28/2/19: recensione del documentario di Claudio De Pasqualis

Il documentario di Claudio De Pasqualis, 28/2/19 - Cento anni di passioni, ripercorre la storia della Pro Patria attraverso le testimonianze di una secolare storia di valori sportivi e umani

28/2/19 – Cento anni di passioni riesce nella propria durata (45 minuti) a ripercorrere le tappe storiche e storiografiche della Pro Patria, tracciando una precisa linea temporale degli eventi maggiormente significativi della squadra calcistica italiana. La scelta del regista di prediligere una costruzione in fabula degli eventi rende la narrazione semplice (invero efficace) e non semplicistica (ovvero banale): l’assenza dell’intreccio narrativo permette allo spettatore di seguire – senza motivazioni di distrazione artistica – la cronistoria della squadra, caratterizzata da una grande ricchezza espositiva di date e di nomi (giocatori, allenatori, presidenti di associazioni di calcio, imprenditori sportivi). Nonostante la presenza di una dettagliata ricostruzione degli eventi, la scelta della fabula dona allo spettatore una piacevole leggerezza informativa.

Unica variazione tecnica è presente a chiusura di pellicola. Il finale di 28/2/19 subisce un duplice intreccio narrativo, il primo per opera della fotografia e il secondo tramite il montaggio: la ripresa a colori di una recente partita calcistica della Pro Patria satura gradualmente fino a raggiungere la pienezza di un bianco e nero; e con rapidità di montaggio le immagini sono sostituite da una differente ripresa, in un differente B/N granulare e analogico, raffigurante un mach sportivo di decadi ormai passate. Un viraggio fotografato e montato in modo semplice eppure emotivamente provato per uno spettatore che vive in modo quotidiano la realtà del calcio.

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La scelta di rendere il montaggio meno didascalico e maggiormente emotivo è ripresa in altri momenti del documentario, con lo scopo di evitare che l’opera risulti eccessivamente ripetitiva nel mostrare un repertorio di immagini e di video incentrati unicamente – per ovvi motivi narrativi – sugli atleti e sulle partite di calcio da loro disputate. Piacevole è, per esempio, la scelta di praticare dissolvenze sfruttando la staticità iconografica dei ritratti fotografici degli anni ’20 (le persone fotografate per un ritratto ricevevano sempre le medesime indicazioni sulla posizione del viso, delle spalle, del collo): 28/2/19 sfrutta la staticità e la somiglianza delle pose, proponendo in successione ritratti diversi di giocatori e di allenatori in una lentezza di dissolvenza tale da indurre nello spettatore l’illusoria convinzione che non sia avvenuto nessuno stacco di montaggio e che stia guardando sempre la medesima fotografia.

28/2/19: il documentario ricorda la teatralità emotiva di una telecronaca calcistica di tempi passati

28/2/19 cinematographe.it

Gradevole è la scelta di alternare la telecronaca dei video calcistici di repertorio sulla Pro Patria tra il voice over dei vari narratori del documentario (tra cui ex-giocatori della Pro Patria non professionisti nel campo della narrazione) e il voice over dei giornalisti e telecronisti del tempo (persone professionalmente specializzate nel raccontare eventi). In entrambi i casi presenti in 28/2/19 risulta piacevole l’approccio realista delle voci narranti: da una parte la platealità dei telecronisti del tempo che raccontavano gli eventi sportivi con la medesima enfasi di un dramma teatrale dall’altra le innocenti influenze dialettali nella fonetica dei non professionisti del settore presenti nel documentario (si può riportare come esempio l’involontaria paronomasia pronunciata a inizio opera dove la frase ‘Attilio Marcora attore in campo’ pronunciata senza cesura e iato evoca all’udito un emotivo Amarcord).

28/2/19 conserva l’onestà intellettuale del genere di raccontare sia i pregi e le vittorie della Pro Patria sia le rovinose cadute e le sconfitte subite nel corso nella sua secolare vita calcistica. Un messaggio esposto in maniera talvolta eccessivamente ripetitiva anche attraverso le immagini di repertorio (è possibile vedere in un breve intervallo di tempo le medesime immagini di repertorio riproposte in maniera speculare e identica). Importante a livello intellettuale è la scelta di chiudere la pellicola focalizzandosi sui bambini, le nuove generazioni che avranno in cura il compito di portare in auge i valori sportivi dell’etica e della morale spesso dimenticati.

Regia - 3
Sceneggiatura  - 3
Fotografia - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.7