The Widow: recensione della miniserie con Kate Beckinsale

La nuova miniserie originale The Widow con protagonista Kate Beckinsale è di recente stata aggiunta al catalogo Prime Video, ecco la recensione.

La nuova miniserie tv bitannica originale, The Widow, è sbarcata sul catalogo Prime Video il primo marzo, completa di tutti e 8 gli episodi. Lo show creato da Harry Williams e Jack Williams vede impegnati soli due registi nella guida degli episodi, Oliver Blackburn e Sammuel Donovan.

Il cast, al contrario, è molto ricco. Oltre a Kate Beckinsale, nel ruolo della protagonista, troviamo una variegata costellazione di volti, tra i quali i più importanti sono Charles Dance (il Tywin Lannister de Il Trono di Spade), Alex Kingston, Babs Olusanmokun, Jacky Ido, Ólafur Darri Ólafsson, Bart Fouche, Luiana Bonfim, Matthew Le Nevez, Louise Brealey e Shalom Nyandiko.

La serie è distribuita dalla piattaforma streaming di Amazon in esclusiva per tutti i Paesi, ad eccezione del Regno Unito, per il quale ITV ha ottenuto la distribuzione in parallelo.

La trama di The Widow

Georgia (Beckinsale) è una bella donna che vive da sola in un cottage sperduto tra le montagne inglesi. Il suo solo live-motive è ormai diventato sopravvivere sperando di dimenticare che la sua vita è già finita. Perché oltre ad aver abbandonato la carriera e aver perso una figlia, la tragica scomparsa di suo marito Will (Le Nevez) in seguito ad un incidente aereo in Africa, dove lavorava come operatore umanitario, l’ha definitivamente abbattuta.

Caso vuole però che su un servizio di passaggio sul tg nazionale spunti la ripresa del marito, creduto morto, durante una rivolta a Kinshasa di pochi giorni prima.

Improvvisamente la sete di sapere di Georgia si riaccende e, dopo aver chiesto aiuto al suo ex datore di lavoro Martin (Dance), la donna si precipita in Congo, dove comincia le sue ricerche aiutata da Judith (Kingston), il capo della ONG per cui lavorava il marito, ed Emmanuel (Ido), un uomo che perse la moglie incinta sullo stesso volo di Will.

Non passerà molto tempo prima che Georgia si accorga della presenza del nebuloso mistero intorno alla caduta dell’aereo ed il coinvolgimento dello spietato generale Azikiwe (Olusanmokun), del mercenario Pieter Bello (Fouche) e di Ariel (Ólafsson), unico sopravvissuto alla tragedia aerea, la porteranno a scoprire una verità sempre più grande.

L’ultima tappa del suo viaggio sarà il Ruanda, dove scoprirà chi è l’uomo che tanto ama.

The Widow: i mostri non esistono

La grande trasversalità di The Widow è il suo punto di forza e il suo punto debole.

Gli sceneggiatori hanno trattato il mezzo storia come una fisarmonica, cercando di allargare il più possibile il raggio dello show, per poi ristringerlo adeguatamente e ordinatamente, cercando di ottenere un bel suono al momento del finale. Probabilmente (anzi sicuramente) non ci sono riusciti, ma questo lo vediamo dopo, quello che è importante ora è capire come hanno cercato di far funzionare la macchina narrativa sopracitata.

Esiste un libro di psicologia molto famoso che ha nel suo titolo la frase “I buoni lo sognano i cattivi lo fanno“, il documento in questione è di Robert I. Simon e tratta di serial killer e psicopatici vari, ora, anche se The Widow non parla di questo, la frase risulta particolarmente azzeccata. La miniserie si basa infatti sul fatto che non esistono mostri, quindi di fatto tutti, potenzialmente, lo sono.

Bambini soldato dal cuore d’oro, mercenari con l’aids, generali incapaci di accettare i morti che si lasciano dietro, operatori umanitari con la voglia di avere di più di quello che possono ottenere, ciechi che decidono di tacere pur di perdere ancora di più, medici senza frontiere con la madre malata. La bomba nucleare della tragedia aerea genera un microcosmo ad anello che circonda l’evento ed è costituito da una serie di figure “umanamente mostruose”, ognuna con le proprie motivazioni e con i propri rimorsi, ma comunque tutte decise ad intraprendere il percorso più egoistico, disposte a fare tutto quello che c’è bisogno di fare.

E poi c’è Georgia, vedova combattente, cavaliere dalla morale incrollabile, pura nell’animo e nell’aspetto, la verità il suo solo scopo, l’amore il suo unico motore. Purtroppo anche lei sceglierà il percorso più egoistico, ma una storia di rinascita lo esige sempre.

The Widow: analisi generale della miniserie Amazon

The Widow, B2, SD105, Episodes: 572, 618, 616, 617

Dal Regno Unito alla Repubblica del Congo, passando per Rotterdam e poi finire in Ruanda, The Widow vanta una ricchezza di paesaggi che potrebbe fare invidia ad uno speciale del National Geographic, ma, tolta la bellezza dei vari luoghi, ci sono parecchie controindicazioni alla scelta fatta.

Tutte le storie secondarie legate alla incredibile moltitudine di personaggi e luoghi non riescono mai a coinvolgere, perché fin troppo banali o non funzionali alla trama, ma comunque trattate troppo velocemente. Il fulcro è la ricerca della verità di Georgia, alla quale si lega la storia di Adjija (Nyandiko), la bimba soldato, presente non a caso in apertura e chiusura di storia; ma tutto il resto è talmente superficiale da risultare dispersivo, confuso e finisce solo con l’allontanare e spezzare il ritmo dai lidi reali in cui la trama prende forma.

Le interpretazioni lasciano il tempo che trovano, tolta qualche bella trovata legata alla psicologia di ogni personaggio (questo aspetto sì, molto curato), ma anche questo è forse imputabile alla pesantezza narrativa. La Beckinsale è la prima a pagarne lo scotto, perché cerca di dare un’interpretazione credibile, forte e anche inedita per lei, ma troppe volte sbiadisce tra le righe della trama.

La regia è elementare, la fotografia cerca una cupezza in dei posti nei quali c’è il sole tutto l’anno, ma le immagini che ne risultano accompagnano comunque bene la narrazione e lasciano impressi nello spettatore dei colori precisi, riconoscibili, il che vuol dire che il più è fatto e fatto bene.

Nel finale si scade un po’ nel banale, perché la fisarmonica sopracitata vuole forse restringersi troppo, tirando fuori un asso nella manica che poco aggiunge ad un finale che si era capito dalla quarta/quinta puntata. Risultato? La serie è carina e si lascia guardare, anche se non appassionerà mai ed Amazon, ancora un volta, non riesce a fare il botto. Gli elementi ci sono tutti, anche troppi forse, un’occasione sprecata.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.3