Wizards: recensione della serie Netflix che chiude I Racconti di Arcadia

Wizards, dal 7 agosto su Netflix, chiude i Racconti di Arcadia con dieci episodi ambientati nella Camelot di Re Artù. Vicende epiche e incontri leggendari ampliano la mitologia di un universo narrativo pronto ad arrivare al cinema.

I racconti di Arcadia tracciano un confine. Mai l’animazione 3d aveva raggiunto espressioni così efficaci sul piccolo schermo. Con tre serie dai toni più vari, l’universo prodotto da Dreamworks su soggetto di Del Toro e Guggenheim arriva ora a conclusione. Wizards – I Maghi eredita il vasto mondo narrativo delineato da Trollhunters e 3Below, trovando una sintesi tra fantasy, fantascienza e mitologia. Invece di asciugare la storia per avvicinare la conclusione, l’ultimo capitolo ha un approccio enfatico, quasi spropositato. Più eventi, più velocità, più personaggi. Al pantheon di Arcadia si aggiungono divinità e leggende, anche se sono i retroscena i veri protagonisti di Wizards. La grande conclusione promessa è infatti solo apparente. Le vicende ci riportano indietro nel tempo, sino alla mitica battaglia di Killerhead. Lo scontro tra Camelot e Gunmarr mette in scena l’evento a lungo narrato nella saga. Non è una storia parallela, come in 3Below, ma la stessa da un’altra prospettiva. Da un altro tempo.

Per questo l’ultimo capitolo è forse il più dedicato agli appassionati e il meno importante ai fini delle vicende. Con alcuni tocchi non letali di fanfiction, ci vengono proposti momenti chiave del passato di questo universo. Vediamo Blinky e AAARRRGGHH!!! stringere amicizia, Morgana diventare cattiva e Merlino costruire l’amuleto. L’universo di Arcadia si squaderna di fronte allo spettatore, rischiando più volte di sciupare nemici già affrontati e riportati in scena con troppa semplicità. Per fortuna, Wizards evita il collasso e tiene in piedi un conflitto tra dimensioni magiche. D’altra parte, ci informa Merlino, “un mago non commette errori: crea possibilità inaspettate”. E con questa poetica come bussola, Wizards riesce a raccontare vicende di cui già conosciamo il finale trovando comunque spazio per i colpi di scena e i momenti di vero incanto.

Wizards rende onore ai Racconti di Arcadia e porta agli estremi i suoi protagonisti

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Wizards realizza l’apice promesso della saga. Come fatto in precedenza, i Racconti di Arcadia prendono spunto da un’atmosfera per dare libera espressione a originali soluzioni visive. Abbandonato l’urban fantasy di Trollhunter, arriviamo alla Camelot medioevale con un senso di meraviglia unico. La magia, protagonista dei dieci episodi, offre scorci mozzafiato su mondi straordinari. L’animazione 3d, perfezionata ancora una volta, sorregge sfondi in tecnica tradizionale. Un incrocio che dall’occhio arriva al cuore. Wizards emoziona come i migliori episodi di Trollhunters e sorprende come il sottotesto politico di 3Below.

Episodi molto (troppo) veloci e adibiti allo scontro portano a compimento alcuni archi narrativi. Jim, in particolare, si conferma personaggio simbolo del coraggio degli showrunner. Ancora una volta il corpo del giovane cacciatore viene portato all’estremo, incastrato in continue evoluzioni. L’eccesso fisico a cui è sottoposto (Trollhunter l’aveva visto trascendere le specie umana) espande il racconto oltre la fiaba del ragazzino diventato adulto. Anche nel suo capitolo conclusivo, I racconti di Arcadia gioca coi suoi protagonisti, cambiandone le sembianze pur tenendogli addosso sempre gli stessi vestiti.

