Will Trent: recensione dei primi episodi della serie TV Disney+

I primi 2 episodi della nuova serie TV sono disponibili su Disney+ dal 12 aprile, mentre i prossimi usciranno settimanalmente, ogni mercoledì

La serialità che riscopre sé stessa, il crime che riemerge dalla tradizione, persuadendoci con l’eccentricità di un personaggio che padroneggia istintivamente la scena; Will Trent è sbarcato su Disney+ il 12 aprile, con i primi due episodi già disponibili in piattaforma e gli altri 11 che verranno rilasciati settimanalmente. La serie TV, prodotta da 3 Arts Entertainment e 20th Television e scritta da Liz Heldens (Friday Night Lights) e Daniel T. Thomsen (Westworld – Dove tutto è concesso), è l’adattamento televisivo della serie di romanzi scritti tra il 2006 e il 2020 dalla romanzista, nonché showrunner del progetto, Karin Slaughter, che vedono come protagonista l’infallibile ed insocievole detective Will Trent, il quale dà il nome all’intera produzione e viene qui interpretato dall’attore portoricano Ramon Rodriguez (Lullaby, Need for Speed).

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Will Trent: un incipit che fa ben sperare

Will Trent cinematographe.it

I primi due episodi di Will Trent contestualizzano perfettamente le dinamiche narrative della serie; l’incipit non bada ai convenevoli, facendo da subito assaporare quel gusto crime da cui la televisione sembrava ormai essersi allontana, in favore di nuovi stimoli e nuove dinamiche. Il sangue scorre dopo pochi istanti, subitaneo il mistero che ci attrae all’interno del racconto presentandoci Will, detective della GBI (Georgia Bureau of Investigation) di Atlanta dal carattere complesso, sferzante ma sensibile; un solitario, cresciuto orfano nelle case famiglie e ossessionato da un lavoro nel quale riconosce la propria genialità, in un narcisistico tentativo di superare la propria dislessia.

Chiamato dal suo capo, Amanda Wagner (Sonja Sohn), ad indagare su un caso di omicidio apparentemente semplice, il detective, che ne intravede subito la natura enigmatica, si ritrova a dover fare i conti con l’ostilità del corpo di polizia di Atlanta e con la propria riluttanza verso il lavoro di coppia, poiché costretto a collaborare con Faith Mitchell (Iantha Richardson), giovane protetta di Amanda. Will, che da anni porta avanti un masochistico ma affettuoso rapporto con Angie Polaski (Erika Christensen), anch’ella detective, in coppa con l’agente Ormewood (Jake McLaughlin), e anch’ella cresciuta tra famiglie affidatarie, non riesce a sfuggire ai fantasmi del suo passato, che ora si ripresentano nel volto di Paul Campano (Mark-Paul Gosselaar), altro “fratello” d’infanzia, nonché padre della presunta vittima.

La tradizione che si rinnova

Nuova serie Disney+ cinematographe.it

Will Trent è il ritorno del crime, di quei procedurali letterari che tempestavano cinema e televisione e che, da tempo, sapevano di stantio; una ripetizione di modelli, di costrutti funzionanti; una serialità fatta in serie, che torna, abbracciando la tradizione, ma con un occhio vigile puntato sul rinnovamento. L’effetto s’avverte fresco mentre la causa si dispiega lenta, e quasi imbarazzata, per un pubblico che, per il momento, non si sofferma a chiedersi perché ma si accontenta di godere del come. Il detective Trent è la moderna reincarnazione di Sherlock Holmes, che guarda a CSI e passa per Dr. House, eppure non conquista solamente per la sua reinterpretazione del modello, di quella genialità spigolosa smussata solo dal tempo e dall’affezione, ma anche per il contrasto che con essa riesce a creare mostrandosi, lui come tutta la serie, più sensibile, umano, incapace di mantenersi indifferente, autoconsapevole.

Will Trent: valutazione e conclusione

Le novità di base narrativa si riscontrano anche a livello riproduttivo, ove già la scelta di orchestrare il pilot su due differenti episodi risulta efficace, in grado di creare un legame che avvicini lo spettatore al personaggio e al ritmico andamento di un intreccio che gioca con il colpo di scena e sfuma il giallo nel dramma e il poliziesco nel thriller. Una sceneggiatura che incalza, guidata da una regia attenta e tradita solamente dall’eccessiva e finzionistica saturazione fotografica, ma che apre a un continuo dall’alto potenziale, con personaggi amalgamati tra loro in maniera metodica, ben caratterizzati; libri aperti di cui sfogliare famelicamente le pagine e che siamo curiosissimi di conoscere più approfonditamente.

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Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.3