10 Cloverfield Lane: recensione

Sei in una camera sottoterra. C’è un uomo che non conosci accanto a te. Ti tiene legato, prigioniero. Dice che il mondo sta finendo. Dice che fuori è pericoloso. Ma a te fa più paura rimanere lì a guardare la sua evidente pazzia. Eppure…se fosse vero? Sta veramente succedendo qualcosa? Il dubbio inizia ad insinuarsi. Ed è sempre il dubbio a volerti far uscire da quella realtà. Michelle (Mary Elizabeth Winstead) sta scappando dall’ennesima difficoltà. Incapace di affrontare qualsivoglia situazione di sconforto, prende la sua macchina e sfreccia via. Fino a che, improvvisamente, non si ritrova reclusa in un bungalow sconosciuto. Appartiene ad Howard Stambler (John Goodman) ed è lui ad averla portata lì. Le ha salvato la vita, dice. Ma non sono solo loro, anche Emmet (John Gallagher Jr) si trova nel bungalow. I due uomini, sotto lo scetticismo della ragazza, parlano di un attacco che ha colpito la Terra. Eppure Michelle non ci crede, vuole uscire, è tutto così folle. Tuttavia le carte in tavola iniziano a cambiare. Ed a cambiare. Ed a cambiare ancora. Questo è 10 Cloverfield Lane.

10 Coverfiled Lane – da mockumentary a narrazione enigmatica

Ad otto anni di distanza, il JJ Abrams produttore torna su un progetto tra thriller e fantascienza che  mantiene la linea del precedente Cloverfield di Matt Reeves, facendosi affiancare questa volta da Lindsay Weber e rilegando Bryan Burke a solo produttore esecutivo insieme allo stesso Reeves e a Drew Goddard. Così 10 Cloverfield Lane è claustrofobica paranoia, bungalow di tre persone che nasconde segreti, reali o non, in una scatola cinese fatta di domande senza apparenti risposte che non vede vie di uscita, tanto meno sicure. Dal mockumentary del 2006, dove il punto di vista sovrano era sostenuto da una grezza videocamera amatoriale portata a mano, il film si tramuta in narrazione classica seppur enigmatica, regia semplice di Dan Trachtenberg che accompagna lo sguardo quasi portandolo per mano, limpido e chiaro, in contrasto con la sconosciuta verità delle parole dei personaggi. “Le persone sono strane, non capiscono l’importanza della sicurezza”, ma Howard Stambler fa fronte a questa imprudenza, un ex marine che da una vita si prepara al peggio, interpretato spaventosamente bene da un John Goodman avvolto da un’ambiguità spiazzante, un attore che tiene sulle sue enormi spalle l’oscurità del film, la sua ineffabilità e la sua angoscia. Un minuscolo cottage scavato sotto la terra è il nido protetto dove “l’allegra famiglia” vive, tre personaggi in perfetta, tesa, esitante, diffidente armonia iniziano a trascorrere le loro giornate tra puzzle e comportamenti bizzarri, dvd alla televisione e inconfessate colpe. La suspense in 10 Cloverfield Lane si rigenera costantemente di sequenza dopo sequenza, l’identificazione con i protagonisti è totale, spettatore e personaggi non conoscono la verità e si apprestano di pari passo a scoprirla simultaneamente in una ricerca quasi all’unisono, mostrando la capacità di un film di condurti esattamente dove lui ha deciso. La tensione resta, anche nei momenti di apparente calma, un rompicapo che conquista e ti fa sentire all’interno del nascosto bungalow insieme a Michelle, Howard ed Emmet, la contemporanea paura di chi non sa se temere di più cosa c’è dentro o cosa c’è fuori.

Mistero ed inquietudine per un finale quasi scollegato

Intrattenimento misterioso ed inquietudine per il nuovo film 10 Cloverfield Lane, buon film con sbavature nella sceneggiatura scritta da Josh Campbell e Matthew Stuecken insieme all’ideatore e regista dell’acclamato successo di pubblico e critica Whiplash Damien Chazelle. Un’atmosfera angosciante pervade la prigione della protagonista Mary Elizabeth Winstead, abile nel tenere testa al gigantesco Goodman, mentre quest’ultimo riflette sulla giovane le sue turbe di padre mancato ossessionato dalla sicurezza. Ma nel fitto gioco di incomprensioni, assemblato tramite il montaggio serrato e di grande efficacia di Stefan Grube, il film perde il suo appiglio, sfortunatamente, nella rivelazione finale, forse non scontata per gli amanti del genere, ma pressoché scollegata dalla costruzione complessiva di tutta l’opera, offrendo un film interessante, ma dalle scelte improbabili.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3