Alberto Giacometti by Stanley Tucci: recensione del documentario disponibile su Nexo+

Cosa significa essere artista? Chi è l’artista? Cosa fa? Sono tutte domande che l’attore e regista statunitense di origini italiane Stanley Tucci (vincitore di due Golden Globe), appassionato d’arte e ossessionato per un grande artista ormai scomparso, Alberto Giacometti, ha trasferito nel suo quinto lungometraggio presentato a Berlino, Final Portrait – L’arte di essere amici (2017).

Ispirato a un volume autobiografico dello scrittore statunitense James Lord, il film racconta la storia dell’artista ormai scomparso, basandosi sul singolare rapporto dell’artista con uno scrittore newyorchese, molto più giovane, James Lord (Armie Hammer).

Alberto Giacometti

Stanley Tucci

Tucci, che per la messa in scena del film, ha svolto ricerche per oltre vent’anni; al fine di approfondire ulteriormente la sua ricerca sull’artista, ha realizzato un documentario dal titolo Alberto Giacometti by Stanley Tucci, trasmesso su Sky Arte e Nexo+, in occasione dei 120 anni dalla nascita dell’artista.

Alberto Giacometti by Stanley Tucci, un vero atto d’amore per un artista che non c’è più

Nato nella Contea di Westchester (USA) con un padre insegnante d’arte, per il quale ha più volte posato, Stanley Tucci fin da ragazzo ha mostrato particolare interesse verso il lavoro di Giacometti e la sua idea della condizione umana ridotta, attraverso l’arte, alla sua vera essenza. L’intento del regista e ciò che tenta di svelare nel documentario, era quello di ricercare la verità su un uomo enigmatico e ossessivo quale Alberto Giacometti, a partire dalla sua biografia fino all’analisi della sua sfera più intima.

Figura di spicco del XX secolo, Alberto Giacometti è famoso soprattutto per una serie di sculture scarne e filiformi che rispecchiano il suo stesso stile di vita.

Come Francis Bacon, Giacometti aveva uno stile di vita alquanto spartano. Difatti, nonostante il suo benestare, ha sempre abitato nello stesso squallido atelier parigino, frequentando prostitute e mettendosi nei guai con la malavita. In quella piccola stanza di Parigi vi era racchiuso tutto il suo mondo. Ha vissuto sempre così, fino alla morte nel 1966; mantenendo la stessa purezza iniziale, fino a fondere letteralmente arte e vita.

Un po’ tutte le sue opere sono incentrate sulla ritrattistica e sulla forma umana. La continua ricerca dell’impossibile, il bisogno ossessivo di tradurre in immagini la realtà e l’incessante analisi, fanno di Alberto Giacometti, un artista fuori dal comune. Per entrare maggiormente in contatto con la sua figura, Tucci ha incontrato una serie di conoscitori diretti e non dell’artista; tra questi: lo scultore Antony Gormley, la direttrice della Tate Gallery Frances Morris, il collezionista Adrien Maeght e persone che posarono per lui in giovane età, come Lord David Sainsbury e Aika Sapone.

Tappa importante quella del Louisiana Museum of Modern Art situato a nord di Copenaghen, dove vi è una delle collezioni più significative dell’artista. Tra gli incontri più belli, sicuramente quello con Aika Sapone che posò giovanissima per l’artista. Figlia di un sarto e collezionista di artisti come Picasso e lo stesso Giacometti, Aika posò per quest’ultimo per diversi giorni, ricordando la sua spontaneità, gentilezza e allegria.

Tucci svela anche alcuni segreti del backstage di Final Portrait, dallo studio parigino dell’artista, ricostruito scrupolosamente nei dettagli, ai dipinti ricreati sul set da Roan Harris, ripreso mentre realizza un ritratto del regista utilizzando la tecnica tipica di Giacometti.

Alberto Giacometti e la fusione tra arte e vita

Alberto Giacometti cinematographe.it

Stanley Tucci insiema a Aika Sapone

Alberto Giacometti alla fine degli anni ’50 era uno degli artisti più famosi al mondo. Aveva una doppia vita. Sposato con una donna, Annette, verso la fine della sua vita ebbe una lunga relazione con Caroline. Ossessionato da quest’ultima, sua musa e amante, Giacometti ripropone Caroline in diversi dipinti fino alla fine dei suoi giorni.

L’artista voleva cogliere una precisa realtà in un processo di progressiva riduzione artistica, fino a scoprirne l’essenziale. Caratterista determinante, la fissità dello sguardo. Ogni figura assumeva la stessa posa, sedendosi sempre nello stesso posto. Ricorre sovente, in Alberto Giacometti, l’ossessione per lo sguardo e la continua ricerca artistica mediante una vera e propria denudazione delle figure prescelte, fino all’essenziale, prediligendo la mancanza di colore.

Tucci racconta che dopo le riprese del film riuscì ad accedere per la prima volta nello studio parigino al 46 di Rue Hippolyte – Maindron (oggi una casa privata), per conoscere più a fondo un uomo inquieto, tormentato; che ha conosciuto la fama, ma che ha vissuto lontano dal lusso, non interessato al denaro ma soltanto alla propria attività creativa.
Un documentario che fa conoscere allo spettatore una figura dall’indole ostinata, quella di un artista a 360 gradi, dedito all’arte come alla vita, dal quale chiunque può trarre insegnamenti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Sonoro - 3
Emzione - 3

3.2

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