Articolo 1: recensione del film di Luca Bianchini da Venezia 82

Il film di Luca Bianchini prende le mosse dalla Costituzione italiana per riflettere sul lavoro.

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, così recita l’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana. Sembra una questione semplice, un principio inoppugnabile, invece, purtroppo, non è così. Mettono in evidenza ciò gli articoli sul giornale che raccontano gli incidenti sul lavoro che ogni giorni strappano lavoratrici e lavoratori alle loro famiglie. Narra questo Articolo 1, il documentario – prodotto da L’Alveare Producecinema srl, fondata nel 2002 da Paola Rota e Paolo Bianchini, in collaborazione con Rai Documentari –, di Luca Bianchini, presentato a Venezia 82, nell’ambito delle Giornate degli Autori, nella sezione #Confronti, un’opera che con semplicità e sobrietà porta al centro il ricordo di chi ha perso la vita.

Articolo 1: l’urgenza delle storie

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“Strappare dalla statistica” queste storie e dare “consistenza a questi numeri”, così parla del suo lavoro di giornalista Marco Patucchi che ha curato per tre anni la rubrica “Morire di Lavoro” su Repubblica e che apre il documentario Articolo 1 e diventa una dichiarazione d’intenti dell’opera stessa. Dare consistenza umana e “riempire i vuoti nell’informazione”, in modo da “ricordare” persone, vite, storie, culture, tradizioni, è tutto ciò che vuol fare anche Bianchini ed è per questo che poi a parlare sono uomini e donne che hanno vissuto una tragedia del genere. Lucia, una vedova con due figli dopo il crollo del cantiere dove stava lavorando il marito Luca; Raffaella, una camionista di Fondi rimasta paralizzata; Sandro, un operaio morto in una cartiera toscana, diventano narratori di vicende drammatiche di cui è difficile parlare perché si può diventare banali e retorici. Invece Lucia, Raffaella, i parenti e gli amici di Sandro sanno perfettamente cosa dire, come dirlo e c’è in loro un’urgenza atavica di dire e raccontare ciò che è stato, cosa hanno provato, il vuoto incolmabile lasciato.

Il potere delle parole, la memoria, la testimonianza, su questo si fonda Articolo 1. L’obiettivo è quello di andare oltre l’ipocrisia e la retorica che accompagnano queste tragedie.

Lucia, la moglie di Luca, come se stesse accadendo in quell’istante, pensa al giorno in cui i carabinieri le hanno portato la notizia della morte del coniuge, il padre dei loro figli (due e cinque anni che pensano che la morte “sia andare e tornare”) che avevano addobbato l’ingresso per festeggiare il papà. Lo spettatore ascolta, in rigoroso silenzio, con estrema attenzione, quelle frasi che sembrano affilatissime e tenere per l’amore e la rabbia con cui la donna le sceglie. Il ricordo termine con un roboante, “che gli dico?” indirizzato ai figli che chiedevano quando sarebbe ritornato il loro padre.

Articolo 1: testimonianze che chiedono giustizia e un cambiamento per i lavoratori e le lavoratrici

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Poi c’è la testimonianza di Raffaella. Potente e sicura. Lei è il soggetto della sua storia, suo è l’infortunio che le ha cambiato la vita. Per lei il camion voleva dire libertà, quella che prima era solitudine scelta e in parte anche cercata e voluta, ora la stessa è un peso. Il suo unico pensiero era viaggiare, caricare, scaricare, viaggiare, caricare, scaricare, per quattro anni, ed è per questo che è svenuta e da questo svenimento ha avuto origine il suo incidente. Raffaella parla del lavoro e del lavoratore, di come dovrebbe cambiare la visione relativa ad essi e lei lo può dire.

La narrazione alterna i silenzi alle voci di chi riflette e si interroga. Articolo 1 è un film che porta al centro perdita, memoria e dignità, è un ricordo intenso di chi ha dato tutto, spesso senza scelta, senza riconoscimento. Bianchini, attraverso Lucia, Raffaella e Sandro, scrive un grido soffuso, una ricerca di una qualche giustizia in questo mondo per ricordarci che dietro ogni nome ci sono esseri umani.

Un’importante riflessione sul lavoro

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Infine c’è Sandro che viene ricordato da suo fratello, da altri componenti della famiglia e colleghi. Viene raccontato come un uomo solido, una roccia, amato da tutti, che sosteneva tutti, il fratello lo ricorda un po’ silenzioso e per questo è contento di aggiungere pezzi alla sua figura grazie ai ricordi di chi lo conosceva fuori dalle mura domestiche. Sandro muore sul lavoro, davanti agli occhi spaventati e attoniti dei colleghi che non hanno potuto fare niente.

Norme che mancano o che non vengono seguite, poco rispetto per il lavoratore e per la lavoratrice, orari disumani, sono solo alcune delle questioni che entrano in campo. Lavorare per vivere o vivere per lavorare, sono sempre gli stessi i verbi e la stessa preposizione eppure è radicalmente diversa la proposizione. A chiudere il racconto c’è Bruno Giordano, magistrato di Cassazione, per anni direttore dell’Ispettorato nazionale sul lavoro che di fronte ad un pubblico di studenti riflette su molte questioni. Parla del senso di colpa che ogni essere umano dovrebbe provare quando si parla di infortuni e morti sul lavoro. Analizza la situazioni, dimostra l’amarezza per ciò che ha visto e ha sentito in tutti gli anni di carriera.

Articolo 1: commenti e valutazioni

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Articolo 1 è un documentario semplice e potentissimo che è fatto di silenzi e parole, dell’urgenza di storie di uomini e donne, di vite che non saranno più quelle di prima, è un grido richiedente giustizia. Senza troppo fronzoli ma con una narrazione asciutta e diretta, Bianchini porta allo spettatore il racconto umanissimo del rapporto uomo-lavoro, degli infortuni e della morte di lavoratori e lavoratrici che non vengono tutelati. Lo spettatore ascolta le riflessioni, le domande e i ricordi di persone che non ci sono più ma che non possono essere solo numeri di tristi statistiche. 

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.8