Roma FF11 – In bici senza sella: recensione

Quando si pedala in salita, non si può stare comodamente seduti, bisogna arrancare, tenere duro e sperare di arrivare fino in cima. Una metafora efficace del cammino dei giovani verso l’occupazione: incognito e faticoso, come andare In bici senza sella, come è titolato il film dei sette registi esordienti.

Giovanni Battista Origo, Elettra Raffaela Melucci, Gianluca Mangiasciutti, Sole Tonnini, Vittoria Brandi, Francesca Fago, Luca Scapparone, Alessandro Giuggioli, Francesco Defano e Aldo Alatri mettono insieme le loro forze per raccontare la situazione lavorativa italiana, attraverso sei episodi.

In bici senza sella: la preoccupazione di trovare lavoro, di avere un posto fisso o rimanere precari a vita è uno degli argomenti più discussi.

Il cinema così lo ha recepito e diffuso abbondantemente negli ultimi anni. Da Smetto quando voglio a Quo vado?, Italiano medio e solo nel 2016 abbiamo avuto: Bianco di Babbudoiu, Lo chiamavano Jeeg Robot, Cristian e Palletta contro tutti, The Pills – sempre meglio che lavorare, , Wax – We are the X, Indivisibili. Chi ne fa un pretesto di trama, chi il punto focale della narrazione, ma sembra che non si possa fare a meno di parlare del non lavoro in Italia, soprattutto se si tratta di una commedia.

Per questo motivo bisogna riproporre il tema con originalità, presentando un punto di vista diverso, per non cadere nella reiterazione e provocare la noia nello spettatore.

in bici senza sella

In bici senza sella è diviso in sei capitoli che presentando  dal facchino, al neolaureato alla donna incinta, fino ai non più giovani, racconta la difficoltà di cercare e tenere un lavoro.

Santo Graal vede come soggetti due precari che si trovano davanti il famoso calice di Cristo. Devono scegliere se avere una vita eterna in quell’incertezza che li contraddistingue o godersi in presente e quel che sarà sarà.

in bici senza sella

Si entra poi in un metaforico schieramento di bande ne I precari della notte, dove appare per la prima volta la voce guida di una speaker, ripresentata negli ultimi due episodi. Dal colore rosso i precari, armati quelli con il posto fisso e in nero i lavoratori in nero. Una lotta che si conclude sempre con la fuga dei precari, una trasposizione fantasiosa, in un mondo in cui le allusioni sono nette, dai colori, ai costumi ispirati ai Guerrieri di Walter Hill.

Il terzo episodio è Curriculum Vitae: un silenzioso neolaureato si vede respinto da tutti perché troppo preparato. Così non gli resta che un gesto estremo e un finale tragicomico.

In Bici senza Sella: trailer, foto e poster del film diretto da 7 registi esordienti

Crisalide è la storia di una donna che, dopo aver ottenuto un contratto a tempo indeterminato, rimane incinta e deve inventarsi le soluzioni più disparate per non essere licenziata.

Arriviamo così a Il parassita, il corto più strutturato, che racconta il disagio di un ragazzo, licenziato a causa del fallimento dell’azienda. Per sopravvivere si rintana nella casa del capo e in incognito lo aiuta a salvare l’attività. Anche qui la vicenda prende un risvolto inaspettato.

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Infine Il posto fisso sembra una barzelletta nella quale due quarantenni trovano l’occasione della loro vita. Alloggio e viveri non sono un problema, basta un periodo di formazione. Di cosa si tratta? Dirlo rovinerebbe la sorpresa.

In bici senza sella ha trovato un buon terreno su cui crescere, fa perno sulle preoccupazioni del pubblico, scherzando sui drammi attuali e proponendo delle alternative fantasiose e fantastiche

La sua debolezza sta nella tecnica: i personaggi vengono inquadrati con un primissimo piano che spesso taglia loro la testa. Siamo molto vicini, le immagini non comunicano niente di più delle parole. La musica è presente per quasi tutto il film, come se fosse una colonna sonora permanente che resiste persino nei dialoghi. Invece di veicolare le emozioni si trasforma in un elemento di fastidio, che tiene lo spettatore fuori dalla storia. I dialoghi invece hanno un ritmo flebile, che non permette alle battute di suscitare la risata aspettata.

Infatti La Crisalide e Il parassita risultano i meglio riusciti per aver dato più spazio alla comunicazione visiva, le parole sono ridotte, i piani sequenza più lunghi e si lascia allo spettatore la possibilità di interpretare, quindi interagire attivamente alla costruzione della storia. Mentre Santo Graal eccede nelle descrizioni, cerca di chiarire ogni passaggio logico, di giustificare attraverso le parole le azioni dei personaggi. Si ripetono più volte le informazioni e le continue allusioni a Indiana Jones lo fanno apparire una masturbazione per nerd.

In bici senza sella è l’opera prima di sette registi che dimostrano come –  in una situazione problematica, come quella italiana –  chi ha passione e coraggio possa farcela. Tuttavia risulta ancora acerba la loro dimestichezza con i mezzi del cinema.
Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 1.5
Emozione - 2.5

2.3