Army of thieves: recensione del prequel Netflix di Army of the Dead

Army of Thieves è molto accattivante nel suo svolgimento e realizzato con una mirata competenza tecnica, trasformando un personaggio di supporto già interessante nello zombie movie Army of the Dead di Zack Snyder in un protagonista eccezionale.

Sei anni prima degli eventi di Army of the Dead, Ludwig Dieter era un uomo diverso. Anche se non era del tutto privo di fiducia, viveva una vita di solitudine e abbracciava completamente i suoi sogni di scassinatore nella sua testa. Scritto dallo sceneggiatore di Army of the Dead, Shay Hatten, da una storia che ha scritto con Zack Snyder e diretto da Matthias Schweighöfer, Army of Thieves sposta il suo tono e il suo genere per adattarsi allo scassinatore non convenzionale. Anche se molti potrebbero non essere interessati a conoscere le origini dell’eccentrico uomo dello zombie action-thriller di Snyder, sembra che la macchina di Hollywood non smetterà mai di produrre ogni possibile spin-off, sequel e prequel per ogni personaggio apparentemente interessante. Quindi, Army of Thieves dimostra di meritare di esistere? Possiamo confermarvi che sì, il prodotto Netflix è riuscito discretamente bene.

Army of thieves: la trama

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Prima di essere conosciuto come Ludwig, Sebastian Schlencht-Wöhnert (Matthias Schweighöfer) era un uomo tedesco solitario che viveva una vita monotona piena di giorni monotoni come cassiere di banca e che costruiva la sua conoscenza teorica delle casseforti. In particolare, la sua passione riguarda le mitiche casseforti di Hans Wagner e lo scassinamento di tutti e quattro i capolavori basati sulla mitologia norrena. In relazione a Army of the Dead, Sebastian arriverà alla fine alla quarta cassaforte dopo aver scassinato le prime tre. Army of Thieves è la storia di come ha fatto proprio questo, e di come questi eventi lo hanno portato in California dove gli verrà offerta la possibilità di scassinare la Götterdämmerung nella Las Vegas infestata dagli zombie.

Ritmo costante e una comicità sopra le righe per impreziosire l’operazione prequel di Army of Thieves

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Come accade per molti prequel, la suspense e l’eccitazione sono spesso smorzate dal fatto che gli spettatori conoscono l’esito del viaggio del protagonista. Tuttavia, la sceneggiatura di Hatten e la regia di Schweighöfer prendono la strada meno battuta di far derivare il piacere del film dal viaggio, non dalla destinazione. Sorprendentemente, il destino di Sebastian (a.k.a. Ludwig) in Army of the Dead svanisce rapidamente nei profondi recessi della mente, perché Army of Thieves è un’avventura completamente avvincente di un goffo ragazzo simpatico che trova nuovi amici, forse un amante/compagna di rapine interpretata da una convincente Nathalie Emmanuel, e persegue la sua più grande passione: scassinare casseforti.

Infatti, Hatten e Schweighöfer riescono a consegnarci promemoria e anticipazioni di ciò che accadrà all’amato scassinatore di casseforti in modi piuttosto sottili, che non interferiscono con lo slancio naturale del film. Le sue paure e l’ansia per l’epidemia di zombie in corso si sentono naturali per il suo personaggio e il fatto ovvio che Götterdämmerung sarà una missione che perseguirà da solo in futuro non si sente mai fuori luogo. Certo, la soddisfazione di una conclusione naturale è rovinata dal fatto che Sebastian e i suoi nuovi amici non riescono a scassinare tutte e quattro le casseforti. Tuttavia, l’approccio vivace di Schweighöfer alla storia fa sì che ne valga la pena. La caratteristica migliore del film è il senso del tempo comico di Schweighöfer e l’estetica visiva estremamente piacevole. In confronto al suo predecessore, Army of Thieves sembra un film completamente nuovo, nonostante il prestito di sigle al neon per mostrare i luoghi dei personaggi e introdurre i personaggi stessi che stridono con la scorrevolezza dell’insieme.

Un nuovo team a sostegno dell’interprete/regista, che punta tutto sull’approccio dinamico e senza mai conoscere pause

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Tuttavia, anche questi espedienti e le brevi vignette che condensano le rispettive storie dei personaggi sono fatte in un modo che funziona grazie alla meraviglia infantile di Sebastian, quando entra nel mondo del furto internazionale. Lo stile di regia di Schweighöfer è completamente personalizzato al personaggio che interpreta così squisitamente. Sebastian è ancora goffo e rispetta la natura del suo carattere, ma viene ritratto un protagonista perfetto per un film che non si vuole assolutamente prendere sul serio. Quella natura gentile e allegra che trasuda da Sebastian permea l’intero film, in particolare nella sua estetica e nel ritmo. Mentre il film manca di qualsiasi suspense narrativa, ciò che alla fine guida il prequel Netflix sono i protagonisti centrali: Sebastian e la Gwendoline di Nathalie Emmanuel. Entrambi godono di un approccio alla materia scanzonato ma mai debilitante.

A circondare la loro verve riuscita per il film, vi sono una serie di personaggi bizzarri che vengono prelevati dai film d’azione degli anni ’90 (pure con strizzatine d’occhio al cinema con protagonista Nicolas Cage). Utili per alimentare la sensazione di curiosità per la missione e nel come portarla a termine, formano un team compatto e senza sbavature e contribuiscono a rendere ancora più avvincente. Ogni singolo colpo è caratterizzato da flash forward conditi da un sano umorismo che non sfocia mai nel demenziale, mentre il montaggio gioca d’anticipo sulle stesse battute riportate dal cast in una messa in scena oltremodo spassosa. Army of thieves è un risultato sorprendentemente valido nel macrouniverso partorito da Zack Snyder, con un interprete principale e un regista da tenere in considerazione per eventuali film di stampo action futuri, magari con un budget ancora più maggiorato.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3

Tags: Netflix