The Son – Il figlio: recensione dei primi episodi della serie western Sky

The Son - Il figlio guarda a serie come Deadwood e Yellowstone, ma non potrebbe esserne più distante. La nostra recensione dei primi due episodi.

Il grande mito della conquista del west, nelle sue forme e contraddizioni, ha trovato nel cinema un fedele compagno di viaggio. Negli anni i cowboy sono stati sostituiti da agenti di borse e poliziotti, in quelli che ora definiamo western contemporanei. Eppure, quell’immaginario continua a suscitare curiosità e interesse da parte di quel pubblico fedele; ma non solo. Lo spostamento dei punti di vista e una bonifica della storia, ora spoglia della retorica dei vinti, ha fatto sì che potessimo ancora viaggiare nelle verdi praterie americane, tra speroni e pallottole. Lo dimostrano film come I fratelli Sisters di Jacques Audiard o l’apprezzata Deadwoood con Timothy Olyphant e Ian McShane. Ed è quest’ultimo il prodotto con cui ora si parla di The Son, la nuova serie con Pierce Brosnan in uscita su Sky Atlantic dal 15 ottobre 2021, tutti i venerdì alle 21.15, e in streaming su NOW. La storia strizza l’occhio a quel capolavoro che è Il Petroliere di Paul Thomas Anderson, ma non potrebbe esserne più distante. Il punto in comune lo riscontriamo solo nella feroce corsa al petrolio, niente di più. No, The Son è molto più vicino a Son of Anarchy, a quel tipo di narrazione crime vista attraverso gli occhi dei “buoni criminali”.

Ciò che cambia è ovviamente il contesto storico, ma la dichiarazione d’intenti è la medesima. Abbiamo l’uomo (molti direbbero anche bianco) che si è fatto da sé, e il cui percorso lo conduce verso le zone grigie della legge e della moralità. Un passato oscuro, nuovi vecchi nemici (i messicani) e una famiglia da proteggere. Visto in quest’ottica The Son, non sembra apportare molto di più al panorama seriale. La sceneggiatura segue un mercato saturo di narrazioni simili. Questo è quello che traspare dai primi due episodi, che speriamo aprirsi ad un racconto più complesso e interessante nel resto della stagione. La regia non si abbarbica in riprese fatiscenti e suggestive. Non abbiamo quel tipo di godimento visuale che ci ha regalato Peaky Blinders, una serie che ha saputo coniugare il racconto di genere con una forte impronta autoriale. La AMC non dispone dello stesso budget della HBO o della BBC, e molto può esser dipeso da questo. La serie è comunque ben diretta e interpretata, per quanto l’allora 007 Pierce Brosnan non sembra convincerci fino in fondo.

The Son – Il figlio, la famiglia McCullough contro tutti

The Son - Cinematographe.it

Tratta dall’omonimo romanzo di Philipp Meyer, The Son ha per protagonista il magnante texano del bestiame Eli McCullough (Pierce Brosnan), un uomo senza scrupoli pronto ad entrare nel mercato del petrolio. La storia alterna passato e presente, da una parte il rapimento dei Comanche che lo hanno poi cresciuto, e dall’altra la dura relazione con i figli e i nemici che minacciano il suo impero. Eli è un patriarca vecchio stile, un tiranno temuto e rispettato dalla comunità del Texas del sud. Mentre il figlio Pete (Henry Garrett) cerca di percorrere una nuova strada, onesta e senza sangue, McCullough senior sembra ricascare nelle vecchie abitudini. Questo l’incipit dei primi due episodi, che ci introducono a dinamiche familiari complesse, giochi di potere e i soprusi del popolo messicano.

Dobbiamo dirlo, il pilot di The Son è molto fiacco. Viaggia a motore spento fino alla seconda puntata, per poi inserire timidamente la prima verso il finale. Il Texas dei primi del novecento è quasi assente, lo ritroviamo nei costumi e nelle automobili, ma sono elementi su cui la storia sembra passarci sopra. Siamo solo gli esordi, e questa è solo una contestazione iniziale. Come sappiamo un prodotto va giudicato nella sua interezza. Tuttavia, se scegliamo un libro in base alla quarta di copertina, il banco di prova di una serie è proprio l’episodio di lancio. Ciò che sembra mancare è un certo coinvolgimento, quel personaggio che ci attira con suadente magnetismo. Restando in tema, basti pensare al Seth Bullock di Timothy Olyphant o alla faida tra il Jax Teller di Charlie Hunnam e il Clay Morrow di Ron Perlman. Sono personaggi che catturano subito la nostra attenzione, il loro carisma è ciò che ci tiene incollati allo schermo. In The Son (il cui sottotitolo italiano è una mera traduzione, Il figlio) questo non lo ritroviamo. Pierce Brosnan, il cui fascino non è stato minimamente scalfito con l’età, non riesce a infrangere lo schermo. La recitazione manca di convinzione, e alla serie un personaggio dai cui occhi riesca a trasparire tutta l’oscurità che lo pervade. Anche i personaggi comprimari viaggiano sullo stesso livello, fino ad arrivare al fastidioso buonismo di Pete; per intenderci è quel tipo di insofferenza causata da Skyler e Walter Jr in Breaking Bad.

I primi due episodi mancano di carisma e originalità

The Son - Cinematographe.it

Da un punto di vista della messa in scena, The Son è una serie che viaggia sulla media. Alcune scene avrebbero richiesto un certo pompaggio di pathos. Parliamo del momento in cui viene assaltata la trivella, un momento che si esaurisce facilmente e che avrebbe richiesto un’attenzione maggiore; il diavolo purtroppo è nei dettagli. Anche il passato di Eli si scontra con la barriera del già visto: l’uomo bianco prima rapito dai nativi e poi cresciuto dagli stessi per essere un guerriero. La serie creata da Brian McGreevy e Lee Shipman è un prodotto per tutti gli amanti del genere, ma si erge su una struttura di stereotipi. La storia fila liscia come l’olio, forse anche troppo, e i personaggi tutto sommato hanno del potenziale. La speranza è proprio questa, che The Son spezzi la norma alla ricerca di una propria identità. Molte serie sono partite con vari handicap, per poi aggiustarsi in corso d’opera, e la storia di Eli e famiglia ha tutti gli elementi per farlo.

The Son si poggia allora su promesse future, sulla possibilità di essere altro rispetto a quello visto finora. La serie non è né un pessimo prodotto, né un’opera originale e controversa. Viaggia nel mezzo, in bilico sul filo del rasoio, dove una sola mossa la può portare da una parte o dall’altra. Il problema risiede anche nella fretta di portare avanti la storia della famiglia McCullough, senza prima averceli presentati a dovere. Ciò che osserviamo nei primi due episodi è una sequenza di avvenimenti che solitamente verrebbero posizionati a metà stagione, dove acquisirebbero mangiare enfasi in virtù del coinvolgimento emotivo verso i personaggi. Il tutto viene accelerato in favore della guerra tra i McCullough e i Garcia. Insomma, The Son ha diversi problemi strutturali che comunque non la fanno crollare su sé stessa. Alcuni momenti convincono più di altri, e sono quelli che tengono in piedi il racconto. Anche Yellowstone, serie con diverse affinità, è partita con qualche inciampo per poi trovare la quadra nella seconda stagione. Quindi è possibile che anche il western della AMC possa riuscirci.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.3