Tin Star: recensione del pilot della serie tv su Sky Atlantic

Il disastro ambientale, la criminalità organizzata, il disagio personale, la famiglia distrutta. Tutto questo e molto altro in Tin Star, la serie tv con Tim Roth, Christina Hendricks, Genevieve O'Reilly, Abigail Lawrie, Christopher Heyerdahl, Oliver Coopersmith.

È andata in onda il 12 settembre su Sky Atlantic Tin Star, la serie tv con Tim Roth creata da Rowan Joffé e trasmessa in cinque paesi (Regno Unito, Irlanda, Italia, Germania, Austria). A dispetto dell’inquadratura iniziale, che potrebbe riportarci all’esperienza visiva di Twin Peaks, la serie britannica thriller noir percorre altre vie; più lineari e percorribili, affollate unicamente da conflitti personali e societari.

Nella prima puntata di Tin Star lo spettatore sa già da subito dove si vuole arrivare, solo che non si aspetta che ci si arrivi in maniera così repentina!

Il protagonista Jim Worth (Tim Roth) è infatti in viaggio con la sua famiglia verso Calgary, inizialmente non sembra fuggire, ma la tensione si innalza allo stop obbligato presso una sperduta stazione di servizio, in cui un tizio con la maschera spara un colpo di pistola a tre metri di distanza, insanguinando la figlia Anna (Abigail Lawrie) col sangue altrui.

Il protagonista muore così, sulla soglia del primo episodio? La delusione passa in fretta col subentrare di una scritta che ci riporta all’anno prima, facendoci un veloce identikit di Jim: ex detective di polizia che decide di trasferirsi dalla caotica Londra a una piccola e tranquilla città canadese, ubicata tra le Montagne Rocciose. Ma anche in questo piccolo paradiso terrestre, in cui la cosa più grave che possa succedere sembra essere la slogatura di una caviglia da parte di una turista, si insidiano i problemi che nello specifico assumono le fattezze di una raffineria petrolifera.

Tin Star: quando il disastro ambientale fa rima con la criminalità

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Entra qui in gioco la bellissima quanto falsa Bradshaw (interpretata da Christina Hendricks), una dei dirigenti della suddetta compagnia, inviata tra la popolazione al fine di convincerla dei benefici che porterebbe la fabbrica, grazie alla quale il paese si riempirebbe di nuove persone e nuove risorse, a beneficio di tutti.

Una situazione alla quale nessuno, in questa parte di mondo “civilizzato”, è estraneo. Dall’Ilva di Taranto all’Eternit fino ad arrivare al disastro della Terra dei Fuochi: casi di quotidiana immoralità ambientale che pesano sulle spalle del pianeta, condizionando la vita di tutti, specialmente di chi non conta nulla all’interno della classe decisionale. Situazioni che in questo caso oltrepassano i confini italiani per condurci nel Nuovo Mondo, creando parallelismi spontanei.

Chiudendo la parentesi del confronto, lo stile thriller noir insito in Tin Star trova nell’arrivo della compagnia petrolifera il fulcro dal quale far dipanare gli stimoli necessari all’intera storia.

La popolazione si trova spaccata in due tra chi vede nella fabbrica un’opportunità e chi invece si preoccupa per l’ambiente e l’equilibrio interno della cittadina che, con l’arrivo di immigrati, si riempirebbe di criminali e buoni a nulla (anche in questo caso, non vi sembra di aver già sentito questa filastrocca?). Tra i primi vi è ovviamente anche lo sceriffo Worth il quale, in punta di piedi, dice la sua, attirandosi una serie di conseguenze che andranno a intaccare sulla sua vita e su quella della sua famiglia.

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E si ritorna così allo sparo col quale tutto è cominciato. Noi sappiamo ormai bene cosa sta per accadere ma Jim ne ignora i dettagli e dovrà scoprirli. Lo spettatore si ritrova a chiudere frettolosamente un capitolo: ha appreso l’habitat nel quale si ritroverà nel corso di questa prima stagione eppure dinnanzi a lui si srotolano tante alternative, senza dubbio acuite dal riaffiorare del passato di Jim, con tutti i suoi vizi e i disagi che nascondono una personalità tutt’altro che calma e conscia delle sue azioni.

Dal punto di vista registico, Tin Star gioca molto sui colori, sulla messa a fuoco di alcuni dettagli piuttosto che altri e sullo sdoppiamento della personalità del protagonista, che vedendosi allo specchio scorge un altro sé. A questo si aggiungono ambientazioni fredde, quasi asettiche, come a sottolineare che di fatto nessuno dei personaggi è o dovrebbe essere legato a quel luogo.

In ultima analisi possiamo concludere dicendo che Tin Star ci ha convinti e intrigati. Era partita in quarta e adesso sta lentamente rallentando per farci godere il panorama. Non ci resta che attendere e scoprire cosa accadrà.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 2.5
Emozione - 3.5

3.4