Tin Star: recensione del finale di stagione

La nostra recensione del finale di stagione di Tin Star, la serie tv con Tim Roth andata in onda su Sky Atlantic giunta al termine dopo 10 episodi.

Tin Star, la serie tv andata in onda su Sky Atlantic è giunta, dopo dieci godibilissimi episodi, al termine. Creata da Rowan Joffé con protagonista un eccellente Tim Roth, la serie thriller è riuscita a trascinarci in un labirinto di bugie e incubi che, tra realtà latenti e personalità fragili e perennemente sull’orlo della crisi, ha fatto in modo di farci perdere spesso e volentieri il bandolo della matassa, salvo poi mostrarci il filo d’Arianna debitamente nascosto sotto la neve fresca e farci trovare la via d’uscita.

Iniziata con la pianificazione di un omicidio non andato in porto, Tin Star ha proseguito la sua imperterrita voglia di vendetta fino alla fine, delineando il profilo psicologico di ogni personaggio e mostrandoci attraverso i loro occhi e le loro scelte dei mondi differenti ma tutti accomunati da un’egoistica ricerca di realizzazione e felicità, talvolta intrecciata anche con uno spasmodico bisogno di verità e presa di coscienza che però fa presto a esaurirsi.

In linea di massima potremmo dire che questa prima stagione tiene un po’ il piede sul freno nella sua prima parte – una tattica giusta per spingerci a vedere di volta in volta l’episodio successivo – salvo poi schiacciare l’acceleratore in questo finale di stagione, con un’esplosione di colpi e verità mai dette che, se da una parte fanno male, dall’altra sanno risollevare lo spettatore, che finalmente prende coscienza delle vere scelte dei personaggi, dettate dalla loro logica e non frenate da fatti fallaci.

La criminalità, le donne, la vendetta: Tin Star e il suo lato rosa

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Nell’apparentemente tranquilla cittadina canadese in cui Jack (Tim Roth) si è trasferito insieme alla sua famiglia il caos regna sovrano. Se da una parte la North Stream Oil ha ridato nuova vita a un paese commercialmente al collasso, portando anche nuova clientela e nuovi volti, dall’altro ha provveduto a innescare una rete criminale interna che, da sospettabili sicari ad assassini in giacca e cravatta con l’hobby per la caccia, ha allevato in seno anche spie improvvisate e mediatrici culturali che in Tin Star hanno piacevolmente assunto i più disparati volti femminili.

La serie diretta da Joffé ha trovato infatti nei personaggi interpretati da Christina Hendricks, Genevieve O’Reilly, Sarah Podemski, Abigail Lawrie, una potenza e un’introspezione di cui sembravano solo sporcarsi i personaggi maschili. Una differenza sicuramente voluta e utile per farci calare nella disperazione morale e nell’umiliazione sentimentale che essi provano in alcuni frangenti. L’esercito rosa di Tin Star sa essere spietato ma anche scaltro, sa ragionare sulle scelte, talvolta tornare indietro e dimenticare; sa e vuole voltare pagina anche a costo di azzerare tutto.
La serie targata Sky le ha tenute tutte apparentemente in sordina per poi metterle in campo nel momento più opportuno e scaraventarle contro il protagonista.

Cosa è successo nel finale di stagione di Tin Star?

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Negli ultimi due episodi della prima stagione di Tin Star ci è stato concesso di conoscere finalmente il passato di Jack, la sua doppia vita e le ragioni che hanno condotto Whitey (Oliver Coopersmith) fino in Canada per ucciderlo. Abbiamo visto il giovane innamorarsi della figlia di Jack, Anna, e sputargli in faccia tutta la verità e abbiamo visto Anna difenderlo e, a quanto pare, sparare contro il padre nell’ultimo fotogramma dell’ultimo episodio.

La risposta alla domanda se Jack è morto o meno molto probabilmente la sapremo in Tin Star 2, ma in questa prima stagione ci rimane solo la consapevolezza che nessuno può far fronte al personaggio interpretato da Roth. Nonostante i suoi problemi di alcolismo, le personalità multiple che è costretto a vestire e l’inesistente moralità, Jack ha dalla sua una prontezza di riflessi e un intuito senza precedenti che certo ben nasconde.

Adesso sappiamo che Jack Devlin non teme nessuno, neanche di uccidere a sangue freddo, davanti agli occhi della figlia, il suo fidanzato, nonché figlio di una donna che aveva finto di amare, quel bambino di nome Simon al quale aveva promesso protezione. Ormai abbiamo appreso che Jack non teme neanche la sua ira selvaggia, non si fa domande sul suo modo di agire; per lui aver rovinato la vita altrui è cosa giusta e inevitabile, è lavoro da portare a termine. Che sia stato Jack o Jim a compiere fesserie passa in secondo piano, perché a risolvere provvederà sempre la stessa persona!

Jim e Jack: le due facce di Tim Roth

Tim Roth Tin Star

Tutta la serie dopotutto è incentrata sul dibattito interno tra Jack e Jim, una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde che prende forma per mezzo della densità fluida e la sfumatura dorata dell’alcol: la password con la quale accediamo al vero lato del protagonista. È come se la ragione che lo anima e l’istinto si smembrassero per commettere missioni inaudite e in tutto questo, badate bene, spesso la moglie Angela (Alessandra Korompay) funge da mero mandante.

Dal punto di vista registico questa dualità viene resa dal sapiente uso della musica e dei colori, oltre che dalla magnifica interpretazione dell’attore britannico, che col suo carisma è capace di trascinare l’intero cast artistico.

Una nota di merito va alla colonna sonora, opera di Adrian Corker. Si passa dai minacciosi e tesi toni introduttivi per poi rasserenarsi con canzoni da vita perfetta. Un quadro in cui confluiscono scenografie azzeccatissime, ritratto perfetto dei personaggi (come la dimora linda e simmetricamente ineccepibile del personaggio di Christopher Heyerdahl).

Tirando le somme, questa prima stagione di Tin Star riesce ad appassionare e tenere sulle spine fino alla fine.

Come una matriosca ha riservato per ultima la parte basilare del racconto, quella dalla quale ha preso il via l’ira di Whitey/Simon, lasciandoci il privilegio di scartare con cura ogni sottotrama custodita nel racconto. Già, perché se in apparenza la serie tv segue le vicende di un ex poliziotto ed ex alcolista che cerca di cambiare vita, basta grattare la superficie per accorgerci che questa è solo la tavolozza principale nella quale si mescolano altre sfumature e altre storie altrettanto interessanti che, seguendo percorsi paralleli, vanno poi a ricongiungersi nel big bang finale.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.7