Bumblebee: recensione del film

Dalle soli esplosioni si passa a un film sui sentimenti e l'amicizia. Bumblebee è il miglior film sui Transformers perché non sembra uno di questi.

Prendete i Transformers. Prendete un prodotto che è sempre stato esplosioni, azione, robot che con il loro gigantismo occupavano ogni millimetro dello schermo. Pugni volanti di alieni dalle articolazioni dedite al trasformismo e una storia che puntava in una sola direzione, quella del puro, enfatico sensazionalismo. Un tipo di intrattenimento che sussiste ancora, ma che i personaggi nati dai modellini della Hasbro hanno nel tempo fossilizzato, facendo della spettacolarità mastodontica ed esagerata di Michael Bay non più un semplice divertimento, ma una visione appesantita dalla propria portata di macchinismo, esplorato negli anni e oramai troppo ingombrante per un piacere volto alla curiosità della visione.

Con Bumblebee si è andati, dunque, cambiando rotta. Una strada all’apparenza univoca, ma che si biforca lasciando indietro la manifestazione tecnologica fine a se stessa per aprirsi ad una narrazione che respira di umanità. Nonostante le enormi e imponenti macchine.

Bumblebee è il migliore film dei Transformersbumblebee cinematographe

La ribellione ha scatenato l’inferno su Cybertron. Gli Autobot di Optimus Prime devono fermare la furia dei Decepticon, spinti dalla smania di acquisire tra le loro mani un potente artefatto in grado di creare la vita. È perciò compito dei ribelli trovare l’oggetto micidiale per isolarlo e distruggerlo, stesso obiettivo che ha spinto uno dei cybertoniani fin sulla Terra. Ma i nemici non attendono altro se non rintracciarlo, mentre per l’Autobot la permanenza sul pianeta straniero si rivelerà un momento di scoperta, alimentato da un’inaspettata amicizia.

È il sogno di ogni adolescente: possedere una macchina. La libertà che quattro ruote possono donarti, mentre sfrecci sulla strada asfaltata, canzone preferita alla radio e una leggerezza finalmente da poter stringere tra le mani. È ciò che desidera Charlie, la giovane protagonista interpretata da Hailee Steinfeld. E cosa può volere di più un giovane se non un auto che, inoltre, diventa anche un Transformers? Un coming-of-age insolito quello diretto da Travis Knight che, dallo script strutturato come un classico teen movie dalla sceneggiatrice Christina Hodson, rende insolito anche ciò che ci si sarebbe aspettato da un film suoi personaggi della nota serie.

Bumblebee è, in sostanza, il miglior film sui Transformers che sia stato fatto. E tutto risiede nell’assunto che, per quanto all’apparenza possa risultare un controsenso, Bumblebee non è un film sui Transformers. Immersi negli anni Ottanta, ma non affetti da quella retromania che invade e satura oramai gran parte degli apparati dell’audiovisivo, il film di Knight ammira il braccio alzato di Judd Nelson nel Breakfast Club (1985) di John Hughes e il tempo libero passato a lavorare nel luna park della propria città, l’amaro dell’esistenza quando si perde un genitore e l’animosità di una giovinezza tra i Tears For Fears e gli Smiths. Una pellicola che parla di adolescenza in maniera atemporale pur consapevole del proprio periodo di appartenenza. Un film dallo stile 80s con fantascientifici alieni robotici provenienti dallo spazio e che sa fare della musica un linguaggio, non solo atmosfera per delineare un’epoca.

Bumblebee – La tenerezza di un film fresco, tra umanità e ingranaggibumblebee cinematographe

L’universale sentimento di amicizia che va instaurandosi tra Bumblebee e la protagonista Charlie permette al film di venir associato ad una tenerezza che giunge imprevista e accogliente, in sintonia con le fragilità della sempre bravissima Hailee Steinfeld e insieme unite alla grinta che la storia sa infondere ai suoi personaggi e agli eventi che si ritrovano ad affrontare. Un legame che tiene stretti i protagonisti e avvicina così anche lo spettatore, che si ritrova partecipe di un racconto più ampio della sola lotta piena di detonazioni e in cui a prevalere è il dominio della forza.

Difficile pensare di poter attribuire aggettivi come dolcezza o premura a titoli della dimensione portata in auge da Bay, ma è grazie a Bumblebee che il pubblico potrà ricredersi. Una freschezza divenuta veicolo per un film che, in mezzo ad ingranaggi e rotelle meccaniche, sa trovare l’umano. Quello di chi è momentaneamente perduto, di chi deve trovare il coraggio di rigenerarsi. Quello di chi riesce a fare tutto questo trovando un amico.

Bumblebee è nelle sale italiane dal 20 dicembre 2018.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.2