Un incontro riuscito di mitologie e stili

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I primi minuti collegano 3Below a Wizards. Le spiegazioni non sono molte, lo scontro inizia subito e lo spettatore può solo osservare incantato. Da Arcadia, i nostri arrivano a Camelot cadendo nel tempo. Due castelli volanti ingaggiano uno scontro mozzafiato, primo di numerosi richiami allo studio Ghibli. Merlino apre quindi un varco e lascia Claire, Steve, Jim, il mago Douxie e il suo famiglio nella Camelot di Artù. Una piccola Approdo del re in grafica 3d si impone solenne. L’atmosfera coinvolge da subito, con musiche in liuto e birre sbattute sul tavolo da cavalieri tanto valorosi quanto ubriachi. Le vicende rispettano il classico viaggio nel tempo. Non mancano i tentativi di cambiare il corso della storia, come quelli di preservarla. Pena la distruzione del futuro. In parte, Wizards si salva dalla convenzionalità dell’incursione nel passato proponendo continui cambi di regime.

La mitologia norrena, il folklore medievale e il tocco orrorifico di Del Toro vestono creature fantasy tra le più belle della saga. A queste si aggiunge il fascino sci-fi di 3Below, perché “la tecnologia di Akiridion e la magia sono compatibili”. E qui si toccano corde steampunk, anche se non del tutto espresse. In generale, l’emozione torna nel campo di Dragon Trainer, con tanto di sequenza di volo nel cielo stellato di casa Dreamworks.

Wizards non è un finale

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3Below raccontava un’attesa. L’astronave aliena doveva ricaricarsi per riportare in vita i genitori dei due principi. Il discorso coinvolgeva sentimenti di distanza. Il pianeta lontano e la terra non sempre ospitale. Una riflessione sul sentirsi estranei che richiedeva cura nei tempi del racconto. Con Wizards viaggiamo invece in direzione opposta. La differenza è la stessa che intercorre tra la musica elettronica che Krel suonava incrociando sonorità aliene a note umane e il rock magico imbracciato da Douxie. Perché in Wizards la magia è un assolo di chitarra. A questo ritmo si distende un’epica classica che rielabora il ciclo arturiano. La bella Camelot di Lancillotto offre ai guardiani di Arcadia il teatro perfetto per variare le vicende, pur lasciandoli affrontare nemici già sconfitti. Claire trova qui la possibilità di approfondire i propri poteri, anche se si perde l’occasione di evolvere il personaggio a dovere. Con Douxie come maestro scoprirà che “magia è emozione”. Linea di dialogo che sembra raccontarci la serie. Non pervenuto invece Toby, riportato al ruolo di semplice comparsa dopo un’apparente crescita nelle serie precedenti.

Senza calcolare tempi o attese, Wizards è una battaglia continua. Un’azione frenetica scandita dai sentimenti dei protagonisti. Sul finale ci si commuove, anche se il tempo per realizzare il saluto agli eroi è troppo poco. Due episodi in più avrebbe giovato all’equilibrio tra momenti concitati e distensioni. Perché alcune delle sequenze più belle di Wizards non hanno dialogo. Come durante la creazione dell’amuleto del trollhunter, quando osserviamo fasci di luce magici danzare con un’animazione al servizio della meraviglia. Ironico come sia proprio il tempo l’elemento più assente di quest’incursione nel passato.

A mancare è però anche un finale che possa essere degno del complesso mondo di Arcadia. Non solo Wizards finge di chiudere il ciclo degli eventi, ma si offre all’immaginazione dello spettatore con un cliffhanger conclusivo che apre nuovi orizzonti. L’occasione per esplorarli l’ha annunciata di recente Dreamworks, che per il 2021 prepara gli eroi di Arcadia al grande schermo. Il film, Trollhunters: Rise of titans, sarà il primo lungometraggio dell’universo narrativo ideato da Del Toro. Potrebbe porre davvero fine alla saga, ma è più probabile, come Wizards dimostra, che la rilancerà una volta in più. Ora che il viaggio nel tempo è stato raccontato, e i vecchi nemici sconfitti, non resta che attendere nuove avventure. Fino ad allora, Wizards resta il culmine dei Racconti di Arcadia. Un punto di riferimento ineludibile in un’epoca di grandi universi narrativi.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.7

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