che serve per assicurare l’amante truffaldino alla giustizia. Accompagna le forze dell’ordine (Shazad Latif) in un gioco del gatto e del topo parecchio frustrante perché lui sembra proprio inafferrabile. Il tallone d’Achille di Freegard sono le donne: si tratta solo di trovare quelle giuste. Le donne giuste sono tre, contando anche Alice. Sophie (Marisa Abela), una delle sue vittime storiche, se la porta dietro da annni fingendo un elaborato percorso di addestramento spionistico a causa del quale la donna ha praticamente resettato qualsiasi contatto con il resto dell’umanità. E Jenny (Sarah Goldberg), americana divorziata appena arrivata in Inghilterra in una posizione emotiva di gran vulnerabilità. Lei è la “nuova” Alice.

La storia di un mondo in cui, per ingannare una persona, dovevi guardarla negli occhi

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Adam Patterson e Declan Lawn lasciano correre il racconto sulla tensione trattenuta, il non detto e la manipolazione psicologica di un thriller spionistico ma solo in apparenza, dai contorni sfuggenti come le identità, molto friabili, messe in scena. Caccia all’agente Freegard punta molto sulla qualità delle interpretazioni di Gemma Arterton e James Norton. Una seduzione fragile, a metà strada tra il bisogno di aprirsi all’altro/a e l’inquietudine dei misteri, delle bugie, dei moventi “altri”. Quello di Robert e Alice è un amore complicatissimo, perché oltre le bugie e gli inganni (e gli autoinganni), un seme diverso è stato comunque piantato.

Celebra un mondo “fisico”, Caccia all’agente Freegard – in molti l’hanno fatto notare e con ragione – prima di Internet e senza social, in cui per ingannarsi bisognava ancora trovare il modo di guardarsi negli occhi, con tanta fatica in più. L’anonimato e le scorciatoie di un profilo fake appaiono lontani anni luce dall’orizzonte narrativo del film, che è la storia di un mondo vicino nei tempi ma anche irrimediabilmente diverso. Finisce tutto allo stesso modo, ieri come oggi. Cuori spezzati, portafogli svuotati e identità in subbuglio.

Per la verità, Caccia all’agente Freegard queste idee interessanti sul rapporto uomo donna, sulla natura sfumata dell’inganno e sul tempo che passa e non guarda in faccia nessuno, le corteggia ma si ferma lì. Allineare lo sguardo del film a quello delle protagoniste, Gemma Arterton in primis, risponde prima di tutto al bisogno di mettersi in linea con le necessità del tempo presente. Significa anche svilire un potenziale misterioso e inquietante che meritava di essere approfondito: di Robert Freegard e della sua verità, del suo trasformismo, pratico e morale, avremmo potuto saperne di più se solo il film avesse cercato di avvicinarglisi. Un coraggio che gli manca, forse per paura di un ultimo, letale raggiro.

Caccia all’agente Freegard: conclusione e valutazione

James Norton e Gemma Arterton sono bravi (molto), sono belli, insieme funzionano. Se Caccia all’agente Freegard è un thriller di buona fattura lo deve soprattutto alla capacità dei due attori inglesi di lavorare sulle fragilità e i segreti dei personaggi. La materia è ricca, esplorata supfercialmente. Attenzione a James Norton, il suo è un fascino intessuto in egual misura di magnetismo e fragilità che si adatta bene alla personalità ambigua di Freegard. Ne sentiremo parlare ancora, per un po’ è stato tra i papabili per il ruolo di 007. Chissà che il racconto della finta spia non possa valere anche come insolito provino per quella vera.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.7