Birds of Paradise: recensione del film di Sarah Adina Smith

Due ballerine, un amore, quello per la danza, un premio per cui lottare: un contratto con il corpo di ballo dell’Opera di Parigi. Sono questi gli ingredienti di Birds of Paradise, il film – disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video dal 24 settembre 2021 – diretto da Sarah Adina Smith che, ispirandosi al romanzo Bright Burning Stars di A. K. Small, racconta il viaggio, grazie a una borsa di studio, di Kate Sanders (Diana Silvers), dalla Virginia a Parigi per frequentare una delle scuole di danza classica più prestigiose di Parigi. Per la protagonista niente sarà facile, il percorso per raggiungere la vetta è lungo e complesso e per superare gli ostacoli deve mettersi alla prova: da una parte c’è la competizione, prima fra tutte quella con la compagna di stanza Marine Durand (Kristine Froseth), dall’altra ci sono le lezioni in sala e gli incontri con l’algida e spietata direttrice interpretata da Jaqueline Bassett, denominata “le Diable”.

Birds of Paradise: Kate e Marine, amiche nemiche

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La grandezza ha un prezzo

Il centro di tutto sono la discesa in un mondo oscuro, ricco di tentazioni e di ombre, di una ragazza ingenua, il rapporto con Marine, amica e nemica, nemesi e complice, compagna e rivale, la danza, atto miracoloso e misterioso, movimento divino e demoniaco al tempo stesso. Sulle tavole della sala, le due si uniscono indissolubilmente, e come in un passo a due le ragazze si alternano tra abbracci e scontri corpo a corpo; il loro inevitabilmente è legame competitivo, da cui emergono emozioni, bugie, sessualità (il rapporto tra Kate e Felipe) e rivelazioni che cambiano di segno il loro rapporto più di una volta.

Kate e Marine sono diversissime, la prima è lontana da casa, per lei è un sogno e un dono frequentare una scuola così importante – senza la borsa di studio probabilmente sarebbe impossibile per lei essere lì-, la seconda è figlia di una ricca e importante famiglia, spesso è lasciata sola a sé stessa, soprattutto dopo la morte del fratello. Ciò che le unisce è sicuramente l’amore per la danza, la fatica a cui si sottopongono, a cui sottopongono il loro corpo – i piedi segnati da ferite, piaghe, doloranti per le ore di esercizio -; l’una è già una vera stella, l’altra è un talento ma deve lavorarci su per raggiungere le vette sperate. Dopo un primo momento in cui le due sembrano essere molto lontane, poi Marine decide di aiutare Kate e le due stringono un patto, un giuramento che mette tra parentesi competizione, rivalità, ossessione della vittoria.

L’importanza della danza

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Il balletto è precisione e perfezione.

C’è qualcosa di magico nella danza, che si fa apotropaico e il film lo mostra in varie scene durante le quali Marine e Kate, dopo aver preso delle pasticche, ballano sentendo il ritmo della natura, della terra, del mondo. Le due ragazze muovono braccia, gambe, fianchi, piedi in modo da dimenticare paure, pensieri, mancanze (l’una quella del fratello, l’altra quella della madre, entrambe dicono di sentire chi amano più vicino solo quando si esibiscono), a suon di musica, la vivono con ogni cellula del loro corpo, vivono per quei pochi minuti per poter vincere quel premio così ambito. La danza ha un ruolo fondamentale nelle loro esistenze, contiene e vive di tutti i loro sentimenti, delle loro emozioni, dei loro traumi; loro amplificano ogni centimetro del proprio corpo: allungare i muscoli, stendere e distendere, volare sulle note di ciascun balletto. Ogni allieva e ogni allievo sa benissimo che deve lottare per avere la meglio sugli altri, per essere il migliore; la danza è abnegazione, è arte spietata e crudele: l’insegnante toglie la ballerina al partner perché durante il Natale ha preso peso e per lui sarebbe difficile sollevarla. La perfezione diventa un valore imprescindibile per la Ballerina e questo implica un fisico che segue canoni precisi, diventando quasi uno stereotipo – la ragazza a cui è stato tolto il ballerino si induce il vomito -, e questo vuole dire spezzarsi di lavoro, fatica, sacrificio totale. Per questo Birds of Paradise è tragica narrazione di due “guerriere del demonio” – la direttrice viene chiamata “le Diable” – che viaggiano nelle ombre più spaventose, che abitano a poco a poco ciascuna le proprie oscurità, si tratta infatti di una sorta di film dell’orrore il cui centro è il corpo in balia di sé stesso, di thriller psicologico – il rapporto particolare tra Marine e Kate è il nucleo di tutto – che scuote le coscienze.

Anche in questo caso un film che racconta la danza, le rivalità tra le ballerine, la ricerca assoluta della perfezione rientra nel genere horror; ci sono anche qui le angosce, le inquietudini, le fragilità di Il cigno nero in cui rivalità e ossessione per l’altra vanno di pari passo, sono presenti le “maestre” spietate e la danza come espressione demoniaca di Suspiria, tutte le psicologie segnate, le vendette che si compiono quasi per mano di qualche spirito crudele. Kate e Marine, unite da un’amicizia quasi tossica, compiono i passi tipici di ogni ragazza della loro età: si innamorano, si tradiscono, si confessano; tutto illuminato da una luce tenebrosa e spaventosa. Il film di Sarah Adina Smith però non riesce sempre a stare al passo con le citazioni che mette in campo, spesso chi guarda si sente spaesato tra i corridoi della scuola perché da un momento all’altro il castello potrebbe crollare.

Qualcosa però non torna in Birds of Paradise

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Birds of Paradise inanella danza e costruzione del proprio talento, tutto scorre di fronte agli occhi dello spettatore che non sempre riesce a comprendere questo tourbillon di giuramenti e allenamenti, amicizia e vendetta, eliminazione degli avversari e avvicinamento tra Marine e Kate. La vita, una vita spesso spaventosa, spesso distorta, contorta, questo è ciò che narra il film, le giornate di Kate – che attende le telefonate paterne, che deve usare pasticche per sciogliersi e sciogliere le proprie rigidità, che fa di tutto per crescere e raggiungere i suoi scopi grazie anche a Marine ma poi ha la meglio il desiderio di fare da sola, il desiderio di essere libera, slegata dalla sua amica/nemica, avversaria/idola. Il montaggio gioca con questo flusso, dando il senso di un’anima frammentata, spesso insicura, capace di ritrovarsi, trovare il proprio centro, solo quando danza. C’è però qualcosa che disturba, che stride e che non fa partecipare lo spettatore al viaggio della protagonista: come è repentino il passaggio dalla rivalità all’amicizia, è repentino anche il movimento contrario, si viene gettati improvvisamente in una gola profondissima di insicurezze senza capirne forse veramente il senso.

Birds of Paradise: un film che non riesce a coinvolgere completamente

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Birds of Paradise, nonostante le due interpreti che vestono bene i panni di ragazze che vogliono combattere e mollare la presa al tempo stesso, non riesce a coinvolgere totalmente. Ci sono sicuramente delle cose interessanti, come la rappresentazione delle oscurità delle giovani, quella del corpo in movimento, ma c’è un muro tra chi guarda e l’oggetto guardato.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8