100 litri di birra: recensione del film di Teemu Nikki
Un film per niente sobrio; una commedia grottesca ed esilarante, da vedere... tutta d'un sorso (ammesso che avanzi della birra!)
100 litri di birra di Teemu Nikki è un film ad alto tasso alcolemico. Una commedia esilarante e dissacrante, pronta a cambiare repentinamente registro, sfruttando il fil rouge della produzione del sahti per disinnescare le note di malessere che affliggono Taina e Pirkko, due sorelle di mezza età che vivono alla giornata, racimolando meno denaro di quello che riescono a spendere e bevendo molta più birra di quanto riescano a produrne.
Il regista finlandese, già autore degli acclamati Il cieco che non voleva vedere il Titanic e La morte è un problema dei vivi, fa di Sysmä, suo paese d’origine, la base fondante di una storia interamente incentrata su una bevanda essenziale in ogni occasione importante della vita (matrimoni, funerali, feste) e che diviene tela bianca e spunto di riflessione esistenziale, da cui proliferano con bizzarra grazia tutte le sfaccettature dei personaggi: traumi, sensi di colpa, rivalità con amici e parenti e quella dipendenza dall’alcol che alimenta tutte le vicende rocambolesche del lungometraggio e che a ogni cedimento delle protagoniste – in continua tensione tra il voler/dover assaggiare la birra e il buon proposito di smettere di bere – fa esplodere la scintilla che determina le scene migliori del lungometraggio, il motore principale del caos tragicomico che travolge le due protagoniste, lasciando che tutto deragli meravigliosamente.
100 litri di birra è un film che muta forma costantemente

Così facendo Teemu Nikki porta 100 litri di birra a livelli sempre nuovi, migrando dal country-western all’heist movie, dalla commedia al dramma familiare.
Facendo leva sulle impeccabili interpretazioni di Pirjo Lonka e Elina Knihtila, che vestono rispettivamente i panni delle sorelle Taina e Pirkko, il regista ci fa calare in un viaggio tra le strade della tradizione finlandese, dirottando poi la nostra visione verso le stradine dissestate della colpa e della bugia. Taina, infatti, non si dà pace dal giorno in cui, guidando ubriaca, ha causato l’incidente in cui la sorella minore ha perso la gamba. Ma ricorderà la cosa giusta? Poco importa, se questo è il movente che la induce a fare il massimo per quella sorella “col moncherino” che adesso convola a nozze e che ha chiesto in dono i famosi 100 litri di birra da 10 e lode. E non la assaggi prima di consegnarla alla sposa?
Ovviamente, però, Taina e Pirkko si lasciano prendere un po’ troppo la mano e al risveglio post sbronza, a meno di 24 ore dalle nozze, si ritrovano senza sathi e senza soldi.
Corredano il tutto certe scene al limite e un sound design firmato da Marco Biscarini, Alessio Vanni e Giovanni Tioli che sa come allietare l’udito e ridisegnare i contorni del film, senza risultare mai troppo invadente. La fotografia di Jarmo Kiuru sa agganciare alla macchina da presa le sfumature profumate del ginepro, del malto di orzo e segale; i colori di un paesaggio che resta confinato in un mondo che sappiamo non appartenerci fino in fondo, ma che in 100 litri di birra diviene così familiare da essere anche un po’ nostro. Il regista, dal canto suo, riesce a focalizzarsi sui dettagli, sulle espressioni stralunate, i ghigni, i malesseri sottesi e i sogni persecutori, confezionando un ritratto piacevole e pungente della sua realtà, senza giudicare, ma continuando a rappresentare quell’umanità così imperfetta, trasandata, inaffidabile, che scombina e risolve tutto con un boccale di birra e un paio d’amari.
Non è uno spot del “bevi responsabilmente”

Un film in cui si potrebbe leggere, tra le righe, l’invito a non bere, a non mettersi alla guida in stato di ebbrezza, a non tramutare il piacere della condivisione di alcolici in un’azione suicida. Eppure 100 litri di birra non è neanche lontanamente lo spot del “bevi responsabilmente”, poiché usa la tipica bevanda finlandese come via maestra per sviscerare l’identità di un popolo, per mostrare quanto l’attaccamento a una tradizione sia in grado di plasmare un’intera comunità, dettando regole e codici comportamentali che fuori dal contesto non avrebbero senso di esistere, mentre qui, in questo microcosmo provinciale, sono quasi tutto ciò che occorre sapere per esistere.
100 litri di birra: valutazione e conclusione

Teemu Nikki non tralascia praticamente nulla: il film è un concatenarsi di scorrettezze devastanti, sempre sul filo del rasoio del politicamente corretto e con una nota di fondo che ci suggerisce la lezione da imparare per vivere meglio, ovvero non lasciarsi travolgere dai propri vizi e riuscire ad allontanarsi dalla tossicità che ci circonda, anche quando è così familiare e confortante. Una black comedy grottesca e davvero poco sobria, da bere tutta d’un sorso!
100 litri di birra, presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2024, è al cinema dal 17 luglio 2025, distribuito da I Wonder Pictures.