Ti dico un segreto? – recensione della docuserie Netflix

La recensione della miniserie true-crime firmata da Liza Williams che racconta la storia di alcune delle donne prese di mira dallo stalker seriale Matthew Hardy. Dal 21 febbraio 2024 su Netflix.

Su Netflix l’attenzione al tema dello stalking è decisamente alta, probabilmente per la strettissima attualità che lo contraddistingue. Il ché rappresenta un segnale forte da parte del colosso dello streaming in termini di denuncia e soprattutto di sensibilizzazione nei confronti di un problema che rappresenta una vera e propria emergenza mondiale.  Lo dimostra il fatto che nel giro di poche settimane sono stati rilasciati dei progetti a carattere documentaristico di lungometraggio o seriale che lo affrontano da punti di vista e con approcci differenti. Così dopo Lover, Stalker, Killer e I Am a Stalker è toccato alla miniserie britannica in due parti (da 50 minuti cadauna) scritta da Liza Williams e diretta da Tash Gaunt, dal titolo Ti dico un segreto?, approdare il 21 febbraio 2024 sulla piattaforma a stelle e strisce.

Ti dico un segreto? si va a inserire sulla scia di uno dei generi più gettonati nelle ultime stagioni, ossia il true-crime

Ti dico un segreto? cinematographe.it

Si tratta di una docuserie che racconta le odissee di alcune delle donne prese di mira dal cyberstalker seriale Matthew Hardy, che all’inizio del 2022 ha ricevuto la pena detentiva più lunga della storia britannica per stalking online. Sono infatti tre sulle sessantatré in totale le vittime da lui perseguitate nell’arco di undici anni che hanno accettato, mettendoci la faccia e sotto pseudonimo, di prendere parte alla miniserie. Ti dico un segreto?, che ha preso il nome dal podcast indipendente del The Guardian incentrato sulla vicenda in questione e a sua volta dalle prime parole pronunciate dal carnefice alle sue prede una volta adescate, si va a inserire sulla scia di uno dei generi più gettonati nelle ultime stagioni, ossia il true-crime, che in particolare con lo sviluppo del mercato audiovisivo dello streaming ha avuto un sostanziale incremento in termini produttivi. Nonostante questo, come i precedenti, sembri uscito da una catena di montaggio per il modo pressoché simile con cui è stato confezionato narrativamente e visivamente, tanto da renderlo un clone che si diversifica dagli altri solo ed esclusivamente per la storia raccontata, la docuserie in questione riesce comunque a catturare l’interesse degli spettatori di turno, specialmente quelli interessati al tema in oggetto e più in generale quelli che frequentano abitualmente il filone. Lo certifica il numero elevato di visualizzazioni registrato ogniqualvolta un prodotto true-crime approda in piattaforma.  

Ti dico un segreto? si regge su un efficace palleggio tra la storia di una vittima e l’altra, reso possibile attraverso una commistione tra interviste e sequenze di fiction

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Cominciamo con il dire che vista la durata complessiva e le digressioni futili incontrate nel corso della fruizione, la formula della miniserie ci è sembrata eccessiva, con il racconto che per reali esigenze narrative, drammaturgiche e cronachistiche, sarebbe potuto essere circoscritto e condensato in una timeline più ristretta. L’autrice invece ha preferito dividere il tutto in due parti, interrompendo in maniera sconsiderata il flusso di tensione quando questo tocca il picco. Scelta furba sul piano strategico poiché rilancia e allunga la disputa su una maggiore distanza, ma che a conti fatti frena bruscamente il crescendo della suspence, costringendo la linea orizzontale a scalare le marce e ripartire. A pagare lo scotto è il ritmo che subisce così una significativa decelerata quando avrebbe potuto continuare la sua graduale salita. Così facendo ne risente anche il montaggio che fino a quel momento aveva portato sullo schermo un efficace palleggio tra la storia di una vittima e l’altra, reso possibile attraverso una commistione tra interviste e sequenze di fiction.   

Ti dico un segreto?: valutazione e conclusione

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Le odissee di alcune delle donne prese di mira dal cyberstalker seriale Matthew Hardy in una miniserie docu-fiction dalla confezione narrativa e visiva standardizzata, poiché segue alla lettera il modus operandi dei modelli true-crime in circolazione da qualche anno che vedono inserti di fiction accompagnare in maniera più o meno didascalica le testimonianze dei protagonisti di turno. La sconvolgente vicenda narrata da Liza Williams ha però la capacità di tenere incollati gli spettatori alla poltrona grazie al livello altissimo di tensione e di angoscia che attraversa le due parti del racconto.    

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2

Tags: Netflix