Amici come prima: recensione del film

Amici come prima è uno specchietto per le allodole: togliete l'effetto nostalgia e vedrete che la sostanza da cinepanettone stantio non cambia...

Nel Natale 2017 era stata definitivamente proclamata la morte del cinepanettone. Come? Con l’operazione di Medusa e Paolo Ruffini, che invece di girare un altro insensato, vuoto, piego prodotto scurril-natalizio, ha preferito frugare nel passato per così proporre un best off a spese zero che ripercorresse i momenti goliardici che hanno visto la commedia burina scalare le vette del box office italiano, fin quando anche i più fedeli appassionati giungevano oramai alla strenua delle forze. Ecco allora, nei corridoi della casa di produzione, venir progettato il piano finale per il risorgere dalle ceneri, più forti e motivati di prima: far tornare, dopo dodici anni di assenza dallo schermo, il grande duo comico che del cinepanettone ha fatto il proprio cavallo di battaglia.

Massimo Boldi e Christian De Sica, che poca fortuna hanno riscosso dopo il loro scioglimento dall’ultimo Natale a Miami, si rincontrano per le feste di Natale e lo fanno con Amici come prima. E la prima pedina viene mossa. Perché anche il titolo allude più alla manovra di riavvicinamento, che non all’opera nel suo complesso, che di denominazioni inerenti alla storia ne avrebbe potute avere ben altre. Quale passo viene dunque compiuto dopo lo smacco iniziale? Far credere che i due mattatori della risata anni Novanta e inizio Duemila (è bene specificare) facciano nuovamente parte di una pellicola che richiami le atmosfere volgar-nazionali che tanto hanno intrattenuto gli spettatori, offrendo però poi loro un prodotto più interno, inconsciamente subdolo, che sfrutta massicciamente la nostalgia per cercare di passare sopra alle solite trovate squattrinate, becere in bocca a qualsiasi attore, ma che sentirle ripetute per la millesima volta da uno biascicato Massimo Boldi possono risultare quanto mai letali.

Amici come prima – Il vecchio trucco della nostalgiaamici come prima cinematographe

Il problema degli sceneggiatori e ideatori del film è che, però, ci riescono. Riescono a fare della malinconia il fattore su cui puntare. Riescono a trasformare un’amicizia il motore di un intero racconto, non badando alla ripetizione o alla scadenza degli sketch e delle loro battute. Ci riescono e sono furbi nel farlo. Ma cerchiamo di soffermarci bene sul film. Cerchiamo di togliere quella patina, ingombrante e traditrice, che vorrebbe richiamare dei tempi andati, dimenticando che qui, ora, davanti agli occhi, si sta ripetendo l’ennesimo teatrino con escort, lingue di fuori, blow-job e schiaffi sul sedere. E la parolaccia per chiudere ogni scena comica, perché senza è difficile saper far ridere. Almeno così sembrerebbe.

Dietro il travestimento di Christian De Sica nei panni di una donna, Amici come prima architetta una mascherata ancora più in grande, che nel tentativo di commistione tra commedia e, sì, cinepanettone, crea questo ibrido indefinito, che nella ricerca di modernità ha ancora bisogno di donne stereotipate e allusioni di variopinto genere. Il tutto fatto passare quasi per un’apertura sui cambiamenti del mondo, ma velando una trivialità che è bene tenere fissa in mente, senza lasciarsi abbindolare da questo fantomatico effetto di ritorno a questi fantomatici bei vecchi tempi. Il film, infatti, più che un avanzamento, si stagna nella propria fantasia di potersela cavare con paradigmi invariati da quelli utilizzati nelle altre pellicole natalizie, illudendosi che una trama leggermente più strutturata in atti e uno o due dialoghi con musica sentimentale in sottofondo possano bilanciare le oscenità gratuite e la sguaiataggine stagionata.

Un vero peccato per Christian De Sica, che costretto a dover trasformare la storia introspettiva di un uomo e il suo bisogno di cambiamento nei panni dell’altro sesso, si trova una volta ancora intrappolato in un meccanismo che, abbiamo ormai capito, gli va troppo stretto e in cui lo show man avrebbe bisogno di poter respirare. L’opera potrebbe a tratti ripresentarsi come una grossa metafora dell’esperienza artistica e lavorativa dell’attore. Una cultura e una preparazione ammirevoli, una caduta e, dunque, la necessità di costruire l’imbroglio. E per chiudere un sogno sul finale, quello che anche noi sentiamo di augurare a De Sica: uno spettacolo su di un palcoscenico addobbato a festa mentre mostra tutte le proprie capacità naturali, vestito da uomo o donna non importa.

Amici come prima – Li abbiamo voluti? E ora ce li teniamoamici come prima cinematographe

I rimandi ai lavori andati passa per l’iniziale interfaccia della videocassetta, per le musiche totalmente in contrasto – e perciò inadeguate – con il presente in omaggio ai vecchi cinepanettoni creando un effetto straniante, per le battutine e gli ammiccamenti aldilà dello schermo cinematografico. Tutto talmente ben giostrato che, se ci fosse stato lo stesso impegno per rendere la sceneggiatura originale e setacciata al millimetro, si sarebbe potuto quasi realizzare la migliore commedia degli ultimi anni. Invece l’inciampo è dietro l’angolo. O meglio, Massimo Boldi con un oggettino per il controllo del pene.

Volevano che tornassero e loro lo hanno fatto. Adesso andranno anche al cinema a vederli. Ma non è facile urlare al cambiamento del cinema italiano se poi gli stessi italiani ricadono nei propri stessi passi. Adesso ce li teniamo e guai a chi si lamenta.

Amici come prima, prodotto da Indiana Production e Medusa Film, è in uscita nelle nostre sale il 19 dicembre, distribuito da Medusa Film.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 1.5
Recitazione - 1.5
Sonoro - 1
Emozione - 1

1.3