RomaFF12 – And Then I Go: recensione

And Then I Go è il film di Vincent Grashaw sull'adolescenza nel Paese delle armi, in cui il bisogno di considerazione porta agli atti estremi

Edwin e Flake non hanno bisogno di far parte di nessun gruppo, a loro basta esserci l’uno per l’altro. Non hanno mai fatto parte di un’amicizia che non andasse oltre il loro solido duo, schierato contro quei compagni di scuola che non hanno mancato di offenderli o prenderli in giro. Per questo, con la forza del loro legame, vogliono compiere un gesto estremo che faccia capire agli studenti dell’istituto che non sempre si può scherzare, che anche loro sono in grado di ribellarsi ferendo nella più definitiva delle soluzioni. And Then I Go è il drammatico film diretto dal regista Vincent Grashaw presentato nella sezione di Alice nella città alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, l’evento mortale spinto dall’America della violenza e delle armi.

Legato soltanto al suo amico di infanzia Flake (Sawyer Barth), Edwin (Arman Darbo) non si tira indietro facilmente davanti alle ostilità. Piccolo, ma coraggioso, il ragazzino fa a botte, non ha paura di dimostrarsi provocatorio, ma nasconde in fondo una sensibilità che però ha timore di far vedere. Soprattutto se si tratta di aprirla di fronte allo sconsiderato e irascibile amico Flake, il quale riesce a convincere il giovane ad un atto violento, mosso da un odio mal incanalato. È così che i due organizzeranno una sparatoria all’interno della loro scuola, un gesto di predominanza su quegli alunni che da sempre li colpiscono e denigrano.

And Then I Go – L’America delle armi e dei giovani nel film di Vincent Grashaw

and then i go

L’entrata nell’adolescenza segnata dalla brutalità e sottolineata dalla facilità del mettere in mostra la propria aggressività quella rappresentata nell’ultimo film del regista Vincent Grashaw. And Then i Go è l’anomalo rito di passaggio in cui per crescere si prendono in mano fucili e si insegna ai propri avversari qual è il posto a loro destinato, una società plagiata dalla fascinazione di eventi come quelli di Columbine e dunque senza remore nel voler farsi valere con metodi insani e ingiustificabili.

Seguendo la vita di Edwin e cogliendone la necessità di rimanere accanto all’unico amico che abbia mai avuto, il ragazzino percorre la strada dell’insicurezza tramutando i suoi timori in desiderio di compiacere il suo socio e adempiere così ad una futile seppur , secondo la loro visione, motivata strage, a rimarcare il problema di un’integrazione quanto mai ardua e dell’importanza delle amicizie durante gli anni della maturazione.

Ricevendo comunque amore da una famiglia presente e propensa al dialogo, ancor più all’ascolto, a Edwin non basta lo sfogo che una comunicazione con i propri genitori potrebbe quanto meno alleviare, ma il disagio del sentirsi tagliato fuori dal mondo dei suoi coetanei porta il protagonista ad aggrapparsi, pur controvoglia, alla sola certezza della propria vita, all’unica persona che lo abbia mai veramente considerato.

And Then I Go – La poca forza di un film che manda comunque chiaro il proprio tema

and then i go

Un voler essere normale passando attraverso l’impasse della brutalità quando la propria speranza sembra non poter più venire espressa, ma che a differenza del disturbante film di Gus Van Sant Elephant (2003) non suscita la stessa tirata forza che ha reso puri quei momenti di insensato istinto omicida, pur tenendo ben definita la distanza tra le due opere e il percorso di elaborazione dell’azione da parte dei suoi attuatori. And The I Go si perde quindi sul ritmo e la tensione di una costruzione silente che non avrebbe disprezzato un minimo di apprensione in più, pur sostenuto con lode dal piccolo protagonista Arman Darbo, che riesce con bravura a trasmettere tutta la transizione della gamma dei sentimenti affrontata dal personaggio di Edwin.

Con la bella colonna sonora composta da Heather McIntosh, indagatrice e insinuante, solitario fattore ad alimentare la disarmonia degli animi dei due ragazzi portati ad un obiettivo ultimo e spietato, il film di Vincent Grashaw trasmette il proprio tema di fondo purtroppo formando con troppa morbidezza il procedere della storia, rimanendo comunque uno specchio preoccupante poiché possibile sul quel Paese degli spari e dei disturbi dell’adolescenza.

 

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 2.5

2.8