33 isole: recensione del documentario con Lucio Bellomo

Un itinerario in barca a vela per scoprire le isole d'Italia.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8

Quanto bisogna essere folli per raggiungere le isole d’Italia con una barca a vela? Lucio Bellomo, oceanografo e ricercatore palermitano, ha accettato questa sfida, riportandola nel suo libro e poi consegnandola alla macchina da presa di Donald Wilson, che ha diretto 33 isole, il documentario scritto e montato da Alberto Bougleux, presentato in anteprima assoluta a Palermo durante Una marina di libri 2025, nel corso di una rassegna di avvicinamento al 20° Sole Luna Doc Film Festival, in programma dal 15 al 21 settembre 2025 a Palermo, presso la Galleria d’Arte Moderna e Palazzo Branciforte.

Tratto dall’omonimo libro di Bellomo, 33 isole. A vela in solitaria alla scoperta del loro futuro, il documentario esplora a tutto tondo la vita isolana, che il più delle volte si traduce in una vita “isolata”, specie se vista dall’esterno. Ma è davvero così? Chi sono le persone che vivono nelle piccole isole d’Italia? Come affrontano i lunghi inverni in cui i luoghi si spopolano e iniziano a mancare i servizi, talvolta anche quelli essenziali? E cosa li spinge, quando vanno via, a tornare indietro?

33 isole recensione cinematographe.it

Lucio Bellomo, che dopo una vita all’estero ha deciso di lasciare il lavoro stabile per inseguire ciò che davvero lo rende felice e andare a vivere in barca, ha studiato nel dettaglio il suo itinerario, bilanciando i tempi e le conoscenze a sua disposizione con le capacità di Mirabel, praticamente non una vera e propria barca, bensì un gommone a vela dall’andatura lenta, sprovvisto di cabina. Durante la presentazione del film ha raccontato di aver dovuto tralasciare alcune isole per una questione logistica, tuttavia il suo viaggio regala una dimensione d’insieme, soprattutto a chi ignora quel tipo di esistenza lenta, avvezzo com’è al furore della città.

33 isole: l’itinerario di Lucio Blelomo tra le isole d’Italia

33 isole parte da Ustica, una terra che per Lucio è casa, per poi proseguire verso Alicudi, Salina, Lipari, Vulcano, Filicudi, Panarea, Stromboli, Capri, Procida, Ischia, Ventotene, Ponza, Isola del Giglio, Isola d’Elba, Palmaria, Capraia, La Maddalena, Sant’Antioco, San Pietro, Marettimo, Levanzo, Favignana, Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Ortigia, Gallipoli, Tremiti, Grado, La Certosa, Sant’Erasmo e, infine, Venezia.
4000 miglia per attraversare l’Italia, per addentrarsi nel dolore di Lampedusa, nella bellezza brulla e poetica delle Eolie, nella raffinatezza internazionale di Capri e in quella culturale di Ischia e, ancora, nel tonfo silenzioso dell’Isola del Giglio, in cui non si vede che qualche immagine. E (quasi) a ogni porto ad attendere il viandante c’è un volto, una o più storie, ci sono artigiani che plasmano sculture da ciò che il vulcano sputa fuori, insegnanti poetesse che hanno fatto dell’isola la propria missione di vita, chef che fuori dalla propria terra d’origine si sentono spaesate. E poi giovani pescatori, associazioni culturali, narratori di storie…

Ci sono paesaggi che si mescolano alle parole, in 33 isole, e persone che si fanno testimoni di una mancanza, di un’urgenza, di un tempo di vita che sembra essere relegato ai margini, avvolto dalle onde del mare. Eppure, in questi luoghi così piccoli, sembra resistere ancora un senso di appartenenza verace, un istinto di essere comunità, di essere meno isolati di chi alberga in comunità popolose di volti.
Ascoltando le interviste contenute nel film si percepisce come l’isola per chi la abita non sia solo un luogo, ma un’essenza, un mantra e una guida: un viale ben definito in cui avviarsi per trovare se stessi, per sapere chi sono davvero, oltre il rumore caotico del mondo.

33 isole: valutazione e conclusione

33 isole è un progetto umanamente ambizioso, con una sceneggiatura carica di poesia e spunti di riflessione e una fotografia che trascrive sul grande schermo la bellezza mozzafiato del mare e delle isole. Non è, tuttavia, un progetto perfetto. Pecca infatti in alcune ripetizioni, mostrandosi altresì lacunoso nell’esplorazione di altri luoghi. Quest’ultimo dettaglio, però, è anche riconducibile a una scelta di cuore e di mezzi; ci sono luoghi a cui Bellomo è visivamente più legato e porti in cui è stato impossibile approdare; ci sono storie che entrano più dentro di altre, come una vertigine o, se vogliamo, proprio come il mare, che dalle finestre di chi vive nelle isole entra dritto nelle mente, nel cuore e nelle vene, senza chiedere il permesso.