Le piccole cose della vita: recensione della serie TV Disney+

La recensione de Le piccole cose della vita, la serie TV su Disney+ dal 7 aprile 2023, basata sul bestseller di Cheryl Strayed.

Le piccole cose della vita (Tiny Beautiful Things nel titolo originale) debutta su Disney+ il 7 aprile 2023. La miniserie basata sul bestseller di Cheryl Strayed segue la storia di Clare: una scrittrice che si trova a vivere un momento di crisi mentre diventa una popolare giornalista, responsabile di una rubrica di consigli. Lo show televisivo in otto parti creato da Liz Tigelaar – conosciuta per Life Unexpected– e prodotto da ABC Signature e Hello Sunshine, ci fa trovare nel cast l’attrice americana Kathryn Marie Hahn nel ruolo della protagonista accanto a Sarah Pidgeon e a Quentin PlaireTanzyn Crawford; nonché Owen Painter, Merritt Wever, Elizabeth Hinklere e Michaela Watkins come guest star.

Clare diventa una stimata giornalista titolare di una rubrica di consigli mentre la sua vita va a rotoli

Nei diversi flashback, viaggiamo indietro nella vita di Clare (la sua giovane incarnazione è interpretata da Sarah Pidgeon) esplorando scene natalizie “dickensiane”, di povertà ma felici con gli affetti più sinceri, insieme alla madre e al fratello prima di rimanere scioccati da una terribile notizia. Quando poi incontriamo la Clare dei giorni nostri, vediamo invece la sua vita in totale disordine: il suo matrimonio con Danny è in crisi, la figlia adolescente la tiene a distanza e la sua carriera di scrittrice – un tempo promettente – è inesistente. Così, quando una vecchia amica le chiede di sostituirla per portare avanti la rubrica di consigli “Dear Sugar” (perché c’è sempre bisogno di confrontarsi e del parere di almeno un’altra persona in tutte le occasioni), la vita della protagonista si dipana in un tessuto complesso di ricordi tra bellezza e memorie di infanzia, ma anche nelle difficoltà e nell’umorismo delle sue ferite non rimarginate. Per mezzo di “Dear Sugar” riesce a creare una sorta di balsamo, un rimedio portentoso contro il dolore per i suoi lettori e per se stessa, e con l’intento di dimostrare che non siamo né samurai invincibili né fantocci irrecuperabili, e che le nostre storie possono – forse – salvarci e riportarci a casa.

La dura realtà che accompagna l’essere donna in uno show frustrante ed estenuante

Il personaggio di Cheryl Strayed elabora il suo trauma camminando lungo il Sentiero delle creste del Pacifico, in un viaggio di scoperta di sé che libera dal rancore. Sembra che nell’adattamento televisivo questa guarigione sia stata cancellata. La protagonista sta per compiere cinquanta anni, sperimenta senso di colpa e dolore, passando da una vita di uso di droghe e sesso distruttivo al caos del presente con il padre violento – poi assente-, la lotta di sua madre, la casa felice nel deserto, la discesa nella dipendenza, il dolce-primo-marito ripetutamente tradito. Abbandona il sogno di diventare una scrittrice quando rimane incinta, ma una vecchia amica la rintraccia…E scrivere diventa un modo per dare un senso e venire a patti con il suo passato travagliato e altrettanto caotico. Nei ricordi rievocati, Clare spesso aleggia sulla scena o si muove avanti e indietro tra Pidgeon e Hahn. Questa simultaneità riflette il suo stato mentale che è ancora un vorticoso pasticcio di traumi non elaborati. La regista Rachel Lee Goldenberg imposta il tono della mappa della memoria che dà l’impressione di essere dentro i suoi pensieri. Alcuni lampi sono scorci fugaci che aiutano a unire i punti, alcuni più onirici a volte riflettono lo stato di ebbrezza di Clare. Forse per qualcuno sarebbe quasi impossibile completare un episodio senza lacrime agli occhi o lungo le guance. E anche per questo Le piccole cose della vita, che dovrebbe rappresentare una crisi di mezza età, è davvero estenuante da guardare, nonostante i migliori sforzi di Hahn per portare un po’ del suo calore e di umanità nel suo personaggio. Perché è duro simpatizzare con Clare o seguire con entusiasmo questo show.

Le piccole cose della vita: conclusione e valutazione

Per concludere che Le piccole cose della vita è una serie impegnativa, di sicuro non è il prodotto giusto per voi se volete distrarvi o liberare la mente. Con fotografia e sceneggiatura modeste, un lavoro registico che opta per un montaggio discontinuo che stravolge spazio e tempo della narrazione e predilige le scene ricche di pathos avvertite come troppo angosciose. Solo il cast aggiunge valore, ma non basta a sollevare le sorti dello show che ci appare estenuante e difficile da seguire fino al finale di stagione.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

2.1